La rana bollita, il topo nel barattolo e la finestra di Overton: come rendere accettabile una idea inaccettabile.
Noam Chomsky |
tratto da korazym.org
1. La distrazione
Tra le armi più potenti di
manipolazione vi è la distrazione che consiste nello spostare
l’attenzione del pubblico da temi importanti e dai cambiamenti decisi
dall’alto attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue
distrazioni e di informazioni insignificanti.
2. Problema e soluzione
Mostrare
un determinato tema come un problema, per poi creare una soluzione che
sarebbe difficilmente accettata in altro modo ed è già stata decisa a
priori.
Esempio
Obiettivo: non far uscire le persone di casa.
Strategia: creare una situazione di allarme e paura e proporre il lockdown come l’unica soluzione al problema.
3. La gradualità
In molti casi per poter manipolare le masse è necessario farlo gradualmente. Nel caso dell’eliminazione di alcuni diritti fondamentali, per esempio, è preferibile eliminarli in piccole dosi per non causare le proteste dei cittadini.
Esempio
Obiettivo: il lockdown.
Strategia: restrizioni graduali della libertà sino ad arrivare al lockdown.
4. Differire
In questo caso, si presenta una determinata riforma assicurando che, pur essendo negativa per i cittadini, nel breve periodo sarà positiva per tutti nel lungo periodo. In questo modo, le persone saranno meno propense a protestare perché si aspettano dei benefici. Qualora i benefici promessi non si dovessero palesare sarà già troppo tardi e le persone si saranno già abituate al cambiamento.
Esempio
Obiettivo: lockdown.
Strategia: chiedere un sacrificio adesso promettendo che andrà tutto bene poi solo se tutti ci sacrifichiamo ora.
5. Infantilizzare il pubblico
Sia nelle pubblicità che nei discorsi politici, spesso si tende a parlare agli ascoltatori come se fossero bambini. In questo modo, si azzera il senso critico delle persone che saranno più propense ad accettare il messaggio.
Esempio
Obiettivo: lockdown.
Strategia: messaggi che comunicano che è necessario obbligare i cittadini a stare in casa perché altrimenti non rispettano le regole e non comprendono il pericolo.
6. Usare le emozioni
I messaggi manipolativi agiscono sulle emozioni in modo da agire direttamente sull’inconscio che non saranno più in grado di utilizzare in modo efficiente la parte razionale ed il proprio pensiero critico.
Esempio
Tutta l’informazione mediatica relativa al Covid-19 mette l’attenzione sul crescente numero di contagiati e morti senza informare sul numero dei guariti, sui progressi fatti nelle cure, sul reale tasso di letalità del virus ovvero sta agendo sulla paura atavica della malattia e della morte delle persone.
7. Pubblico ignorante e compiacente
Un pubblico ignorante e/o compiacente non abituato al pensiero critico è facilmente manipolabile. Un sistema educativo basato più sull’acquisizione di nozioni che sulla formazione di un pensiero critico, dunque, è uno strumento potente per il controllo di massa, così come conformare i bisogni e creare mode e tendenze.
9. Rafforzare il senso di colpa
Questa strategia di manipolazione di massa tende a far credere alle persone che tutti i loro problemi derivino da loro stessi. Invece di ribellarsi contro il sistema, dunque, i cittadini penseranno di essere i responsabili diretti di ciò che sta accadendo.
Esempio: i contagi da Covid aumentano perché non tutti portano le mascherine e rispettano le regole, per cui la colpa della diffusione di un virus ricade sui cittadini considerati poco responsabili.
10. Conoscere l’essere umano
Maggiore è la conoscenza dell’essere umano, maggiore è il controllo che si riesce ad esercitare ed i governi hanno una vasta conoscenza delle persone, per cui riesce ad avere un grande controllo sui cittadini. Es. Le informazioni contenute nei social network, nei motori di ricerca e attraverso le App sono accuratamente studiate sia dalle agenzie di marketing che da tutti quegli enti che necessitano di informazioni relativamente ad un individuo o ad uno specifico target per controllare le persone e le masse.
