Docente di Diritto dei media digitali – “La distanza con gli Usa si allargherà”.
(Virginia Della Sala – ilfattoquotidiano.it)
Il dietrofront di Meta sulla libertà di espressione si spiega con l’effetto Trump-Musk ma anche con la fine dell’aggressività dell’amministrazione dem sul controllo della disinformazione e con la necessità di un appoggio politico contro i regolamenti Ue sempre più stringenti. Per Bruxelles sarà ora difficile imporsi. Ne parliamo con Benedetto Ponti, che insegna Diritto dei media digitali all’Università di Perugia.
Professore, Zuckerberg può fare ciò che ha annunciato?
Sì, anche perché negli Stati Uniti la libertà di espressione gode di una protezione assoluta nella Costituzione attraverso il Primo Emendamento. In Europa è invece considerato fisiologico limitarla per tutelare diritti e interessi costituzionali. Meta sa che il Digital Services Act (Dsa) dell’Ue lo costringe a moderare la cosiddetta “disinformazione”.
Dice che l’Ue sta istituzionalizzando la censura.
È cresciuto in un ambiente giuridico in cui la libertà di espressione è un assoluto. Afferma che da oggi in poi modererà solo i soli contenuti illegali, e le high severity violation (le violazioni molto gravi, ndr). Se Meta applicasse questa linea anche in Ue – come già fa Musk – e decidesse di non moderare tutti quei contenuti controversi dal punto di vista politico, la Commissione potrebbe aprire una inchiesta in base al DSA e multarlo, anche se quei contenuti non sono vietati dalla legge, e fanno parte della libertà di espressione.
L’annuncio di Zuckerberg è quindi positivo?
Sicuramente amplia gli spazi per l’esercizio della libertà d’espressione. Qualche mese fa al Congresso aveva raccontato delle pressioni ricevute dal governo durante il Covid per moderare i contenuti sul tema. Arriva dal contesto di una amministrazione molto aggressiva sul tema
E l’Ue?
Ci sono casi in cui libertà di espressione può essere limitata. Tuttavia, nella tradizione europea occorre una legge per fissare i limiti a questa libertà, e che sia un giudice a verificare se si è commesso un illecito. Il DSA, nel sanzionare la mancata moderazione di discorsi che sono leciti, ma considerati potenzialmente dannosi, è andato più in là di quanto non sarebbe consentito dalla nostra struttura costituzionale.
Meta si adegua al cambiamento politico?
Nella decisione ci sono insieme l’aspetto imprenditoriale e quello politico, ormai indistinguibili. La linea è segnata dall’interazione Trump-Musk, proseguire sulla strada del contrasto alla disinformazione per Meta avrebbe voluto dire mettersi in una posizione di minore libertà imprenditoriale. Così recupera consonanza con l’amministrazione del Tycoon.
A cui chiede aiuto.
È il fatto politico più rilevante. Usa e Ue sono molto distanti su due linee di politica del diritto: la tutela dati personali e la libertà di espressione. Per la seconda, con Biden e Obama la distanza si notava di meno. Ora torna a essere molto marcata e ad allontanare i due poli, già in contrasto sul primo punto. Zuckerberg chiede a Trump di essere protetto e questo avrà effetto su Bruxelles.
Quale?
L’ipotesi che gli Stati Uniti possano minacciare la Commissione Ue in caso di sanzioni alle grandi piattaforme statunitensi, frena ogni ambizione europea, iniziata con la tutela dei dati personali, di avere una influenza internazionale sugli standard normativi.
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