L’Europa non era probabilmente la priorità di nessuno o quasi degli elettori italiani nelle motivazioni di voto per i candidati sindaci di centrodestra.
(GIANFRANCO PASQUINO – editorialedomani.it)
Male, perché le oramai lampanti difficoltà del governo Meloni e le dannose inceL’Europa non era probabilmente la priorità di nessuno o quasi degli elettori italiani nelle motivazioni di voto per i candidati sindaci di centrodestra.rtezze del ministro Raffaele Fitto su come spendere e come riassegnare gli ingenti fondi europei per il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbero occupare il primo posto nelle preoccupazioni per il futuro prossimo (non resisto ad aggiungere per il “domani”!).
In Grecia i rapporti con l’Unione europea sono costantemente oggetto di dibattito e critica con il partito Nuova democrazia da qualche tempo considerato interprete più credibile delle esigenze di un paese che ha ripreso a crescere, mentre Alexis Tsipras sperimenta un triste declino.
I Popolari spagnoli non hanno mai digerito le manovre che portarono il socialista Pedro Sánchez a diventare capo del governo e neppure la sua politica morbida con i catalani e i baschi.
Il loro notevole successo nelle elezioni amministrative un po’ dovunque sul territorio nazionale, comprese alcune roccaforti del Psoe, è in larga misura il prodotto del desiderio di rivincita, di rivalsa.
Poiché, però, è andato piuttosto bene anche il sicuramente anti europeista Vox, non è azzardato sostenere che “questa” Europa non voluta e non gradita sia già entrata nelle motivazioni anche degli elettori del centrodestra spagnolo.
Oramai molti, politici, commentatori, associazioni e elettori, sono diventati consapevoli che la sfida europeisti/sovranisti/antieuropeisti è già cominciata. Sarà una sfida con implicazioni cruciali sia per il governo dell’Unione europea sia per il ruolo dell’Europa sulla scena internazionale.
Molto ringalluzzita dalla sua vittoria politica nel settembre 2022, Giorgia Meloni, presidente dei Conservatori e riformisti europei, ha subito capito che le sue fortune nazionali dipendono anche dai suoi rapporti europei.
Per dirla in termini estremi che, se non nella sua interezza, certamente in buona misura, il Partito popolare europeo è irrequieto nell’alleanza con socialisti, democratici, liberali e verdi che da tempo guida l’Ue.
Diversi esponenti popolari, non solo tedeschi, non sono inclini a scartare fin d’ora e del tutto la eventualità di un’alleanza con alcune destre nel prossimo parlamento europeo, se ci fossero i numeri. Comunque, l’esistenza di quei numeri servirebbe a contrattare da posizioni di maggior forza.
Insomma, è già cominciata la battaglia per Bruxelles che i partiti di sinistra, socialisti, democratici, ambientalisti debbono combattere non all’insegna del “sì, ma”, ovvero del riconoscimento delle, invitabili e superabili, inadeguatezze delle politiche europee, sottolineando, invece, il molto di positivo che continua a essere fatto e che sarebbe sostanzialmente messo in pericolo dai parvenu sovranisti. Adesso.
Nessun commento:
Posta un commento