Non sono bastate inchieste per inquinamento, processi per disastro ambientale, analisi che hanno rilevato Pfas nel sangue dei cittadini di Alessandria e persino lo stop delle produzioni imposto a giugno: dopo meno di un mese e mezzo il polo chimico Syensqo (ex Solvay) ha ricevuto l’autorizzazione dalla Provincia per riprendere la produzione e l’uso dello Pfas cC604, sostanza classificata tossica per l’uomo.
(Roberto Demaio – lindipendente.online)
A dare notizia sono l’assessore all’Ambiente del comune di Alessandria Giorgio Laguzzi – il quale ha spiegato che la decisione sarebbe stata presa sulla base di dati presentati dall’azienda e dalle analisi Arpa – e l’ex assessore Claudio Lombardi, il quale però ha denunciato che il tutto sarebbe avvenuto basandosi su «controlli ed attività svolti da un perito incaricato da Solvay». Immediata la reazione delle associazioni ambientaliste e del comitato Stop Solvay, il quale ha mandato una lettera di preoccupazione alla Regione Piemonte chiedendo azioni immediate a tutela dei cittadini.
Nonostante le inchieste per inquinamento e le richieste di chiusura avanzate da diversi comitati locali, l’avvio del processo per disastro ambientale che ha coinvolto oltre 250 parti civili – tra cui associazioni ambientaliste ed istituzioni – solo per l’udienza preliminare, analisi del sangue dove nel 100% dei casi sono state rilevate concentrazioni di Pfas superiori alla soglia critica di 2 nanogrammi per litro e persino il fermo imposto dalla provincia di Alessandria in seguito ai controlli eseguiti da Arpa Piemonte, la Syensqo – l’ex Solvay – ha ripreso la produzione di Pfas cC604, il quale era anche stato trovato nelle falde acquifere circostanti. «Abbiamo ricevuto dalla provincia di Alessandria una email ufficiale che autorizza il polo chimico a ripartire con la produzione e utilizzo del cC6O4, basandosi sui dati prodotti dalla ditta e da Arpa in questi mesi», ha dichiarato Giorgio Laguzzi, assessore all’Ambiente del comune di Alessandria. Secondo Claudio Lombardi invece, membro di Legambiente ed ex assessore all’Ambiente, «lo scorso 24 luglio Solvay ha ripreso la produzione e nell’atmosfera di Spinetta, ma anche di una vasta area della Fraschetta fino a Montecastello, Piovera e Alessandria hanno ricominciato a riversarsi i tossici Pfas nell’aria. La Provincia ha autorizzato la ripresa della produzione e l’uso del cC604. Ma si apprende anche che ciò è avvenuto dopo un acceso dibattito con Arpa che aveva trasmesso relazioni comprovanti interventi risolutivi delle perdite basandosi non già su attività svolte direttamente ma su studi, controlli ed attività svolti da un perito incaricato da Solvay». In sostanza, secondo Lombardi, si tratterebbe di procedure non regolari in quanto le attività di controllo dovrebbero essere condotte da Arpa e non da Solvay, la quale avrebbe delegato a sua volta un consulente privato.
Nel frattempo, la notizia ha acceso gli animi dei cittadini, dei comitati locali e delle associazioni ambientaliste che da mesi chiedono lo stop della produzione: «La ripresa della produzione di PFAS all’intero stabilimento ex Solvay ora Syensqo è una pessima notizia per l’ambiente e le comunità locali, già da anni sacrificate all’inquinamento prodotto dal polo chimico alessandrino», ha dichiarato Giuseppe Ungherese, Responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. Inoltre, Greenpeace ha firmato una lettera destinata all’assessore alla Salute e al Presidente della Regione Alberto Cirio con la firma anche del Comitato Stop Solvay, nella quale si legge: «Intendiamo esprimere la nostra profonda preoccupazione per le crescenti evidenze circa la massiva contaminazione da PFAS nel nostro territorio, un fenomeno che da tempo mette a serio rischio la salute dei cittadini dell’alessandrino e di molte aree del la Regione». Il tutto con le richieste di un «incontro con la partecipazione di esperti indipendenti e cittadini ed un cronoprogramma vincolante che possa essere condiviso in modo trasparente con la cittadinanza», un «piano d’azione immediato per la bonifica delle aree contaminate e la protezione della salute pubblica» e «trasparenza nella comunicazione dei dati relativi alla contaminazione ambientale e alimentare tramite aggiornamenti regolari da parte di Arpa e Asl accessibili ai cittadini.
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