sabato 13 aprile 2024

Sussurri e grida aspettando l’Iran

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Il mondo è ora sulle spine, cioè attende la ritorsione militare promessa dall’Iran per il bombardamento illegale e contro la  da parte di Israele del consolato iraniano a Damasco: la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche non lascia spazio ai sionisti e ai loro protettori per trovare scuse e attenuanti.  Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno bloccato una proposta di dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, redatta dalla Russia, che avrebbe condannato l’azione illegale di Israele. Ciò ha inviato al mondo un messaggio chiaro: la Convenzione di Vienna non ha valore e infatti pochi giorni dopo  l’Ecuador ha fatto irruzione nell’ambasciata del Messico a Quito e ha rapito un politico ecuadoriano a cui il Messico aveva concesso asilo.

Così adesso, con la cattiva coscienza dei colpevoli, l’occidente attende la risposta dell’Iran che probabilmente non colpirà un’ambasciata, ma risorse militari israeliane o almeno così pare di capire visto che si ha notizia di spostamenti di missili da crociera e aerei al punto che i voli di linea non sorvolano più Israele. Naturalmente il dimidiato Joe Biden che probabilmente non sta capendo nulla di quanto succede,  ha inviato il capo del comando centrale americano in Israele per coordinare le difese e le possibili risposte ad un attacco iraniano. Ma la capacità di Stati Uniti e Israele di rispondere con una campagna aerea ha incontrato alcuni ostacoli: il Qatar e il Kuwait hanno notificato agli Stati Uniti che non permetteranno che le basi sul loro territorio vengano utilizzate per attacchi contro l’Iran e la Turchia ha informato gli Stati Uniti che non potranno utilizzare il proprio spazio aereo contro l’Iran.

Tutto ciò avviene nonostante la crescente consapevolezza a Tel Aviv e Washington che le loro rispettive tattiche nei confronti di Hamas e degli Houthi sono state una debacle. L’editorialista israeliano Chaim Levinson ha sganciato questa bomba sulle pagine di Haaretz – Dire ciò che non si può dire: Israele è stato sconfitto – una sconfitta totale:

Abbiamo perso. La verità deve essere detta. L’incapacità di ammetterlo racchiude tutto ciò che c’è da sapere sulla psicologia individuale e di massa di Israele. Esiste una realtà chiara, nitida e prevedibile che dovremmo iniziare a scandagliare, elaborare, comprendere e da cui trarre conclusioni per il futuro. Non è divertente ammettere che abbiamo perso, quindi mentiamo a noi stessi. . . .

Ci raccontiamo costantemente di una scadenza immaginaria – aprile, maggio, 1° settembre – e se Hezbollah continuerà così fino ad allora, la colpiremo ffondo. La scadenza continua a essere posticipata. La  regione di confine  rimane vuota. L’inganno continua. Sembra ormai esserci un’alta probabilità che per anni chiunque guidi lungo il confine diventi un bersaglio.Quanto più i portavoce gridano “stiamo vincendo”, tanto più chiaro è che stiamo perdendo. Mentire è il loro mestiere. Dobbiamo abituarci a questo. La vita è meno sicura rispetto a prima del 7 ottobre. Il pestaggio che abbiamo subito sarà doloroso per gli anni a venire. L’ostracismo internazionale non scomparirà. E, naturalmente, i morti non torneranno. E nemmeno molti degli ostaggi.”

I leader militari e politici sia a Tel Aviv che a Washington si abbandonano alle fantasie di replicare duramente all’Iran se Teheran dovesse al colpo illegale che ha subito dovrebbero tenere a mente questa variabile chiave: l’Iran conduce esercitazioni militari congiunte con Russia e Cina da più di quattro anni. Se l’Iran venisse attaccato, le probabilità che Russia e Cina corrano in suo aiuto sono alte. Ma i guerrafondai  forse sono obnubilati dal sangue dei civili palestinesi per capirlo chiaramente.

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