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Di Cesare Sacchetti
Ci sono alcuni “studi” che ricevono la massima pubblicità possibile dall’apparato mediatico e sono generalmente, e non sorprendentemente, quelli che narrano dei “miracoli” compiuti dai sieri.
Ad esempio, è questo il caso del recente “studio” realizzato, tra gli altri, dall’università di Cambridge che oltrepassando le soglie della decenza è arrivata ad affermare che i vaccini Covid avrebbero prevenuto una discreta quantità di infarti e di altre malattie rare.
Quello che i media però si sono dimenticati nella narrazione dei vaccini salvifici è che l’università di Cambridge ha una lista di donatori molto particolare, la quale se consultata ci aiuta a comprendere quale causa sta davvero servendo l’ateneo britannico.
Se infatti consultiamo la lista in questione, apprendiamo che in cima alla lista dei finanziatori c’è la fondazione di Bill e Melinda Gates che ha donato ben 27 milioni di dollari al prestigioso ateneo del Regno, superato soltanto da un’altra associazione privata, la Wellcome Trust, che ha versato più di 700 milioni di dollari a Cambridge, e che durante la farsa pandemica è stata in prima linea nel perorare la causa dei vaccini.
Ciò non sorprende affatto se si guarda più da vicino alle “attività” condotte dalla Wellcome Trust. L’associazioni era già salita agli “onori” delle cronache quando qualche tempo fa assieme alla Clinton Foundation era all’opera per praticare dei trapianti di utero nel corpo di un uomo.
Vengono alla mente gli esperimenti non molto dissimili da quelli narrati da Mary Shelley, autrice del celebre romanzo Frankenstein, e che sono stati già in parte tentati nei primi anni’30 nella famigerata clinica del medico tedesco di origini ebraiche, Hirschfeld, del quale abbiamo già parlato in una precedente occasione.
Questo ci aiuta a comprendere quali sono i denari che finanziano e muovono determinati “studi”, e dunque quando affermiamo che la scienza moderna figlia della frode evoluzionistica del massone Charles Darwin non è altro che una gigantesca e carnevalesca truffa, non crediamo affatto di essere troppo severi, ma soltanto oggettivi di fronte alla pessima realtà che abbiamo sotto i nostri occhi.
Non va nemmeno meglio per un altro “studio”, ovvero quello realizzato dall’OMS che, nemmeno a dirlo, è anch’essa finanziata per ben l’88% del suo bilancio dalla solita Bill Gates Foundation che ci tiene a donare a pioggia capitali a tutti quegli istituti “sanitari” che possano in qualche modo portare avanti la causa delle vaccinazioni di massa, dietro la quale si è sempre nascosta una filosofia maltusiana che vuole ridurre la popolazione mondiale.
Lo studio sui nanobot e i danni dei vaccini Covid
Lo studio del quale invece vorremmo parlare in questa occasione è uno di quelli che non riceve pubblicità dai media per ovvie ragioni, dal momento che le sue conclusioni sono diametralmente opposte alla narrazione che ancora oggi i media cercano incredibilmente di imporre nonostante la strage in atto causata dai sieri.
Si tratta di una pubblicazione firmata da due ricercatori, Young Mi Lee e Daniel Broudy, il primo medico e ricercatore presso la Hanna Women’s Clinic, e il secondo professore di linguistica applicata presso l’università cristiana di Okinawa.
Quello che hanno fatto i due studiosi è stato quello che hanno fatto pochi veri scienziati in giro per il mondo, ovvero quello di prendere e di analizzare i contenuti dei sieri e vedere realmente cosa è stato messo dentro quelli che vengono chiamati impropriamente “vaccini”.
Le conclusioni raggiunte dai due parlano abbastanza chiaro e non sono molto dissimili da quelle che abbiamo visto in passato quando abbiamo avuto modo di pubblicare i risultati delle analisi di Pablo Campra.
I due ricercatori hanno infatti trovato dentro i sieri i nanobot dei quali abbiamo parlato in una precedente occasione, e per chi non avesse avuto modo di leggere il nostro precedente contributo, suggeriamo di dargli uno sguardo qui a questo link.
Le analisi di Campra hanno mostrato come nei sieri ci sia un composto formato da grafene e nanobot che agiscono per trasformare la persona che riceve il vaccino in una sorta di conduttore ambulante.
E’ noto a chi ha già avuto modo di leggere i precedenti contributi che il grafene è un superconduttore e che esso è stato studiato con estrema attenzione e meticolosità dalla scienza mainstream finanziata da personaggi quali Bill Gates e la stessa Pfizer, poiché il materiale in questione è utile per alimentare i nanobot dei quali stiamo parlando.
