Negli ultimi quattro anni, molti politici si sono contraddistinti in un nuovo sport. No, non il padel: il tiro al percettore del reddito di cittadinanza.
(NICOLA BORZI – ilfattoquotidiano.it)
Sia chiaro: una truffa è una truffa e chi truffa commette un reato. Se lo fa ai danni dell’Erario colpisce tutti, specie chi avrebbe avuto diritto all’aiuto. Il governo Meloni (nella cui compagine la ministra Santanchè rischia imputazioni simili) è stato lesto ai tagli indiscriminati: rispetto a inizio 2023, quando a percepire l’Rdc erano 1,1 milioni di famiglie povere, adesso il suo sostituto Assegno di inclusione (molto più magro) arriva a meno di 600 mila famiglie. Ma se sui “furbetti del reddito” molti nelle redazioni hanno costruito un vero genere letterario con accenti tratti pari pari da “Brutti, sporchi e cattivi”, pochi sono invece i giornalisti che raccontano il mezzo miliardo truffato da grandi catene di supermercati, società di trasporto e altre aziende, in combutta coi caporali, ai danni di decine di migliaia di lavoratori sfruttati, dell’Erario e dell’Inps. Potente è l’autocensura, quando ci sono di mezzo politici e inserzionisti. Dai tempi di Bel Ami, nulla è cambiato.
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