mercoledì 16 ottobre 2024

La tela di ragno di Netanyahu

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U.S. President Joe Biden is welcomed by Israeli Prime Minster Benjamin Netanyahu, as he visits Israel amid the ongoing conflict between Israel and Hamas, in Tel Aviv, Israel, October 18, 2023. REUTERS/Evelyn Hockstein

Ieri dicevo che l’Ucraina è diventata il paradiso delle bugie occidentali, ma tale Eden si estende ovviamente anche a Israele e anche al terreno elettorale americano dove la finzione raggiunge livelli assurdi. Per esempio ieri il Segretario di Stato Antony Blinken e il Segretario alla Difesa Lloyd Austin, due personaggi che messi insieme perderebbero un test di QI con una gallina, hanno informato Israele che se gli aiuti umanitari non entreranno a Gaza entro 30 giorni, l’amministrazione statunitense sarà costretta ad attivare il “Memorandum sulla sicurezza nazionale” e a impedire il trasferimento di armi a Israele in base alla legge sugli aiuti. Sembrerebbe davvero che finalmente Washington stia facendo qualcosa di serio per impedire le stragi di Gaza, anche se si tratta solo di una lettera in tal senso inviata a Netanyahu e fatta opportunamente trapelare.

Ma c’è qualcosa che non torna. Perché entro 30 giorni e non domani o fra una settimana visto che si tratta di aiuti vitali che prima arrivano e meglio è? Perché in realtà Biden e la banda di malfattori che lo circonda non si sognano nemmeno di far venir meno i rifornimenti di armi. Fra trenta giorni infatti ci saranno già state le elezioni in Usa e di fatto il presidente uscente, chiunque sia il suo successore, non può prendere decisioni di natura così impegnativa. Perciò tutto è destinato a saltare. Non si tratta di umanità né di una sorta di resipiscenza riguardo all’appoggio dato alla follia del governo di Tel Aviv, ma solo di placare l’elettorato mussulmano, furioso per gli aiuti dati dall’America al tentativo di genocidio: una volta incassato il voto la lettera diventerà carta straccia. E del resto i venefici umori occidentali sulla questione vengono rappresentati al meglio dalla patetica Ue che dopo l’attacco alle sedi Unifil dice che questi attacchi devono cessare, ma aggiunge che devono cessare anche gli attacchi di Hezbollah cui evidentemente non è riconosciuto il diritto alla difesa.

Tuttavia l’incertezza e la doppiezza da parte dell’amministrazione americana non hanno effetto soltanto sul voto interno, ammesso che qualcuno ci casci, ma convincono sempre più Netanyahu che può forzare la mano senza effettive conseguenze. È probabile anzi che il leader israeliano sia indotto a dare seguito alle sue minacce di colpire l’Iran con i missili proprio prima delle elezioni, il che tra l’altro potrebbe essere una vera manna per Kamala. Per la verità il governo di Tel Aviv cerca in ogni modo di intrappolare gli Usa, che peraltro non offrono molta resistenza a questo, in una tela di ragno. Dicono di avere il più avanzato sistema di difesa aerea del mondo, nonostante tutti abbiano visto i missili iraniani colpire indisturbati, ma ora chiedono una certa quota di missili da difesa aerea Thaad. Si tratta di ordigni cinetici, ovvero privi di esplosivo che dovrebbero colpire quelli avversari e distruggerli col solo peso. La loro efficacia è sconosciuta, anche se il fatto che non siano stati usati in Ucraina porterebbe a pensare che non siano poi una meraviglia, ma il problema è che ci sono solo 9 lanciatori in tutto il mondo. Ognuno di essi trasporta otto missili, il che significa che se l’Iran lancia 100 missili, il 92% di essi sarà al sicuro. Inoltre il costruttore Lockheed Martin, una vera sicurezza quando si tratta di armi problematiche, sostiene di non aver costruito che mille di questi “proiettili” ognuno dei quali costa quasi 13 milioni di dollari,

Dunque la richiesta di Tel Aviv potrebbe essere considerata stravagante, se non fosse che i Thaad dovrebbero essere gestiti e presidiati da personale americano che così si troverebbe di fatto sul territorio israeliano e coinvolto direttamente in operazioni belliche. Ora è difficile capire se Israele gestisca gli Usa o siano gli Usa a gestire Israele: si tratta di una unione delinquenziale in cui uno ci mette le armi e l’altro un cinismo tanto più repellente quanto più si ammanta di vittimismo. Entrambi hanno comunque l’obiettivo di tenere nelle loro grinfie il Medio Oriente.

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