Pfizer, a quanto pare, rimase così folgorata dalla presentazione fatta nel 2013 da un ricercatore israeliano dell’università Ilan Bar di Tel Aviv, Ido Bachelet, che decise di stabilire una collaborazione con il biologo per lavorare allo sviluppo dei nanobot da lui illustrati.
Ido Bachelet spiega il funzionamento dei nanobot e come essi vengono iniettati nel corpo umano
Bachelet nella sua presentazione spiegava come questi nanobot potessero essere telecomandati a distanza per rilasciare determinate sostanze nel corpo e presumibilmente una volta eseguito il loro compito dissolversi senza arrecare alcun danno all’organismo.
I vaccinati sono in realtà la prova vivente che non c’è nessuna “dissoluzione” spontanea dei nanobot e che questa tecnologia invece si è rivelata un’arma letale non solo per diffondere il grafene che è una sostanza tossica per il nostro organismo, ma anche per trasformare i vaccinati in dei conduttori ambulanti che diventano connessi alla famigerata “internet delle cose”.
Il vaccino, in termini ancora più espliciti, è stato quello strumento tecnologico attraverso il quale l’uomo è stato connesso alla rete e controllato poi da remoto, perché questi nanobot riescono persino a mutare il comportamento di una persona, dal momento che essi interagiscano con i neuroni del nostro cervello.
Come si diceva in altre occasioni, siamo giunti ad una dimensione distopica della tecnologia ma terribilmente reale che ci ha trascinato in scenari già visti nelle celebri pellicole hollywoodiane quali “Il candidato manciuriano” o “Johnny Mnemonic”, nelle quali i protagonisti riuscivano ad essere controllati da remoto come nel caso del primo film, e ad essere essi stessi dei computer umani viventi nel caso invece del secondo film.
I due autori dello studio citato in questione hanno però scoperto qualcosa di ancora più interessante, e purtroppo, ancora più terribile.
Mi Lee e Broudy hanno analizzato al microscopio i vaccini Pfizer e Moderna, indicando i numeri dei lotti dei sieri in entrambi i casi, e hanno potuto vedere che dopo un certo periodo di tempo questi nanobot subiscono delle mutazioni che hanno portato i due ricercatori a definire auto assemblanti le particelle di questi circuiti elettronici.
La mutazione dei nanobot in un arco temporale di circa un anno
Dopo un certo periodo di tempo questi nanobot assumono una forma diversa da quella originale.
Se si dà uno sguardo alle immagini del microscopio si può vedere come questi microcircuiti cambino progressivamente forma in un arco temporale di circa 372 giorni, fino ad assumere delle forme elicoidali.
La forma finale dei nanobot dopo un periodo di incubazione di 337 giorni
La parola che descrive meglio questo processo è quello di incubazione, poiché questi nanobot sono stati programmati evidentemente per “maturare” una volta iniettati nel corpo dei vaccinati per assumere a determinate funzioni.
Una è certamente quella citata prima riguardo alla possibilità di utilizzare questi circuiti elettronici per collegare le persone all’internet delle cose e ciò spiega molto bene il fenomeno di magnetismo che si è riscontrato nei vaccinati e il fatto che questi emettano dei segnali MAC visibili con il Bluetooth collegati ad una rete sconosciuta, visibile presumibilmente soltanto a coloro che hanno concepito questa tecnologia.
L’altra è quella di portare la persona che riceve il vaccino a diventare un malato permanente o purtroppo ad andare incontro ad una morte precoce perché quello in questione non è certo un “vaccino”, ma un’arma sintetica che ha un solo scopo: quello di uccidere.
Questa tecnologia è estremamente sofisticata in quanto vede una interazione tra uomo e materiali in carbonio, quali il grafene e i citati microchip elettronici, che ha richiesto anni e anni di ricerca.
Il “grande” cartello farmaceutico di proprietà del duo BlackRock e Vanguard non ha certo sviluppato questo composto nell’arco del 2020, ma sono occorsi molti anni di studi e di ingenti investimenti per arrivare a mettere sul mercato un letale farmaco che in qualsiasi normale situazione non avrebbe mai avuto le autorizzazioni necessarie non solo per essere venduto e distribuito, ma soltanto per essere sperimentato perché ciò che c’è dentro i vaccini non può evidentemente stare dentro un corpo umano, a meno che non si voglia uccidere tale persona e le evidenze a disposizione indicano che era chiaramente questo lo scopo di chi ha concepito la farsa pandemica.
Del resto, era stato lo stesso Bill Gates a dichiarare che se si fosse fatto un “buon lavoro” con i vaccini la popolazione mondiale si sarebbe ridotta in maniera consistente, e a giudicare da quanto sta accadendo è fuori di dubbio che il “buon lavoro” del fondatore di Microsoft stia avendo, purtroppo, un certo successo.