Di seguito riprendiamo – tale quale – il testo pubblicato il 21 settembre 2021.(korazym.org)
«Vi ricordate lo slogan: “Andrà tutto bene”? Io sì. Nulla è andato bene: la vigile attesa, le cure sbagliate, le cure precoci domiciliari negate, l’abbandono dei malati e degli anziani, le autopsie non fatte, i divieti, le limitazioni delle libertà sancite dalla nostra Costituzione, lo stato di emergenza prolungato, l’imposizione delle terapie geniche sperimentali che sicuramente arricchiscono le case produttrici ma non assicurano l’immunità e provocano gravi reazioni avverse, la gente incattivita dal lavaggio del cervello perpetrato da una politica e una informazione pilotata ed asservita ai poteri forti. Continuate a tacere e vedrete che andrà sempre peggio. Non illudetevi, non c’è limite al peggio» (E.A.).
La rana bollita
Il principio della rana bollita, utilizzato dal filosofo americano
Noam Chomsky, fa riferimento alla Società, ai Popoli che accettando
passivamente, il degrado, le vessazioni, la scomparsa dei valori,
dell’etica, ne accettano di fatto la deriva.
Immaginate in un pentolone pieno d’acqua fredda, nel quale nuota tranquillamente una rana.
Il fuoco è acceso sotto la pentola.
L’acqua si riscalda pian piano.
Presto l’acqua diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole.
La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda, un po’ più di quanto la rana non apprezzi.
La rana si scalda un po’, tuttavia non si spaventa.
Adesso
l’acqua è davvero troppo calda e la rana la trova molto sgradevole. Ma
si è indebolita e non ha la forza di reagire, dunque sopporta e non fa
nulla per salvarsi.
La temperatura sale ancora e la rana, semplicemente, finisce morta bollita.
Ma
se l’acqua fosse stata già bollente, la rana non ci si sarebbe mai
immersa, avrebbe dato un forte colpo di zampa per salvarsi.
Ciò
significa che quando un cambiamento viene effettuato in maniera
sufficientemente lenta e graduale sfugge alla coscienza e non suscita
nessuna reazione, nessuna opposizione.
Il topo nel barattolo
«Durante un esperimento, un topo è stato messo in cima ad un
barattolo pieno di chicchi di riso. Grazie al fatto di trovare così
tanto cibo intorno a sé che non sentiva più il bisogno di andare in giro
a cercarlo. Ora può finalmente vivere la sua vita senza pensieri e
senza sforzi.
Dopo qualche giorno di godimento, quando il riso è finito, è arrivato sul fondo del barattolo.
A
quel punto, si è accorto di essere intrappolato e di non poter uscire.
Ora dipende completamente da qualcuno che gli metta dei granelli nel
barattolo perché sopravviva.
Ora non ha altra scelta che mangiare quello che gli è dato, fino a quando qualcuno vorrà darglielo.
Per non fare la fine dei topi da laboratorio è bene ricordare che:
1. I piaceri a breve termine possono portare a trappole a lungo termine.
2. Se le cose vengono facili e ti metti comodo, ti stai intrappolando in una DIPENDENZA.
3.
Quando non stai utilizzando le tue abilità, perderai più delle tue
abilità. Perdi la possibilità di SCEGLIERE e il tuo LIBERO ARBITRIO.
4. La libertà non si conquista facilmente, ma si può perdere rapidamente” (Loredana Biffo).
La finestra di Overton
La finestra di Overton è uno schema di comunicazione/persuasione
ideato da Joseph P. Overton (1960-2003), già Vice-presidente del Centro
studi statunitense Mackinac Center for Public Policy.
In estrema
sintesi, si tratta di uno spazio concettuale graduato all’interno del
quale si individuano alcune fasi, sei per la precisione, in cui si può
descrivere lo spostamento dell’atteggiamento dell’opinione pubblica
rispetto a una certa idea. Overton ha spiegato che si possono costruire e
sono state costruite campagne a favore di alcune idee non ancora
accettate dalla società. Si tratta quindi della una teoria di uno dei
modi in cui avviene la persuasione politica e dei meccanismi che possono
essere utilizzati, un modello di rappresentazione delle possibilità di
cambiamenti nell’opinione pubblica, descrivendo come delle idee,
totalmente respinte al loro apparire, possano essere poi accettate
pienamente dalla società, per diventare infine legge.
