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L’informazione occidentale si rifiuta di fare il suo presunto mestiere e nasconde il vertice dei Brics nelle comode pieghe del silenzio: si è persino dimenticata di riferire che durante il vertice di Kazan, 13 Paesi sono entrati come partner ufficiali tra cui Turchia, Nigeria, Indonesia, Algeria, Cuba, Bolivia, Tailandia, Vietnam e Palestina per citare quelli politicamente o demograficamente più significativi. È chiaro che gli organizzatori del vertice Brics vedono questo momento cruciale come un cambiamento epocale nell’ordine mondiale, di importanza simile alla fondazione delle Nazioni Unite. E del resto il vertice si è concluso lo stesso giorno in cui è stata firmata la Carta delle Nazioni Unite nel 1945, vale a dire il 24 ottobre. C’era una sorta di energia contagiosa nell’aria: una visione alternativa per un mondo gestito da un senso di cooperazione e di civiltà, piuttosto che da speculatori ottusi, miliardari cinici ed elitari o da lobbisti invadenti che si trovano nei corridoi di Washington e di Bruxelles.
Ma la cosiddetta informazione si è dimenticata anche della situazione ucraina che va precipitando. Eppure le notizie non mancano: secondo fonti di Kiev la procura generale ha aperto un fascicolo per 51.000 casi di diserzione nei primi nove mesi del 2024, molti dei quali registrati nelle ultime settimane. Conoscendo la tendenza del regime a sparare bugie è probabile che in realtà il fenomeno della diserzione sia più ampio. Inoltre il fatto che Washington abbia fatto saltare a tempo indeterminato il vertice del gruppo Ramstein ovvero dei principali Paesi che forniscono armi al regime ucraino e che avrebbero dovuto dare il via libera all’uso di missili a lungo raggio, ha indotto Zelensky a proporre una sorta di tregua per quanto riguarda gli attacchi contro obiettivi energetici e navi cargo come pegno per aprire la strada a negoziati sulla fine della guerra.
La follia ormai domina il mediocre comico che recita la parte di duce: lo sconfitto chiede al vincitore di cessare gli attacchi in cambio, forse, di negoziati. È chiaro che siamo alla metafisica della guerra, a Cappuccetto rosso che minaccia il lupo di mangiarlo. Tuttavia questa uscita di Zelensky, pur nel contesto della stupidità occidentale, quella che spinge l’ottuso Financial Times a dare un credito di concretezza a queste idiozie, ci dice che ormai l’Ucraina è al lumicino, che non solo le truppe sono in costante ritiro, ma che la popolazione civile ucraina è ormai investita direttamente dalle conseguenze della guerra che consistono sostanzialmente nella mancanza di energia elettrica, particolarmente grave adesso che l’inverno si avvicina. Ciò vuol dire che l’appoggio al regime tenuto in piedi dal banderismo nazista andrà sempre più affievolendosi.
La Nato nella sua illusione di una caduta della Russia non ha ancora compreso che più va avanti il conflitto e meno l’Ucraina avrà una possibilità di esistere, sia pure priva delle regioni che le erano state concesse prima da Stalin e poi da Kruscev per ragioni politiche interne. Ma soprattutto che il Paese, senza sbocco marittimo, visto che la costa del Mar Nero è russofona, avrà un senso e un futuro solo in un rapporto amichevole con la Russia. La speranza a lungo coltivata nei pensatoi della Nato di creare una sorta di situazione coreana è svanita. A questo punto l’unica vera vittoria per la Nato sarebbe di limitare i danni e dichiarare la sconfitta.
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