sabato 28 ottobre 2023

Il diluvio è già sold out.

I siti meteo annunciano “autunno estremo” o “autunno ruggente”, con dovizia di dettagli minacciosi, eventi che atterriscono, previsioni funeste. Da molti mesi lo scontro tra correnti africane e atlantiche sembra fare il verso a “Ercole contro Maciste” nei B-movie degli anni Cinquanta.

 

(Michele Serra – repubblica.it)

Non fosse, il cambiamento climatico, un problema serio, una novità vera e impressionante, questo proliferare incontrollato del meteo-pulp farebbe solo sorridere, come certi titolacci di cronaca nera che ricorrono agli effetti grevi per attirare la clientela.

Ma il clima che cambia non è uno spettacolo a pagamento: è uno dei veri grandi temi di questa epoca. Ci sia consentito dunque lamentare, per l’ennesima volta, la poca quantità di scienza che la comunicazione meteo offre alla sua vastissima clientela, a vantaggio di una rincorsa ai clic fondata sul racconto apocalittico di vicende atmosferiche che meriterebbero una descrizione razionale, non emotiva, oserei dire adulta.

L’isobara e l’anticiclone non sono entità mitologiche e neppure attori di uno show, sono manifestazioni oggettive di come funziona la natura, della sua maestà e della sua potenza.

Perché mai si debbano annunciare le perturbazioni come se il popolo dovesse gridare per la meraviglia e rabbrividire per la paura, piuttosto che prenderne coscienza e farsene un’idea ragionevole, è presto detto.

Si tratta — come tutto — di un mercato. Contano il numero dei clienti e il fatturato. Se mai verrà il Diluvio Universale, l’importante non sarà costruire l’Arca, ma vendere i biglietti.

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