La finestra
di Overton è un modello di rappresentazione delle possibilità di
cambiamenti nell’opinione pubblica, descrivendo come delle idee,
totalmente respinte al loro apparire, possano essere poi accettate
pienamente dalla società, per diventare infine legge. La cosa più
inquietante è che queste idee nascono spesso da un piccolo gruppo e a
vantaggio solo di pochi, con danni per tutti gli altri. Secondo Overton,
qualsiasi idea, anche la più incredibile, per potersi sviluppare nella
società ha una finestra di opportunità. Nella finestra l’idea può essere
ampiamente discussa, e si può apertamente tentare di modificare la
legge in suo favore. L’apparire di questa idea, in quel che potremmo
chiamare la finestra di Overton, permette il passaggio dallo stadio di
“impensabile” a quello di un pubblico dibattito, prima dalla sua
adozione da parte della coscienza di massa e il suo inserimento nella
legge.
Non si tratta di lavaggio del cervello puro e semplice, ma
di tecniche più sottili, efficaci e coerenti, si tratta di portare il
dibattito fino al cuore della società, per fare sì che il cittadino
comune si appropri di una certa idea e la faccia sua. All’inizio è
talvolta sufficiente che un personaggio pubblico o politico la promuova
in modo caricaturale ed estremo, e che poi il resto della classe
pubblica e politica smentisca con grande foga. Ecco, l’idea è nata, e la
danza dei furbetti può cominciare. Il soggetto è lanciato, e si può
discuterne per il bene di tutti e sgombrare il campo dagli equivoci!
Il
Cardinale Angelo Bagnasco, nella Prolusione del 30 settembre 2015 al
Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, nelle sue
riflessioni sulla famiglia ha citato questa tecnica di persuasione delle
masse, la cosiddetta finestra di Overton, per dimostrare come con vere e
proprie strategie di comunicazioni si riescono a fare accettare
“l’introduzione e la successiva legalizzazione di qualsiasi idea o fatto
sociale”.
Secondo la teoria di Overton, una finestra è
l’intervallo di idee che possono essere accettate dalla società in un
determinato momento e che vengono apertamente manifestate dai politici
senza che questi ultimi passano per estremisti.
Le idee evolvono secondo i seguenti stadi:
1. Inconcepibile/impensabile (inaccettabile, vietato)
2. Radicale (vietato, ma con delle eccezioni/riserve)
3. Accettabile (l’opinione pubblica sta cambiando/inizia a superare il divieto)
4. Utile/sensato (ragionevole, razionale/razionalmente difendibile)
5. Popolare/diffuso (socialmente accettabile)
6. Legalizzato (consacrazione nella politica statale/elevato a verità e a dogma)
L’uso della finestra Overton è il fondamento della tecnologia di
manipolazione della coscienza pubblica finalizzata all’accettazione da
parte della società di idee che le erano precedentemente estranee e
consente l’eliminazione dei tabù. L’essenza di questo metodo sta nel
fatto che l’auspicato mutamento di opinione deve perseguirsi attraverso
varie fasi, ciascuna delle quali sposta la percezione ad uno stadio
nuovo dello standard ammesso fino a spingerlo al limite estremo. Ciò
comporta uno spostamento della stessa finestra, ed un dibattito polemico
ben governato permette di raggiungere la fase ulteriore all’interno
della finestra.
Il regista russo Nikita Michalkov – noto per il
film “Oci Ciornie”, che valse a Mastroianni il premio al Festival di
Cannes del 1987 – in una puntata del suo video blog Besogon.tv ha provocatoriamente proposto lo schema di questo processo applicandolo a un qualcosa che è attualmente impensabile, il cannibalismo:
Fase 1: Il cannibalismo è inaccettabile. Non se ne parla e non si ammette in nessun caso.
Fase 2:
Si comincia a far circolare l’idea che la proibizione del cannibalismo
sia un “tabù”. Se ne discute in circoli ristretti dove “scienziati
(antropologi, psicologi, nutrizionisti)” ne discettano. Si organizza
qualche convegno. Si costituiscono associazioni più o meno segrete di
“cannibali” (ad es. Associazione di Liberi Cannibali).
