domenica 14 aprile 2024

Cutro, ecco chi fermò la Guardia costiera. “Nuove regole dettate dal livello politico”.

Una mail del comandante del capitano di vascello Gianluca D’Agostino del comando delle Capitanerie di porto rivela le nuove disposizioni impartite a giugno 2022.

 

(di Alessandra Ziniti – repubblica.it)

C’è un documento che certifica una verità sconcertante: l’ingerenza del livello politico nella definizione delle regole di ingaggio per gli interventi in mare nell’ambito del fenomeno migratorio. Quelle regole di ingaggio a cui, davanti alla camera ardente per le 94 vittime ritrovate del naufragio di Cutro, fece riferimento l’allora comandante della capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi per giustificare il mancato intervento della Guardia costiera in soccorso del caicco Summer love.

Il documento ridefinisce l’operatività in mare, dà priorità alle operazioni di law enforcement condotte dalla Guardia di finanza, ma – per la prima volta – limita espressamente l’intervento della Guardia costiera ( unico corpo con mezzi e professionalità adatte) ai casi dichiarati eventi Sar, cioè di ricerca e soccorso. In altre parole, solo nei casi di imbarcazioni a rischio conclamato.

Le nuove regole di ingaggio

Eccolo dunque il documento, tirato fuori dalla trasmissione “Il Cavallo e la Torre” di Marco Damilano. È una mail firmata dal capitano di vascello Gianluca D’Agostino, capocentro operativo nazionale e dell’ Imrcc ( il centro di ricerca e soccorso della guardia costiera) e inviata a tutte le capitanerie locali. È qui che, nero su bianco, viene tirato in ballo il «livello politico».

Scrive il capitano di vascello D’Agostino: « A seguito di tavoli tecnici interministeriali sono state impartite dal livello politico alcune disposizioni tattiche per gli assetti della Guardia di finanza che, di fatto, in parte impongono alcune riflessioni sul nostro modus operandi. A far data dalla presente, le attività di intervento delle unità navali della Guardia costiera, in caso di eventi connessi al fenomeno migratorio, si dovranno sviluppare nel rispetto dei seguenti parametri».

Seguono una serie di disposizioni tecniche che prevedono che, di fatto, l’intervento della guardia costiera,sia entro che oltre le 12 miglia ( limite delle acque territoriali), «potrà essere eseguito solo dichiarando evento Sar». Dunque, se una barca carica di migranti non viene classificata come evento Sar ( classificazione che per altro proprio alla sala operativa del centro di ricerca e soccorso di Roma), le motovedette della guardia costiera restano in porto e l’intervento è di polizia ed è di competenza della Guardia di finanza.

La ricostruzione di quella notte

Esattamente quello che è avvenuto la notte tra il 25 e il 26 febbraio del 2023 quando, arrivata la segnalazione dalla sala operativa di Frontex di quel caicco evidentemente carico di migranti ma mai dichiarato a rischio navigazione nonostante il meteo proibitivo, i mezzi della Guardia di finanza uscirono in mare e poi rientrarono con il peggiorare del tempo mentre quelli della Guardia costiera, adatti alla navigazione con ogni tipo di meteo, rimasero tranquillamente in porto. «Abbiamo operato secondo le nostre regole di ingaggio che non promanano neanche dal nostro ministero ( quello delle Infrastrutture e trasporti) ma da quello dell’Interno. Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose, dovreste conoscere le regole che ci sono a livello interministeriale», le parole dette nell’immediatezza dei fatti dal comandante della capitaneria di porto Aloi ( mesi dopo trasferito ad altro incarico) che l’ufficiale non ha mai più voluto( almeno pubblicamente) chiarire. E che adesso questo documento, datato sette mesi prima della strage di Cutro, potrebbe bene spiegare.

Le conseguenze delle nuove disposizioni

La mail firmata dal capitano di vascello che dà conto delle nuove disposizioni «impartite dal livello politico» è del 27 giugno 2022: sono le ultime settimane del governo Draghi di unità nazionale a cui partecipa la Lega. Al ministero dell’Interno c’è Luciana Lamorgese, suo vice il leghista Nicola Molteni.

Cosa significano queste nuove disposizioni nell’operatività in mare è evidente. Il livello politico modifica l’organizzazione del soccorso in mare rendendo di fatto discrezionale l’intervento della Guardia costiera che, per istituto, è sempre uscita in mare ovunque e comunque senza attendere il permesso di nessuno e senza mai condizionare il proprio operato a quello di un altro corpo di polizia, in questo caso la guardia di finanza.

Se e come queste disposizioni possano aver pesato in quello che è successo la notte tra il 25 e il 26 febbraio lo valuterà l’inchiesta sui mancati soccorsi della Procura di Crotone, con sei indagati tra Guardia di finanza e Guardia costiera, ormai in dirittura d’arrivo. I legali di alcuni familiari delle vittime hanno annunciato il deposito di questo documento agli atti dell’inchiesta.

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