venerdì 28 luglio 2023

Sì, buana Biden, noi non volere via della seta

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Per mesi mi sono chiesto se coloro che hanno votato per la Meloni e per Salvini, ovvero la pescivendola e il tabaccaio del villaggio Italia,  lo abbiano fatto per disperazione o fossero davvero convinti che questi due bambocci biograficamente uniti dal fatto di non aver mai lavorato un giorno in vita loro, avrebbero potuto  esprimere l’esigenza di una qualche sovranità per il loro Paese e una qualche resistenza alla devastazione di cui è vittima  giorno dopo giorno. Non ho trovato risposta, perché tutto fa  credere che la loro vuota retorica, sia la medesima dentro cui gli italiani si rifugiano per non vedere e i loro obiettivi gli stessi di un piccolo mondo bottegaio che non chiede altro se non di tenere gli occhi chiusi. L’unico campo in cui fingono di tirare i piedi indietro è quello dell’immigrazione, ma facendolo in maniera meschina e ipocrita, non contestando in termini chiari il disegno globalista della sostituzione umana che tende a distruggere  le nazioni e le culture, ma cercando di rivalersi sulle vittime della tratta umana a cui assistiamo impotenti.

Per il resto siamo al silenzio assoluto, anzi siamo arrivati ad essere mendicanti così stupidi e così servili che rifiutano la banconota che qualcuno porge e in cambio di quella accettiamo il soldino bucato che ci viene offerto dal padrone. La Meloni andando a prendere ordini a Washington, magari dalla viva saliva di  Biden, ha infatti promesso di uscire dalla via della seta cinese che ormai coinvolge miliardi di persone e complessivamente la maggior parte dell’economia mondiale,  in cambio della partecipazione a una fantomatica  e quanto mai improbabile “ricostruzione” dell’Ucraina di cui non si conoscono i futuri confini e la futura estensione, anzi a giudicare dagli ultimi sviluppi bellici, non si sa nemmeno se avrà uno sbocco al mare. Ma in ogni caso senza le regioni orientali e la Crimea che sono le parti più ricche, l’Ucraina ha  si e no la metà del pil di una regione italiana del nord e su questo ricco bottino dovrà ci saranno a lucrare una trentina di nazioni. Cioè niente, una lottizzazione da quattro soldi  in cambio dell’entrata nel movimento economico del futuro:  questi sono gli orizzonti di chi ci sgoverna.

Ma c’è di più: l’Ucraina è un Paese devastato e fallito che ha intrapreso la via del declino già nel momento dell’indipendenza essendo stato conquistato da una cricca corrotta di oligarchi che si sono arricchiti a spese della gente e su questo terreno che ha visto l’emigrazione, soprattutto verso la Russia, di milioni di persone, sono poi arrivati gli americani a fare del Paese un semplice randello randello per le loro ambizioni.  La guerra è stata la ciliegina sulla torta di una spaventosa crisi demografica che sta facendo dell’Ucraina un Paese spopolato: anche se si arrivasse alla pace coloro che sono andati in Russia hanno rotto con il governo ucraino e lo stato ucraino nel suo insieme e sono anche ben integrati nella loro nuova patria, mentre secondo l’UE, è improbabile che i rifugiati che si sono trasferiti in Occidente tornino volontariamente.  La Fondazione Bertelsmann, che di certo non è filorussa  ha  pubblicato uno studio i cui risultati sono impressionanti: l’Ucraina oggi è abitata  da 20 milioni di persone  il 30 per cento delle quali vive nelle regioni già diventate parte della Russia. Ed è solo lì che si sta ricostruendo con grande velocità. In queste condizioni è persino ovvio che  qualunque eventuale ricostruzione, ammesso e non concesso che ci sia in futuro uno stato ucraino, dovrà essere necessariamente pagata interamente da chi partecipa.

Perciò la Meloni ha lietamente rinunciato alla via della Seta che potrebbe portare molti benefici al nostro Paese in cambio del regalo di spendere altri soldi oltre ai  miliardi già bruciati per il regime di Kiev. Un sì buana Biden detto proprio mentre esplode lo scandalo corruzione del presidente Usa e di suo figlio per le vicende Ucraine.  Magari questo avvantaggerà qualche cordata di costruttori amici, ma sempre con i soldi pubblici italiani che verranno sperperati in un buco nero. Se anche si trattasse di fondi europei, è impossibile che la fetta destinata all’Italia, sia superiore al contributo netto del nostro Paese al bilancio europeo. In ogni caso non si tratta di entrare nell’affare del secolo, ma di arraffare qualche spicciolo.  E’ davvero un grande scambio che dimostra come la Meloni sia ancora peggio di ciò che prometteva dall’alto della sua partecipazione a organizzazioni globaliste e ci ha cacciato in una situazione che nemmeno può essere definita drammatica perché è solo ridicola.

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