Fase 3:
Si comincia a parlare del fenomeno nei media, giornali e televisione,
ma operando dei “distinguo”. (A questo punto il tabù è già infranto). Si
coniano nuovi vocaboli meno urtanti che rendano meno indigesto il
concetto: non si parlerà più di cannibalismo o antropofagia ma di
“antropofilia”. Si metteranno in evidenza precedenti storici.
Fase 4:
Qualche studioso lancerà l’ipotesi che il desiderio di mangiare carne
umana dipenda da predisposizioni genetiche; altri sosterranno che in
caso di eventi eccezionali, come carestie, il nutrirsi di carne umana
non sia solo legittimo ma corretto. Si inizierà a dialogare su quali
siano le circostanze eccezionali nelle quale sia accettabile nutrirsi di
carne umana.
Fase 5: L’argomento diventa
oggetto di talk show, compare nel cinema, negli spot pubblicitari. A
fronte degli “antropofili” si creerà la categoria degli antropofobi.
Qualche personaggio famoso farà “coming out”. Il tema conquisterà le
prime pagine, se ne discuterà pubblicamente. L’origine
dell’“antropofilia” essendo ignota non potrà essere considerata una
colpa. Il dibattito acquisterà una dimensione politica.
Fase 6:
sorgono gruppi di pressione che promuovono il cannibalismo con lo
slogan: “non si deve vietare l’antropofilia”. Il cibarsi di carne umana
viene “depenalizzato”. Coloro che si oppongono vengono socialmente
stigmatizzati accusandoli di “fobia”, di “intolleranza”, di
“arretratezza culturale” Nelle scuole si comincia ad insegnare che
accanto ai vegetariani, ai vegani, agli onnivori, ci sono, a pieno
titolo, anche gli antropofili. Il processo è concluso, l’idea da
inaccettabile è entrata nel pensare comune.
Il “cannibalismo” è
un caso ipotetico, ma guardiamoci intorno e facciamo un’esercitazione.
Quante delle “idee” che oggi sono bagaglio del pensare comune cinquanta o
sessant’anni fa erano impensabili? Se ne ripercorriamone lo sviluppo
riscontreremo che hanno seguito e completato l’intero percorso. Quante
altre idee sono invece ancora in una fase intermedia?
Dei gruppi
di riflessione producono e diffondono opinioni all’esterno della
finestra di Overton, per rendere la società più ricettiva verso l’idea
in corso. Quando un gruppo di riflessione vuole imporre una idea
considerata inaccettabile dall’opinione pubblica, utilizza la finestra
di Overton per tappe.
Prendiamo ad esempio l’evoluzione del pensiero unico omosessualista: la teoria del gender (definita
da Papa Francesco “espressione di frustrazione che cancella differenze,
uno sbaglio della mente umana”). Lo spostamento della finestra di
Overton in direzione di un cambiamento dell’atteggiamento verso le
persone LGBTQAI+ e le loro tesi può passare per i seguenti stadi:
Stadio 1: in questo stadio il problema è inaccettabile, non è discusso nella stampa e non è ammesso dalla gente.
Stadio 2:
il tema evolve da “assolutamente inaccettabile” a “vietato ma con delle
riserve”. Si afferma che non bisogna avere alcun tabù, il tema comincia
ad essere discusso in piccole conferenze durante le quali degli stimati
economisti, psicoanalisti e altri tecnici addentro al problema, fanno
delle dichiarazioni di carattere “scientifico”. Il soggetto cessa di
essere tabù e viene introdotto nello spazio mediatico. Risultato: il
soggetto inaccettabile è messo in circolo, il tabù è desacralizzato, il
problema non suscita più la medesima reazione, che comincia ad
articolarsi in diversi gradi.
Stadio 3: il tema
del gender passa dallo stadio del radicale (vietato, ma con delle
riserve) allo stadio di accettabile. Continuano ad essere citati
economisti e sociologi e vengono create espressioni eleganti: non si
parla più di emarginazione sociale propriamente detta ma, diciamo, di
una realtà obiettiva nella quale sempre più persone LGBTQAI+ hanno
difficoltà a sopravvivere degnamente e che bisogna tentarle tutte pur di
dare a tutti l’opportunità di vivere come pare a loro. L’obiettivo è di
disconnettere il significato della parola dal suo contenuto nella
coscienza sociale. Nel frattempo, reportage televisivi cominciano a
mostrare che le “innaturalità” della teoria del gender non sono mai
state realmente dimostrate.
