mercoledì 22 febbraio 2017

Taxi, le ragioni di una protesta: scheda di approfondimento, intervista (audio) ad un tassista, la solidarietà del Prc




 
controlacrisi fabio sebastiani
Le proteste dei tassisti non fermano la corsa del decreto milleproroghe, però aprono la prospettiva di una legge di riordino del settore. Il testo, che arriva con estremo ritardo, è in realtà composto di due decreti, uno per il riordino del settore e l'altro per la lotta all'abusivismo. I decreti dovranno includere tutti i temi, già concordati con le categorie a suo tempo, tra cui miglioramento del sistema di programmazione e organizzazione su base territoriale, regolazione e salvaguardia del servizio pubblico, necessità di migliorare i servizi ai cittadini evoluzione tecnologica del settore, lotta all'abusivismo, migliore incontro tra domanda e offerta. Intanto, secondo alcune segnalazioni di Unica/Cgil, una delle ventuno sigle sindacali della categoria dei taxisti, le tariffe Uber in questi giorni hanno raggiunto anche la cifra straordinaria di 307 euro per andare da Milano a Malpensa, invece dei canonici 95 della tariffa amministrata. Tutta colpa del meccanismo del moltiplicatore, che gonfia oltremodo il prezzo finale della corsa con Uber. Luca Lamperti di Unica Cgil Taxi Milano, sottolinea: "Uber vuole far saltare le regole del gioco senza pagare le tasse vuole arrivare ad una liberalizzazione totale che certamente non sara' a vantaggio dei cittadini. Siamo quindi qui per avere un confronto serio col governo, tenendo sempre come obiettivo la tutela del servizio pubblico".

Perche' tale e' il servizio dei taxi, "tanto che pure la Bolkestein - continua Lamperti - lo ha escluso dal campo delle liberalizzazioni riconoscendo l'utilita' pubblica. E' errato parlare di concorrenza nel servizio pubblico, come detto anche dell'elettorato italiano sulla gestione dell'acqua". Occhio dunque ad Uber, sostengono i tassisti, "molti episodi nel mondo ci dicono che si tratta di una truffa - conclude Lamperti – lo stesso scrittore Salman Rushdie qualche anno fa ne rimase vittima una notte di capodanno". Secondo Fabrizio, tassista dell'area di Roma, la situazione è diventata insostenibile e di una riforma c'è assoluto bisogno (clicca qui per ascoltare l'intervistas audio).

Il Prc ha fatto girare un comunicato in cui ha ribadito il sostegno alla protesta definendola “davvero sacrosanta”. “In tutto il mondo si sono moltiplicate proteste e anche sentenze dei giudici contro UBER”, aggiunge Ferrero. “E' doveroso tutelare i diritti di chi lavora ed è diritto di chi lavora difendere la propria possibilità di guadagnarsi un reddito con dignità.
Dietro la vetrina tecnologica – sottolinea - quello di Uber è soltanto un modo per sostituire lavoratori autonomi con lavoratori poveri e senza diritti che non ricavano neanche un reddito decente per vivere mentre i profitti volano via lontano dalle nostre città. Altro che "sharing economy"! Questo è solo neoliberismo che svaluta il lavoro a favore di una multinazionale.
Rivendichiamo di aver avuto ragione quando ci opponemmo - al contrario di centrodestra e centrosinistra - alla direttiva Bolkestein”.
Dal sito www.lavoce.info, Emilio Calvano e Michele Polo che la vera partita sui taxi si sta giocando sul valore delle licenze “destinato a ridursi”. “Le proteste dei tassisti non cesseranno senza una soluzione strutturale – si legge ancora -. Il problema non va però affrontato come una astratta battaglia per le liberalizzazioni, ma come una concreta negoziazione tra interessi contrapposti di utenti e conducenti”.
La vicenda di questi giorni è l’ultimo capitolo di una saga iniziata nel 1992, con la legge quadro dei trasporti pubblici che, tra l’altro, distingueva il servizio di taxi (profondamente regolamentato) da quello di noleggio con conducente (Ncc). Di sospensione in sospensione (l’ultima appunto il 17 febbraio con l’approvazione dell’emendamento proposto dalla senatrice Lanzillotta che sposta il termine per una nuova normativa al 31 dicembre 2017) negli anni si è permesso agli Ncc di agire in un sostanziale vuoto legislativo, consentendo a questo servizio, che opera in competizione con quello dei taxi, due pratiche particolarmente invise ai guidatori delle auto bianche. I conducenti delle auto Ncc possono lavorare in modo simile ai tassisti, senza l’obbligo di partire e rientrare alla rimessa all’avvio e al termine di ogni corsa. Né vi è un divieto per le auto Ncc che hanno ottenuto una licenza in un determinato comune di offrire i propri servizi anche in altri diversi. In pratica, molte auto Ncc ottengono o acquistano una licenza in comuni limitrofi ai grandi centri metropolitani e offrono poi i propri servizi nella città più grande in concorrenza con i colleghi e i tassisti che lì operano.

Nonostante i titoli di giornale, nella diatriba Uber rientra solo in parte. Dopo la sentenza del maggio 2015 del tribunale di Milano, infatti, l’app Uberpop – che funziona in modo simile al servizio taxi, consentendo ai proprietari di auto private di svolgere un servizio di conducente e al cliente di richiedere il servizio – è stata bloccata per concorrenza sleale e violazione della disciplina amministrativa che regola il settore, e non sembra pronta a rientrare nel gioco. Oggi in Italia Uber è presente solo come operatore Ncc che il cliente può chiamare attraverso una app.
Ma anche il più nostrano caso delle auto Ncc suscita clamori e proteste in un variegato coro di sostegno alle ragioni dei tassisti che vede assieme esponenti pentastellati e della sinistra estrema, oltre ai più tradizionali alleati della destra.

Nessun commento:

Posta un commento