Quello che è stato fatto attraverso questi sieri è stato quello di iniettare nei corpi delle persone degli “ospiti” che una volta arrivati al punto finale della loro incubazione assolvono alla loro funzione di parassiti, e causano danni spesso irreversibili al corpo che li riceve.
Secondo Mi Lee e Broudy, la presenza di questi parassiti nei sieri potrebbe anche aiutare a spiegare un altro fenomeno senza precedenti.
Siamo consapevoli che diversi imbalsamatori in diverse parti del mondo hanno trovato nei cadaveri dei filamenti bianchi e scuri nei corpi dei deceduti che non avrebbero affatto dovuto essere laddove sono stati trovati.
Uno di questi imbalsamatori, Richard Hirschman, ha mostrato più volte i risultati del suo lavoro sui corpi e suggeriamo di dare uno sguardo al video sottostante qualora ci siano alcuni lettori che non hanno famigliarità con questo fenomeno.
L’imbalsamatore Hirschman mostra il contenuto nel corpo dei vaccinati
Hirschman, come si vede, procede ad estrarre questi filamenti dai corpi delle persone che risultavano essere, guarda caso, tutte vaccinate e queste sostanze filamentose possono essere con ogni probabilità quel composto di nanobot e grafene che si trova nei corpi di chi ha ricevuto i sieri Covid.
Una volta che questi nanobot auto assemblanti giungono alla loro maturazione definitiva iniziano a provare dei danni molto seri alla persona vaccinata, che sviluppa tutta una serie di gravi patologie, quali, ad esempio, tumori rari oppure purtroppo muore improvvisamente e non c’è nessuna possibilità di salvare il vaccinato affetto da malore nemmeno se soccorso tempestivamente.
Quello che sconcerta, tra le altre cose, è soprattutto questo. Un tempo quando c’era il classico infarto si riusciva a fare qualcosa per la persona che ne era colpita, se si interveniva in tempo.
Qui ogni sforzo appare vano. E’ come se una lampadina si spegnesse improvvisamente e come se non ci fosse nulla da fare per il vaccinato che va inesorabilmente incontro al suo destino.
C’è poi la questione del sangue delle persone che hanno ricevuto il siero e che, anch’essa, non è stata risolta.
I due autori dello studio hanno fatto un’operazione estremamente interessante e hanno messo il sangue di una persona non vaccinata a contatto con il contenuto dei sieri, e ne è venuto fuori un esito molto interessante e non meno inquietante di quanto abbiamo già visto fino ad ora.
Il sangue che entra a contatto con le sostanze dei sieri viene danneggiato
Il sangue “puro” fino a quel momento cerca di respingere le sostanze infettanti dei sieri e c’è una battaglia che dura qualche ora fino a quando, purtroppo, il sangue precedentemente sano viene contaminato e a quel punto assume un’altra struttura.
E’ una circostanza della quale sono al corrente in molti ospedali italiani ed europei, ed è una circostanza taciuta dai vari istituti sanitari che sono ancora impegnati a suonare la grancassa della panacea dei vaccini, nonostante nel mondo reale, le persone stiano male e morendo come mosche.
Quest’estate se passerà alla storia per qualcosa sarà infatti per il numero di morti sulle spiagge italiane, e non stiamo parlando purtroppo di annegamenti.
Parliamo di persone che stanno morendo per malori improvvisi mentre sono sdraiate sotto il sole, come il caso di Silvia Coppolino, morta a soli 24 anni senza una spiegazione logica.
Oppure parliamo di ragazzi come Lauro Ciavardini, morto a soli 25 anni, dopo che già altri giovani come lui nel suo paese, ad Alatri, erano morti improvvisamente tanto che le cronache locali sono arrivate a parlare di “maledizione di Alatri” senza ovviamente interrogarsi sull’ovvio, ovvero che forse questi ragazzi hanno preso qualcosa che ha contaminato il loro organismo e li ha portati ad una morte in giovane età.
Chiudiamo con questa riflessione. Se Hirschman e diversi imbalsamatori in tutto il mondo stanno trovando quei filamenti bianchi e neri nei corpi delle persone, allora è praticamente certo che anche qui i vari anatomopatologi li stiano trovando e che le autopsie, qualora vengano eseguite, vengono compilate senza mai divulgare la vera causa di morte della persona su ordine probabilmente della solita magistratura correntizia così vicina alle massonerie e al Rotary.
A loro ci sentiamo di chiedere questo. Per quanto tempo pensate ancora di poter occultare questa terribile verità? Per quanto tempo pensate ancora di occultare le reali cause di questa strage?
La polvere sotto il tappeto appare già essere una montagna destinata a crollare sulle spalle di quelli che l’hanno costruita.
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