La proposta è contenuta nel 1° rapporto dell’Osservatorio europeo sull’evasione fiscale, insieme ad altre idee per combattere le frodi dei privati agli Stati. Coordinatore dello studio è Gabriel Zucman, allievo di Piketty. Propone un registro globale dei beni.
sbilanciamoci.info Paolo Andruccioli
Rapporto Zucman
Tassare i redditi miliardari
L’altra questione che viene dibattuta tra gli esperti riguarda la contribuzione fiscale per i redditi dei super-ricchi, che oggi sono praticamente risparmiati dal prelievo fiscale. Ma oltre al quadro negativo, in tema di lotta all’evasione fiscale in quasi tutti i paesi, si registrano anche moderati progressi nel contrasto all’evasione dei “piccoli”. Nel rapporto si chiarisce il vero livello dell’elusione fiscale societaria che risulta esageratamente alta, con 1.000 miliardi di dollari “protetti” dai paradisi fiscali. In questo contesto la ricchezza finanziaria offshore ha raggiunto nel 2022 i 12.000 miliardi di dollari su scala globale, pari al 12% del Pil planetario. Per l’Italia il valore si attesta a 198 miliardi di dollari, quasi il 10% del Pil. “Il rapporto dell’Osservatorio Fiscale Europeo getta luce sull’occultamento della ricchezza offshore e sulle pratiche elusive delle multinazionali – spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia – Sono fenomeni che interessano in larga misura i membri più facoltosi delle nostre società e i colossi corporate, cui la globalizzazione ha offerto ampie opportunità di minimizzare il proprio contributo a favore della collettività”.
Democrazie in pericolo
Ma questa situazione di grande ingiustizia non è solo un fatto economico. Le frodi e le disparità fiscali agiscono sul funzionamento complessivo delle società. “Ne risente in generale il buon funzionamento delle nostre democrazie – spiega Maslennikov – perché si ampliano le disuguaglianze che indeboliscono la coesione sociale. I fenomeni di abuso non sono tuttavia inevitabili e il rapporto pone l’accento sul ruolo della politica e sulla natura delle scelte fin qui assunte o meno. Lo fa celebrando la fine formale del segreto bancario, considerata tabù solo pochi anni fa, ma valutando al contempo criticamente gli sviluppi normativi in materia di tassazione minima effettiva delle grandi multinazionali, pur a fronte di un innegabile sforzo di cooperazione internazionale nell’ultimo decennio”.
Il rapporto non si ferma all’analisi, ma contiene una serie di raccomandazioni volte a migliorare il livello di sostenibilità dei sistemi fiscali, incrementando, in particolare, la contribuzione fiscale a carico dei super-ricchi e delle imprese multinazionali.
Il capitolo 5 del Rapporto
Un focus sulle proposte dell’Osservatorio si possono leggere in particolare nel quinto capitolo dove si descrivono sei possibili policy che possono essere attuate per conciliare la globalizzazione con giustizia fiscale. Il tema comune di queste politiche è che si concentrano sulla riduzione del deficit fiscale degli attori economici – società multinazionali, individui ricchi – che hanno beneficiato maggiormente della globalizzazione.
Ecco le sei 6 proposte:
Ci vuole giustizia
“Similmente agli intendimenti dell’Osservatorio Fiscale Europeo, per Oxfam l’introduzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni rappresenta una grande opportunità di riconciliare la globalizzazione con una maggiore giustizia fiscale – spiega ancora Maslennikov – Una misura in grado di garantire maggiore equità del prelievo e generare risorse considerevoli – fino a 16 miliardi di euro l’anno per il nostro Paese, se l’imposta si applicasse allo 0,1% dei contribuenti italiani più ricchi – per affrontare le sfide impellenti del nostro tempo come il contrasto alle crescenti disuguaglianze economiche e sociali e la lotta ai cambiamenti climatici”.
Il grande tabù
Colpire i grandi patrimoni. Sì, ma..
Nel corso del convegno dedicato alla presentazione del Rapporto, Zucman, ha risposto anche alle obiezioni dei rappresentanti dell’Ocse (David Bradbury) e di Banca d’Italia (Giacomo Ricotti) sull’opportunità di parlare di patrimoniali. In particolare il confronto dialettico si è sviluppato tra Bradbury e Zucman perché il direttore del dipartimento fiscale dell’Ocse ha contestato una serie di grafici presenti nel Rapporto e ha avanzato varie perplessità e critiche all’idea di una patrimoniale sui super ricchi. Zucman ha risposto nel merito e ha parlato della necessità di una scelta politica in questo campo minato. Lo stesso Zucman ha lanciato una provocazione. In attesa di raggiungere un accordo tra tutti i Paesi, secondo il giovane economista parigino, si potrebbe anche procedere unilateralmente: “L’Italia per esempio potrebbe decidere che dal prossimo anno tasserà i miliardari, senza esenzioni e scappatoie”. L’obiezione immediata e ricorrente ogni volta che parla di tasse ai super ricchi è la seguente: ma non c’è il rischio che i Paperoni si sottraggano trasferendosi all’estero o nascondendo le ricchezze?
La fuga dei capitali è una scusa
Su questo punto le risposte di Zucman sono chiare. Da una parte per affrontare il problema della fuga dei capitali oggi gli Stati sono aiutati molto dallo scambio automatico di informazioni bancarie, che negli ultimi anni ha già consentito di ridurre notevolmente l’evasione offshore. Quanto alla possibile fuga (che tra l’altro già avviene da anni), l’economista ha chiarito che consentirla è solo questione di scelte politiche: “Al momento, quando i miliardari si trasferiscono in un paradiso fiscale, diciamo in Svizzera, smettiamo di tassarli. Invece potremmo decidere che se qualcuno che è diventato molto ricco in Italia e si sposta in un Paese a bassa tassazione, l’Italia continuerà a tassarlo per 5, 10 o 15 anni. Possiamo cambiare le regole”.
Nessun commento:
Posta un commento