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Il precariato dei docenti rappresenta una problematica che da tanto tempo affligge il nostro sistema scolastico e formativo. In tal senso, i dati forniti da Tuttoscuola, indicano un vero e proprio boom del numero di insegnanti precari, passati da 100 mila nell’Anno scolastico 2015-2016 a circa 250 mila quest’anno, anche se secondo il Ministero sarebbero 160 mila. Un fenomeno piuttosto disomogeneo sul territorio con punte massime al Nord – a Milano si raggiunge il 37% di docenti precari – e incidenza minore al Sud, a Napoli il 20%, a fronte di una media nazionale del 25%.
Numeri veri o presunti a parte, si tratta di una questione a cui, secondo la Commissione europea, l’Italia non ha posto fine, proseguendo la strada dei contratti a tempo determinato, in uno scenario contrassegnato da condizioni di lavoro “discriminatorie”. Ragion per cui, la Commissione stessa ha deciso di deferire il nostro Paese alla Corte di Giustizia Ue.
Oltre a non aver adottato norme necessarie a ridurre la discriminazione in merito alle condizioni di lavoro nella scuola e aver proseguito nell’uso abusivo di contratti a tempo determinato, viene sollevata anche la questione degli stipendi degli insegnanti a tempo determinato nella scuola pubblica, che non prevedono scatti di anzianità, costituendo una discriminazione nei confronti degli insegnanti a tempo indeterminato. Dunque, quanto sinora fatto dal nostro sistema scolastico è insufficiente secondo il Governo centrale europeo.
A seguito del deferimento dell’Italia alla Corte europea, la risposta del Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara non si è fatta attendere. “Da tempo abbiamo sottoposto alla Commissione europea la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti in Italia, superando le rigidità della riforma Pnrr che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto del numero dei precari che è cresciuto negli scorsi anni. Un problema creato e lasciato irrisolto dai precedenti governi, a cui stiamo cercando di porre rimedio”.
Non la pensa così l’opposizione di Governo, che nelle parole di Irene Manzi, responsabile scuola del PD, afferma: “Nel 2017 avevamo predisposto delle norme che avrebbero ridotto progressivamente il numero dei docenti precari, attraverso un sistema di formazione e reclutamento ben strutturato contestuale a una serie di concorsi. Purtroppo, per ragioni ideologiche, quel sistema è stato abolito”. (Adnkronos)
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