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Cuba, nel 66esimo anniversario del trionfo della Rivoluzione socialista, che la liberò da oppressione e corruzione, entra a far parte dei BRICS, ovvero l’alleanza economica guidata da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
Alleanza che comprende, dal 2024, anche Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Iran e che, dal 1° gennaio 2025, si allarga, oltre che a Cuba, anche a Bolivia, Bielorussia, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan.
Soddisfazione da parte del Presidente Miguel Diaz-Canel, il quale ha dichiarato che tale alleanza offre “una grande speranza per i Paesi del Sud nella loro lotta per un ordine internazionale più giusto e democratico”, rappresentando anche un modo per aggirare l’assurdo e ingiusto embargo statunitense, che da decenni causa problemi economici all’Isola caraibica.
In tal modo, Cuba, potrà aprirsi a nuovi mercati e ridurre la sua dipendenza dal dollaro USA.
Recentemente, peraltro, Cuba ha ricevuto in dono dalla Repubblica Popolare Cinese quasi 70 tonnellate di componenti e accessori per i generatori di energia dell’Isola, che si trova spesso ad affrontare gravi crisi energetiche causate anche dall’embargo statunitense.
La Cina sta infatti collaborando con Cuba, aiutandola a modernizzare la propria infrastruttura energetica, sviluppando fonti energetiche rinnovabili, come il fotovoltaico, che la porteranno a risparmiare fino a sette milioni di dollari USA.
Certo, sarebbe interessante e auspicabile se anche i Paesi UE valutassero la possibile entrata nei BRICS, uscendo da ambiguità neocoloniali e irresponsabilità geopolitiche, che li attanagliano da troppo tempo.
Di tutto ciò e da molti anni, ne parla solo il prof. Giancarlo Elia Valori, autorevole manager e analista geopolitico di lunghissimo corso.
Egli propone, peraltro, la creazione di un tavolo/organismo di confronto europeo fondato proprio sullo studio e l’applicazione delle prospettive dei BRICS.
Prospettive fondate su pace, sicurezza, sviluppo, cooperazione, prosperità, modernizzazione e collaborazione con un Sud del mondo in crescita e che rappresenta il futuro di un Pianeta che non può più essere governato da un unilateralismo protezionista, sanzionatorio e omologato alle vecchie logiche della Guerra Fredda.
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