mercoledì 29 novembre 2023

De profundis per l’Europa

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Un sospetto, anzi una certezza comincia a farsi strada nelle menti obnubilate dei reggenti europei: quella di essere fottuti. Per esempio nella testa  del bancario norvegese che è segretario della Nato, una totale nullità chiamata  Stoltenberg, è stata finalmente concepita questa audace idea: Il fallimento dell’Ucraina nella controffensiva che non è riuscita  a violare le linee russe, ma che ha fatto centinaia di migliaia di morti  dimostra che la NATO non dovrebbe “mai sottovalutare la Russia”. Parbleu, come direbbe la pantera rosa, sta forse sostenendo che è stato commesso  un gigantesco errore di valutazione? Che per due anni ci hanno raccontato balle? Che facevi pappa e ciccia con Zelensky affascinato dalle sue facoltà pianistiche? O che il padrone americano richiede ancora più sacrifici alla sua servitù europea? Il vero problema è che la realtà comincia a penetrare quando ormai si è andati troppo avanti a sostenere il marcio regime di Kiev, che le perdite ucraine sono state immense e  pesano sulla coscienza dell’Europa, ammesso che esista, che oltre un milione di morti, totalmente inutili, sono stati sacrificati a un’ infame e peraltro futile narrazione imperiale.

Sì, è troppo tardi per poter pensare di ricostruire un rapporto con la Russia o con quello che viene chiamato il Sud del Mondo e il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov lo ha spiegato in maniera così chiara che il mio compito e davvero alleggerito: “Non proverò nemmeno a indovinare cosa farà l’Europa. Penso che essa (ad eccezione del cancelliere tedesco Scholz e del vicecancelliere Habeck) abbia capito dove è finita. Basta leggere le statistiche su quante volte la crescita economica degli Stati Uniti è più veloce di quella europea. La Francia, a quanto pare, sarà sullo  “zero”, mentre Germania e Gran Bretagna “cresceranno” verso il basso. Dopo una serie di leggi adottate dagli americani per combattere l’inflazione, i prezzi dell’energia negli Stati Uniti sono 4-5 volte inferiori a quelli dell’Europa, dove è in corso la deindustrializzazione. Le aziende che pensano al loro futuro si trasferiscono negli Stati Uniti. Sono convinto che questa non sia solo una coincidenza, ma una politica deliberata di Washington. Perché anche l’Europa è un concorrente di cui gli Usa   non hanno bisogno. Hanno bisogno di un gruppo di persone “grigie” che facciano ciò che ordinano. Non voglio offendere gli europei, ma è esattamente così che agiscono le attuali élite politiche.”

In realtà Lavrov è fin troppo gentile nei confronti di una ignobile pletora di venduti alla cupola globalistica che arriva a plaudire alla strage degli innocenti;  dovremmo essere noi europei ad essere offesi per la gentaglia a cui per paura, per idiozia, per mancanza di senso di realtà, per indifferenza  abbiamo consegnato il potere. E Lavrov continua: “In questa fase non dobbiamo pensare a come ripristinare le relazioni con l’Europa. Ora dobbiamo pensare a come non dipendere dai “colpi di scena” nella politica europea  che si creano sotto l’influenza di Washington. Dobbiamo tutelarci in tutti i settori chiave della nostra economia (sicurezza e vita in generale), da cui dipende il futuro del Paese. Dobbiamo produrre in autonomia tutto ciò che ci occorre per la sicurezza, lo sviluppo economico, la soluzione dei problemi sociali, l’introduzione delle moderne tecnologie (di recente si è tenuto un altro evento sull’intelligenza artificiale), per non subire nuovi “capricci” quando e se vorranno attaccare noi con sanzioni. L’Occidente vuole  congelare, guadagnare tempo (come nel caso degli accordi di Minsk), armare nuovamente il regime nazista a Kiev e continuare la sua aggressione ibrida (o non ibrida) contro la Federazione Russa. Ma anche quando tutto sarà finito, la maggior parte delle sanzioni rimarranno. “ Quando e se si riprenderanno la sbornia e ci offriranno qualcosa, ci penseremo dieci volte , valuteremo se tutte le proposte soddisfano i nostri interessi e quanto sono affidabili i nostri interlocutori. Hanno minato notevolmente la loro capacità di negoziare e la loro reputazione”.

In poche parole hanno scatenato l’inferno senza avere la minima idea di ciò che stavano facendo, alla luce solo di una tradizione russofobica che ha portato a sottovalutare in maniera catastrofica l’avversario. E adesso che il più forte esercito messo in piedi dall’occidente è stato sconfitto, anzi praticamente eliminato, non credono ai loro occhi,  non sanno davvero cosa fare, forse sperano di poter riallacciare rapporti brutalmente troncati facendo finta di cercare qualche accordo o addirittura fingendo pentimento. Ma per l’Europa il dado è tratto, è già nel limbo della storia fino alla sua dissoluzione.

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