giovedì 10 ottobre 2024

Iran, arriva la bomba

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Come sappiamo la principale strategia sionista è quella di attirare gli Usa in una guerra contro l’Iran. Non è certo un caso se la salva di missili di Teheran penetrata come un coltello caldo nel burro delle difese israeliane e occidentali è stata diretta contro le basi militari evitando di fare vittime civili e dunque di dare il destro a Netanyahu per invocare l’aiuto dell’amico americano contro quello che i sionisti considerano il nemico esistenziale di Israele. Ora probabilmente il governo di Tel Aviv cercherà di portare una provocazione ancora più grave per provocare una rappresaglia ancora più dura che spinga Washington ad intervenire in via diretta.

Ma un terremoto si è messo di traverso a questa strategia. Sì, non è una metafora, ma proprio un sisma registrato in Armenia, con epicentro in Iran che ha tutte le caratteristiche di un fenomeno provocato dall’esplosione sotterranea di un ordigno nucleare. Dunque si rafforza l’idea già circolante da tempo che Teheran possegga ormai l’arma atomica e che stia cominciando a mettere assieme un arsenale per ora molto piccolo, forse limitato a una sola bomba, ma in futura rapida crescita. Ciò, unito all’avanzata tecnologia missilistica iraniana di cui nessuno può più dubitare, non solo significherebbe un gravissimo pericolo per Israele, ma anche per gli Usa nel caso volessero scendere direttamente nel conflitto.

Già senza la variabile atomica le cose sarebbero molto difficili per l’egemone che ha visto le sue armi migliori declassate da magiche a mediocri: l’Iran che da mezzo secolo sa di doversi difendere dagli Usa ha sviluppato una tecnologia missilistica che supera di gran lunga qualsiasi cosa attualmente disponibile nell’arsenale del Pentagono ed è pienamente preparato a condurre una guerra asimmetrica prolungata che innescherà una catastrofica interruzione delle linee di rifornimento petrolifero, seguita dal crollo dei mercati globali. In conclusione: se gli Stati Uniti attaccano l’Iran, Washington subirà un colpo durissimo che porrà fine al suo dominio nella regione e nel mondo. I generali del Pentagono lo sanno, come molti nella comunità dell’intelligence. Sanno che una guerra con l’Iran è una scorciatoia per la pattumiera della storia. Ecco perché Israele ha rimandato il suo attacco di rappresaglia all’Iran per così tanto tempo. Netanyahu crede che gli Stati Uniti salveranno Israele se la sua sopravvivenza venisse seriamente minacciata da un attacco missilistico iraniano, ma i vertici militari statunitensi non vogliono questa guerra ed è per questo che la rappresaglia di Israele contro l’Iran viene rimandata di giorno in giorno. Ne sono passati 11 da quando l’Iran ha colpito Israele e ha inflitto gravi danni a parecchie basi militari e a una piattaforma di gas al largo della costa di Gaza, ma la “risposta immediata” promessa da Tel Aviv tarda a manifestarsi. Certamente nell’amministrazione americana è in corso uno scontro tra gli entusiasti della politica di Israele e i militari che sanno come siano vulnerabili le loro basi in Medio Oriente o i loro stessi mezzi navali e come un’operazione di terra sarebbe un vero massacro.

Già parecchi anni fa, quando l’Iran era molto più arretrato di oggi sul piano militare, vennero svolte simulazioni di guerra con l’intento di mostrare come l’esercito americano avrebbe potuto sconfiggere facilmente le forze di Teheran. Ma non andò così. Paul Van Riper, generale a tre stelle e veterano del Corpo dei Marines guidò le forze iraniane nel gioco di guerra con la missione di affrontare l’intera forza dell’esercito americano ed ottenne uno strepitoso successo. Alla fine il Pentagono lasciò perdere, riscrisse il gioco in maniera che gli Usa non potessero perdere e archiviò il tutto. Ma non lo ha dimenticato.

Adesso che Teheran può presumibilmente disporre di qualche testata nucleare le cose si fanno ancora più dure e complicate: certo gli Usa potrebbero usare le loro o quelle regalate in gran segreto a Israele, se non fosse per il timore di scatenare un conflitto nucleare globale. Tuttavia, in ogni caso, Israele verrebbe distrutta. Anche sul piano convenzionale il panorama si fa più buio per loro e per Netanyahu: Teheran sta lavorando per creare un’alleanza militare ufficiale tra tutte le parti dell’asse della resistenza che include Iran, Siria, Yemen, Iraq, Hezbollah e Hamas. A questo punto l’arma migliore di Israele sarebbe liberarsi dei folli che la governano.

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