martedì 27 agosto 2024

La catastrofe di Kursk

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Secondo Alistair Crooke l’Occidente è arrivato a considerare la narrazione della guerra più importante della guerra stessa dal momento che permette di imporre un allineamento ideologico e rafforzarlo attraverso media compiacenti. Così ad esempio non si è ragionato sulla capacità produttiva sufficiente a sostenere gli obiettivi militari, ma su quella di imporre una “realtà” immaginata che ogni giorno si sgretola un po’ richiedendo interventi di manutenzione narrativa. Ha perfettamente ragione: ancora adesso dopo due anni e mezzo di guerra si usa questa strategia per creare confusione sulla follia di Kursk, alterandone la vera portata, gli intenti e gli spaventosi risultati.

Gli ucraini hanno perso fino ad ora seimila tra gli uomini più addestrati e un migliaio abbondante di mezzi di tutti i tipi, ma in realtà non sono penetrati che per una trentina di chilometri in territorio russo, sguarnendo peraltro altre parti del fonte dove i russi ora avanzano più velocemente. Ma non si è trattato per nulla di un’idea di Zelensky, bensì di una trovata della Nato che aveva bisogno di qualcosa per riportare l’Ucraina nei titoloni e nella speranza di poter davvero raggiungere Kursk e la sua centrale nucleare: la prova di questo sta non soltanto nel numero inconsueto di falsi mercenari occidentali presenti sul campo di battaglia – per cui chi ora si dice sorpreso dall’operazione, mente per la gola – ma soprattutto nel fatto che essi portassero con sé molti sistemo EW di origine europea e ancora segreti per disturbare i droni e azzerare le comunicazioni dell’avversario.

Li hanno montati sui veicoli di testa delle colonne e dei gruppi mobili per testarne l’efficacia, nella speranza che la sorpresa avrebbe fatto arretrare il nemico fono alla conquista dell’intero oblast. Questo è stato in parte un problema per i russi, tuttavia in pochi giorni essi hanno portato sul campo di battaglia un rivoluzionario sistema a guida ottica dei droni che così non possono più essere disturbati  dalle interferenze elettroniche e hanno ripreso l’iniziativa, facendo strage di carri e mezzi corazzati. Da ciò deriva una spiacevole realtà: Kursk è stata un’idea della Nato che ha visto ben presto esaurirsi le ultime e ancora segrete realizzazioni militari dell’alleanza.

Ecco perché si può parlare di catastrofe: Kursk era una scommessa per alterare  in qualche modo l’equilibrio strategico che vedeva il regime di Kiev esaurirsi in un bagno di sangue infinito, ma tale scommessa  è stata persa nel peggiore dei modi dimostrando che l’avversario è in grado di replicare anche alle ultime “novità” occidentali in fatto di armi. E ha rivelato il semplicismo ignorante che domina nei suoi circoli militari e politici occidentali quando hanno pensato che i russi dopo l’invasione del proprio territorio se la sarebbero presa con Putin. La storia che segue a questo nuovo carnaio è solo sconfitta su sconfitta:  la sistematica distruzione della rete elettrica ed energetica, il regolare annientamento  di magazzini di armi, l’annullamento della capacità industriale non lasciano scampo. Né si può seriamente pensare alla massiccia creazione di nuove truppe: nuovi dati sulla telefonia cellulare mostrano che ha popolazione del Paese sta subendo un tracollo. Il numero di utenti mobili attivi in ​​Ucraina è ora di 16 milioni, le schede SIM attive sono circa 25 milioni. Facendo un calcolo sia pure approssimativo sulle utenze governative, amministrative e militari  l’ex primo ministro ucraino Azarov calcola che  ora in Ucraina ci sono circa 18-19 milioni di persone contro i 38 milioni nel 2022.

La partita è persa, ma qui subentra tutto il problema delle narrazioni “vincenti” sparse a piene mani negli anni precedenti: esse sono elementari,  esclusivamente emotive, rifuggono dall’argomentazione e sono volte a creare un consenso sul nulla. Vale a dire: è difficile tornare indietro mentre l’avventura di  Kursk ha definitivamente fatto saltare la possibilità di negoziati. Così la Nato sarà costretta al confronto diretto non volendolo realmente e non potendolo sostenere.

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