Stadio 4: La
finestra di Overton si sposta, trasferendo il tema dall’ambito
dell’accettabile a quello del ragionevole/razionale, ciò che deriva
dalla “necessità economica”. Si afferma che l’omosessualità è un fatto
naturale. Non bisogna nascondere l’informazione che ognuno è libero di
essere ciò che vuole e quando vuole.
Stadio 5:
da utile a popolare (socialmente accettabile). La discussione non verte
solo sull’esempio di personaggi storici o mitici, ma anche ponendo
l’accento sulla durezza dei tempi in cui gli omosessuali erano
ghettizzati, malmenati ed emarginati. La teoria del gender comincia a
essere ampiamente discussa nei programmi di informazione, nei dibattiti
televisivi, nei film, nelle canzoni e nei clip. Per rendere il tema
popolare, si cita spesso ad esempio un personaggio storico celebre che a
suo tempo era stato costretto all’emarginazione, prima di diventare una
persona importante.
Stadio 6: da socialmente
accettabile alla legalizzazione. Il soggetto è oramai lanciato, viene
automaticamente riprodotto nei media e negli show-biz, e raccoglie
consensi politici. Giunti a questa tappa, “l’umanizzazione” dei fautori
della teoria del gender viene utilizzata per giustificarne la
legalizzazione. Possiamo davvero noi giudicare ciò che è bene per
ciascun individuo? Anche se tutto questo può sembrare a qualcuno
“amorale”, è necessario, perché una società funzioni, che ognuno trovi
il posto che più gli è congeniale. Da tema popolare, la teoria gender e
tutte le rivendicazioni LGBTQAI+ diventano legali. Si crea una base
normativa, compaiono delle lobbies, vengono pubblicati degli studi che
sostengono il tema della legalizzazione. Un nuovo dogma appare: “per una
società più equa è necessario che le persone LGBTQAI+ abbiano gli
stessi diritti alla famiglia o alla procreazione degli eterosessuali”.
La legge è approvata, il gender diventa luogo comune nelle scuole e nei
giardini di infanzia e la nuova generazione non riesce a capacitarsi di
come si sia potuto pensarla in modo diverso.
Molte altre idee
contemporanee sembravano assolutamente inconcepibili solo qualche decina
di anni fa e sono poi diventate accettabili per la legge e agli occhi
della società: aborto, immigrazioni massive, droghe “leggere”,
eutanasia, pedofilia, incesto, poliamore. Non credete che questa
evoluzione abbia seguito lo scenario sopra descritto? Credete davvero
che queste “riforme” si siano ispirate al bene comune o non piuttosto
che siano state adottate nell’interesse di qualcuno?
Il concetto
di base è capire in quale finestra si trovi attualmente un’idea (ad
esempio, la legalizzazione delle droghe, dell’eutanasia, dell’aborto,
della pedofilia, delle unioni tra persone dello stesso sesso,
l’introduzione di app Immuni o biochip, confinamento in casa o
coprifuoco) e farla progressivamente slittare verso quella successiva,
in una serie di passi.
Ovviamente, avere questo schema della
finestra di Overton non consente molto di più di una fotografia della
situazione, se non si è in grado effettivamente di influenzare
l’opinione pubblica con esempi, testimonial, propaganda mirata, capacità
di persuasione, narrazioni di episodi specifici, potere politico. L’uso
della finestra Overton è il fondamento della tecnologia di
manipolazione della coscienza pubblica finalizzata all’accettazione da
parte della società di idee che le erano precedentemente estranee e
consente l’eliminazione dei tabù. L’essenza di questo metodo sta nel
fatto che l’auspicato mutamento di opinione deve perseguirsi attraverso
varie fasi, ciascuna delle quali sposta la percezione ad uno stadio
nuovo dello standard ammesso fino a spingerlo al limite estremo. Ciò
comporta uno spostamento della stessa finestra, ed un dibattito polemico
ben governato permette di raggiungere la fase ulteriore all’interno
della finestra di Overton.
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