mercoledì 23 ottobre 2013

Sei un politico disoccupato? Niente paura C’è sempre un porto sicuro che ti aspetta.


IL VALZER DELLE NOMINE. A destra e a sinistra, la guida delle autorità portuali viene affidata spesso a esponenti politici rimasti senza altri incarichi.

Riccardo Villari in un’immagine di archivio (Ansa/Montani)
Riccardo Villari
corriere.it sergio rizzo Temendo forse l’invasione via mare di qualche virus letale, ecco che il Parlamento si appresta a mettere il bollino sulla designazione di Riccardo Villari al vertice dell’autorità portuale di Napoli, decisa dal presidente della Provincia Luigi Cesaro, pidiellino. Il senatore napoletano è infatti un medico, noto specialista di malattie infettive. Epatologo, per l’esattezza. E pazienza se i soliti grillini protestano per bocca nientemeno che del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che in una interrogazione sbraita come sia «del tutto evidente che dalla sua carriera professionale non può derivare alcuna competenza nella gestione di un’autorità portuale». Ciò che conta in certe nomine, come tutti sanno, è soltanto la competenza politica.


UN QUARTO DI SECOLO - Quella, Villari ne ha da vendere. E’ nel giro da un quarto di secolo, prima nella Dc napoletana di Vincenzo Scotti, quindi nel Cdu di Rocco Buttiglione, poi nella Margherita e nel Partito democratico di Walter Veltroni. Nel 2008 viene nominato a sorpresa con i voti del centrodestra presidente della commissione di Vigilanza Rai,e quando il Pd gli chiede di dimettersi, lui si rifiuta. Abbandonato il centrosinistra, passa con i Responsabili che a dicembre 2010 salvano il governo di Silvio Berlusconi che gli dà un posto da sottosegretario al ministero dei Beni culturali dove non restano tracce particolari del suo transito. Per approdare definitivamente con il Pdl e rientrare in Senato: da cui si appresta a sbarcare al porto di Napoli. LE LEGGI DELLA POLITICA - Ma poi, non era forse stato spedito qualche tempo fa l’ex senatore sardo Piergiorgio Massidda a capo dell’autorità portuale di Cagliari? E non è forse un medico anche lui? Vero è che in questo caso il Consiglio di Stato, si è appreso a settembre, ha annullato la nomina con la motivazione che gli mancano le competenze specifiche. Le leggi della politica, però, sono implacabili: come dimostra un terzo caso portuale. Stavolta, a sinistra. Se Villari è destinato al porto di Napoli, l’ex sottosegretario alla Difesa del governo di Romano Prodi, Lorenzo Forcieri, attende la riconferma come presidente dell’autorità portuale di La Spezia, incarico che ha avuto nel 2009 dopo essere rimasto fuori dal parlamento alle elezioni del 2008. Nel novembre del 2012, però, gli si spalancano di nuovo, inaspettatamente, le porte della Camera: subentra a Giovanna Melandri, dirottata alla guida del Maxxi. Siccome sa di non durare a lungo, resta anche presidente dell’autorità.
TRASPARENZA - L’attrazione per la politica nazionale tuttavia è così forte da fargli decidere di correre per le elezioni politiche. Ma rinuncia «per amore del porto», dopo che i vertici locali del suo partito gli hanno chiesto di fare un passo indietro: evidentemente per non rompere le uova nel paniere. Come rifiutargli, a quel punto, una riconferma all’authority? E non si parli di porti trasformati in poltronifici… Perché c’è chi arriva, ma c’è anche chi parte. Gabriele Aulicino, ufficiale della Capitanerie di porto, per esempio. Un anno fa ha traslocato alla Consob, chiamato dal presidente Giuseppe Vegas come responsabile dell’Ufficio attività parlamentare e di governo. Grado equipollente: condirettore. La nomina ha fatto insorgere il sindacato Falbi, che ha presentato ricorso al Tar e l’ha avuta vinta. Per tutta risposta nel decreto sulla stabilizzazione dei precari targato Gianpiero D’Alia è spuntato a sorpresa un emendamento che, sostengono sempre quei guastafeste del Movimento 5 stelle, avrà come conseguenza la stabilizzazione anche del «portuale» Aulicino alla Consob. Un autentico e incomprensibile capolavoro di burocratichese: «all’articolo 1, comma 166, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, sostituire le parole: “entro dodici mesi dall’entrata in vigore della presente legge” e le parole: “con riferimento alla data di entrata in vigore della presente legge” con le seguenti: “per il personale in effettivo servizio alla data di entrata in vigore della presente legge, entro i termini di cui all’articolo 4, comma 6, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101…”». Alla faccia della tanto sbandierata trasparenza delle norme.

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