Stellantis dà il bentornati in fabbrica agli operai di Pomigliano d’Arco annunciando cinque giorni di cassa integrazione a settembre. Una nuova riduzione del lavoro e degli stipendi che allunga la sequela di ceffoni che il gruppo franco-italiano sta assestando ai dipendenti italiani. La direzione aziendale dello stabilimento campano ha comunicato ai sindacati che aumenterà la produzione di Panda, da 305 a 395 auto al giorno, ma diminuirà la Tonale, che scende da 200 a 150.

“Secondo Stellantis, la differenziazione della produzione dei due modelli consente di ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria per i cinque venerdì del prossimo mese di settembre – spiegano il segretario generale della Fiom Napoli, Mauro Cristiani, e il responsabile automotive Mario Di Costanzo – Tale scelta fa comprendere chiaramente il modus operandi della direzione aziendale che, a fronte di un aumento di produzione sul modello Panda, fa ulteriore efficienza utilizzando gli ammortizzatori sociali”. La gestione – tuonano i metalmeccanici della Cgil – “per cui si socializzano le perdite e si privatizzano i profitti non è più accettabile” e “l’unico dato certo ed inconfutabile è il ricorso sistematico agli ammortizzatori sociali”. Non solo a Pomigliano.

Uno schema simile è stato adottato anche ad Atessa, lo stabilimento nel Chietino che produce veicoli commerciali, dove la cassa – attivata già a giugno per 15 giorni, coinvolgendo 400 dei 600 operai – è stata prolungata anche a settembre in modo “precauzionale e preventivo” vista “l’attuale situazione di mercato”, con un calo degli ordini dei cabinati: dal 16 al 22 potrà coinvolgere tutti i dipendenti. Non solo: il calo produttivo ha già indotto Stellantis a sospendere il turno notturno fino a nuove comunicazioni, con un impatto sugli stipendi.

E ripercussioni sull’indotto che stanno sperimentando i 462 dipendenti della Magneti Marelli di Sulmona – 40 impiegati e il resto operai – che fino a fine settembre lavoreranno solo di mattina e pomeriggio: i volumi della fabbrica sono infatti collegati per l’80 per cento all’andamento della produzione di Stellantis a Atessa. Per lo stesso motivo è scattata la cassa integrazione fino al 5 ottobre alla Sodecia automotive di Raiano, in provincia dell’Aquila.

I timori per un ulteriore deterioramento della situazione riguardano anche Mirafiori, dove i cancelli si sono riaperti lunedì e la produzione dovrebbe riprendere il 2 settembre. Dopo la chiusura anticipata e il contratto di solidarietà per 3mila dipendenti fino a dicembre già deciso prima della pausa estiva, il timore dei sindacati è che gli ordini di 500 elettriche, unico modello oltre alle Maserati assegnato all’impianto torinese, siano così bassi da spingere l’azienda a richiedere ulteriore cassa integrazione.

Nei primi sei mesi dell’anno, Mirafiori ha fatto registrare un calo produttivo del 63,4% rispetto al 2023 con appena 19.510 autovetture sfornate e 45 giornate di chiusura (19 nel primo trimestre e 26 nel secondo, su entrambe le linee produttive). Secondo le previsioni dei sindacati, Stellantis arriverà a produrre a malapena 500mila vetture in Italia nel corso dell’anno se ricalcherà nel secondo semestre il calo del 25% fatto registrare tra gennaio e giugno.