mercoledì 9 ottobre 2024

La regina delle bugie contro la libertà di parola

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Per chi ancora avesse qualche dubbio sulle tentazioni tiranniche delle oligarchie americane ed europee, Hillary Clinton lo ha fugato definitivamente. Durante un’ intervista alla Cnn, l’indiscussa e triste mezzana delle bugie, l’Epstein delle menzogne, dopo aver proposto la galera per coloro che fanno “disinformazione” ha sostenuto: “che si tratti di Facebook, Twitter/X, Instagram o TikTok, qualsiasi cosa siano, se non moderano e monitorano i contenuti, perderemo il controllo totale”. Non è la prima volta che personaggi di spicco chiedono la censura su Internet e che questa censura sia esercitata a monte dagli stessi fornitori di rete: già qualche giorno fa parlando al Word Economi Forum, John Kerry si è scagliato contro la libertà di parola e di espressione dicendo che il primo emendamento della costituzione americana, quello appunto che garantisce tali libertà, costituisce un ostacolo alla narrazione ufficiale e dunque alla governabilità.

Ma la Clinton è stata molto più esplicita perché parla apertamente di controllo totale e si riferisce a un “noi” indeterminato che è evidentemente la cupola globalista di fatto al governo degli Usa e che burattina a suo piacimento il partito democratico divenuto una sua espressione politica. Dunque censura anche perché, come ha detto Kerry, i media tradizionali totalmente in mano, sia direttamente che indirettamente, alle centrali finanziarie non funzionano più, perdono lettori o ascoltatori e in generale sembrano sempre meno credibili.

Insomma stanno perdendo il controllo della narrazione che detenevano da decenni: hanno tentato di convincere che il Covid proveniva da un mercato ittico cinese, che il laptop di Hunter Biden era “disinformazione russa”, che l’inflazione non è un problema, che l’Ucraina ha bisogno di altri miliardi, che non c’è un’invasione di migranti, che Biden non soffre di demenza, che non esiste una definizione per l’uomo e per la donna e infine che la CO2 ci sta portando al disastro climatico. Più o meno le stesse cose che troviamo nel mainstream europeo che oltre a questi temi, fornisce un depistaggio su qualsiasi argomento locale. Il tutto in maniera coordinata e cronometrica.

Rimane da chiedersi perché Hillary Clinton, cui si devono le più clamorose balle riguardo al Russiagate, vicenda completamente inventata grazie alla complicità dei servizi, abbia scelto a 76 anni di essere la paladina della fine della libertà di parola, la distruttrice della Costituzione e insomma un prototipo di grande sorella orwelliana a testimonianza del progresso del mondo femminile anche in questo nefasto territorio. Probabilmente la ragione sta nel fatto che sia il partito democratico, sia il potere grigio che agisce dietro di esso, sono disperati: ora che il giorno delle elezioni si sta avvicinando a grandi passi e la patetica figura che hanno “nominato” compie un errore appresso all’altro mentre sghignazza in maniera compulsiva, appare sempre più chiaro che il rischio di dover abbandonare la stanza dei bottoni, come si diceva una volta in era pre digitale, diventa molto concreto. Ci voleva soltanto l’uragano Helena che si è abbattuto sul sud est del Paese per convincere gli americani della nullità del duo Biden – Harris. La stessa Kamala, recatasi nelle zone disastrate in tenuta da salotto, ha commesso una gaffe stratosferica offrendo ai cittadini colpiti dal disastro la cifra di 750 dollari una tantum, proprio nel giorno in cui l’amministrazione deliberava una concessione di 8 miliardi all’Ucraina e una ancora più consistente a Israele. All’America allagata viene concessa una mancetta di più o meno 5 o 6 milioni di dollari, cosa che ricorda molto le vicende alluvionali e sismiche dell’Italia contemporanea.

Ecco un esempio perfetto delle cose che non dovrebbero essere dette e che costituiscono “disinformazione”. Ma al di là di questo, la disperazione di un grumo di potere che gestisce interamente enormi risorse finanziarie, è la cosa più pericolosa in questo momento: la tentazione di rovesciare il tavolo da gioco creando qualche evento drammatico, come per esempio il divampare di una guerra allargata in Medio Oriente diventa più consistente e tutt’altro che teorico.

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