Negozi messi a soqquadro, riempendo carrelli di prodotti, poi abbandonati vicino alle casse, o buttando a terra la merce. È l’azione che i sindacati SiCobas stanno portando avanti ormai da oltre un mese all’interno dei negozi Leroy Merlin.
ilfattoquotidiano.it Martina Milone
Da Roma a Milano, passando per Bologna, come dimostrano i tanti video condivisi sui social, il modus operandi è sempre lo stesso. Lavoratori o sindacalisti entrano nel negozio come normali clienti, poi mettono in atto l’azione di protesta: “Non abbiamo niente contro voi lavoratori né contro i clienti, protestiamo contro il marchio – spiegano in un video pubblicato dalla pagina Facebook SiCobas Piacenza – È grazie alle azioni sindacali che abbiamo ottenuto qualcosa negli anni dall’azienda. Senza non ci avrebbe mai ascoltati nessuno e lavoreremmo ancora per 1200 euro al mese. Ora che i lavoratori prendono 2000 euro al mese hanno chiuso il magazzino“.
L’azione nasce infatti in seguito alla decisione del colosso del fai da te di dismettere il principale magazzino in Italia, quello di Castel San Giovanni, a Piacenza. Una scelta che porterebbe al rischio licenziamento circa 500 operai che ci lavorano e che oggi stanno portando le proteste in tutta Italia. Il magazzino è diventato, negli anni, un modello per la logistica nazionale. Come spiega un articolo del Fatto Quotidiano e come rivendicano anche i sindacati, infatti, lì lavoratori sono altamente sindacalizzati e, nel tempo, hanno ottenuto salari stabilmente sopra i 1500 euro con punte oltre i 2000 euro. Secondo la multinazionale, però, il magazzino ha performance negative. Da qui la decisione di chiudere.
Le azioni di protesta dell’ultimo mese, fa sapere l’azienda, sono state oltre trenta su 15 negozi e, in alcuni casi, hanno portato anche alla chiusura anticipata dei punti vendita o alla chiusura il giorno successivo per poter ripristinare il negozio.
Tutti i tavoli avuti fino a oggi con i sindacati che rappresentano i lavoratori (Si Cobas, Usb e Fit Cisl) sono stati infruttuosi. Nell’ultimo, il 24 novembre scorso, l’azienda ha ribadito l’intenzione di ricollocare solo 80 lavoratori nel sito di Mantova con condizioni che però, secondo i sindacati, sono peggiorative. E se da una parte Leroy Merlin accusa i SiCobas di aver promosso scioperi “arrecando disagi ai clienti ai fornitori e ai lavoratori”, dall’altra i sindacati non ci stanno e sottolineano che “lo sciopero è l’unico strumento che questi lavoratori hanno per tutelare il posto di lavoro”.
Intanto, grazie ai social, i video delle azioni di protesta stanno iniziando a fare il giro del web. Come quelli pubblicati dall’account Tiktok _carmieangi_ che fin dai primi giorni ha seguito la battaglia sindacale dentro i negozi.
Secondo quanto riporta Repubblica l’azienda ha cominciato a presentare esposti, almeno due, e le forze dell’ordine sono già al lavoro. Ma, dato che nulla è stato rotto, è difficile ipotizzare un titolo di reato.
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