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Molti si chiedono come mai la risposta dell’Iran all’assassinio del capo di Hamas sul proprio territorio, tardi ad arrivare e pensano che si tratti di debolezza, ma le ragioni di questa strategia in realtà sono abbastanza evidenti: costringere Israele e i suoi alleati a tenere in piedi un costosissimo sistema di difesa, non solo è estremamente logorante per loro, ma permette a Teheran di studiare meglio tale sistema e quindi essere più efficace nel suo attacco. Tuttavia queste ragioni militari sono secondarie rispetto agli effetti della tensione cui viene sottoposta la società israeliana allargandone le crepe ogni giorno che passa.
Di fatto oggi Israele è in mano ai coloni armati che vogliono una guerra su base escatologica, una sorta di “ultima guerra” come soluzione finale e che in diverse occasioni si sono scontrati con l’esercito. Non a caso Moshe Ya’alon, ex capo di stato maggiore delle forze armate oltre che ex ministro della Difesa ha detto in un’intervista video che le forze in via di prendere il potere in Israele sono tutte immerse nel fanatismo della superiorità ebraica: “è il Mein Kampf al contrario”. E non basta: il capo dello Shin Bet israeliano, Ronen Bar, ha affermato in una lettera a Netanyahu, Gallant e altri ministri pubblicata da Channel 12 che il “terrore ebraico” dei coloni in Cisgiordania e le incursioni di Ben Gvir nella moschea di Al-Aqsa stanno causando “danni indescrivibili a Israele”. Quando il capo del servizio di sicurezza interna parla apertamente contro le attuali politiche sioniste in tempo di guerra, vuol dire che Tel Aviv è nei guai. E Ronen Bar non è il solo. Il capo del Mossad e il portavoce delle forze armate, il contrammiraglio Daniel Hagari, si sono anche scontrati con Netanyahu. Hagari ha sollevato un putiferio un paio di mesi fa con questa dichiarazione pubblica : “Hamas è un’idea. Chiunque pensi che possiamo eliminare Hamas si sbaglia”. Ancora più clamorosa la dichiarazione del generale israeliano Yitzhak Brik il quale ha detto che Israele crollerà in meno di un anno: “Il paese sta davvero galoppando verso l’orlo di un abisso. Se la guerra di logoramento contro Hamas e Hezbollah continua, Israele crollerà entro non più di un anno”.
Tutto ciò che questi personaggi stanno dicendo è che Israele è governato da estremisti radicali che trascinano con sé l’intero paese alla rovina. Alcuni di loro come il ministro Itamar Ben-Gvir, sono Kahanisti con ideologia razzista che vedono apertamente tutti gli arabi come nemici e lavora per privarli di qualsiasi diritto all’interno di Israele.
È abbastanza ovvio che in queste condizioni l’Iran abbia tutto l’interesse a tenere in sospeso una società divisa e ormai polarizzata, accrescendone le fratture interne che si stanno allargando a vista d’occhio dopo le stragi di Gaza e il discredito internazionale che ne è derivato. Solo i più ottusi considerano il ritardo nella risposta come un sintomo di debolezza, quando è abbastanza evidente che proprio l’attesa è il peggior nemico di Netanyahu: centinaia di migliaia di persone sono fuggite dal nord e dichiarano che non torneranno mai più; l’unico porto israeliano Eilat è completamente chiuso da mesi per l’interdizione degli Houti e il fallimento della flotta occidentale nel difendere il traffico del mar Rosso (a proposito una portaerei americana è in riparazione a Norfolk con un grande squarcio sul ponte di volo), mentre la società portuale ha annunciato il licenziamento della maggior parte dei lavoratori; gli indicatori economici sono da catastrofe con oltre 46.000 aziende fallite, il turismo completamente fermo, il rating creditizio abbassato, le obbligazioni israeliane vendute a prezzi quasi da ” “spazzatura”. Più tempo passa in attesa della vendetta più le forze disgregatrici si faranno forti e più il sionismo si indebolirà.
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