- di Antonello Sotgia
Giovedì 31 ottobre la Conferenza Stato Regioni è chiamata ad approvare il piano casa. Sarà assediata dai movimenti di lotta per l’abitare.
“Problematiche ed intenti nel campo delle politiche abitative”. Questo il secco, ed unico, punto all’ordine del giorno per l’incontro del 31 ottobre della Conferenza Stato-Regioni. Andando sul sito della Conferenza[...] , di questa convocazione, ancora però, non c’è traccia. Comunque si terrà perché, questa volta, l’agenda la hanno scritta i movimenti del diritto all’abitare, il popolo del 19 ottobre che, assediando il Ministero delle Infrastrutture e costringendo il ministro Lupi a riceverli, ha posto precise domande su un nuovo modo di intendere l’abitare.La Conferenza, che per statuto, ha il compito di “perseguire l’obiettivo di realizzare la leale collaborazione tra Amministrazioni centrale e regionale”, è chiamata, ora, a rispondere di come abitare la città e quindi di case.
Di quelle che ci sono, ma che, tenute chiuse è come se non ci fossero; di quelle che ci sono, ma che vorrebbero scrollarsi di dosso chi non può più pagare il canone di locazione; di quelle che, ancora non ci sono, ma che, indifferentemente a tutto quello che sta accadendo, si vorrebbe continuare a costruire gettando, contestualmente, per strada 260 mila famiglie. Tante risultano infatti quelle sottosfratto.
Questa ultima parte del programma: costruire e cacciare è quanto sta andando dicendo in questi giorni l’ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori). E’questa la loro risposta all’abitare. Addentata dalla manifestazione del 19 ottobre, la potente lobby dei costruttori, teme che, sommando la richiesta di moratoria degli sfratti (questo chiedono i movimenti) qualora fosse concessa, con le nuove modalità fiscali introdotte dal governo per la gestione della crisi per cui si stanno stracciando le vesti e giù a far di conto per cercare di conquistare la solidarietà di chi reputava l’Imu un affronto lesivo alla propria proprietà, si “rischi di disincentivare gli investimenti immobiliari”.
Ha detto proprio così l’ingegner Paolo Buzzetti che dell’Ance è il potentissimo presidente nazionale. In audizione dal ministro evidentemente deve aver pensato alla “leale collaborazione” di cui Lupi e i tanti governatori, saranno chiamati a dar prova giovedì 31 e, lealmente per quello che lo riguarda, ha detto ciò pensa: andiamo avanti incrementando i fondi per un piano per le infrastrutture; vogliamo uno stanziamento di 70 miliardi ed ordina?: tenete fuori questi soldi dal fatidico tetto non superabile fissato dall’Europa del 3%.
Giorni prima, il suo omologo romano Edoardo Bianchi, presentandosi alla città (sic) come nuovo presidente della sezione romana dei costruttori, ha riassunto mirabilmente soprattutto al sindaco Marino (ultra citato nel corso del proprio discorso) le coordinate di questo credo edilizio e come si dovrebbe procedere nel caso specifico romano: “oggi, governare deve essere sinonimo di scelte coraggiose, forse impopolari, ma rigorose e chiare. Se questo avverrà noi (costruttori) saremo al vostro (dei politici) fianco. Noi siamo una potenzialità irrinunciabile di questa città. Non abbiamo nessuna intenzione di abdicare al nostro ruolo di protagonisti di un nuovo sviluppo e di un futuro migliore”.
Una, neanche velata, dichiarazione a lasciar fare a loro. I movimenti, con l’acampada del 18 e dei giorni successivi, hanno detto che a decidere sulle proprie condizioni di vita dovranno essere i territori chiamati ad esprimere la propria sovranità decisionale sull’abitare, iniziando con il rispedire al mittente chi, in nome della politica di austerità, ha condotto, per assecondare il dominio del capitalismo finanziario attraverso l’impoverimento continuo della vita di ognuno di noi, l’attacco all’abitare le città.
Il blocco degli sfratti deve essere immediato e totale. Da non limitare, come spesso è accaduto, a pochi segmenti abitativi. La morosità non è una colpa o un accidente, è figlia dalla crisi; frutto di chi ha voluto impastare le case del nostro paese con rendita mista a cemento. E’ da troppo tempo che non esiste un vigoroso stanziamento di risorse per un piano di edilizia popolare che dovrà essere fatto di case da recuperare, utilizzando il patrimonio edilizio esistente dismesso da riconvertire alle forme proprie dell’edilizia sovvenzionata.
Si può fare e non è difficile. A Lupi, la delegazione dell’acampada, incontrata il 22 ottobre, ha ben spiegato anche come farlo: sarebbe sufficiente utilizzare per l’edilizia pubblica quanto attualmente stanziato per TAV o Expo. Non una graziosa concessione, quanto farla finita con atti di distruzione che, in modo “reale” con le grandi opere o, in modo “creativo” con atti di ingegneria bancaria finanziaria, hanno costretto larghe masse di persone all’indebitamento coatto per avere un tetto o a subire vessazioni ed esclusioni negando qualsiasi diritto alla città.
Per ora nella redazione del proprio piano (che prima di prendere la forma di decreto legge dovrà ricevere l’ok proprio della Conferenza) Lupi sembra voler tener conto di quanto richiesto dai movimenti. Ha già dichiarato che la proroga degli sfratti “è una vecchia risposta” ed è pronto a lanciare un programma che come fa filtrare di “rapido impatto”.
Si scrive piano, ma si legge, ancora la stessa musica di sempre.
Quella che tiene congelato nel freezer quel miliardo ( 1,61 miliardi più precisamente) di fondi ex- Gescal che le regioni continuano a non utilizzare. Su 1miiliardo e 46.995,3 milioni di euro in giacenza, le regioni nel primo semestre di quest’anno hanno “opzionato”poco più di 62 milioni.
Quello di “girare” alle banche (è una novità?) due miliardi dalla Casa Depositi e Prestiti per l’erogazione di mutui a chi, distrutto dalla crisi, difficilmente potrà accedervi. Vi potranno accedere precise categorie sociali, ma quante saranno le giovani “coppie” che potranno caricarsi di un mutuo a fronte di una disoccupazione giovanile elevatissima e i sei milioni complessivi di disoccupati? quante le famiglie con un “soggetto disabile” che ogni giorno debbono con i loro soldi supplire al continuo taglio di forme di assistenza; quante le famiglie numerose chiamate ogni giorno a resistere alle spese continue per la nutrizione, l’assistenza, l’istruzione?
Quello di dotare con una cifra assolutamente insufficiente (40 milioni) il fondo di aiuto ai morosi e 100 come contributo all’affitto. Insomma il contributo maggiore, anche se non lo dice, sembra destinato ad aiutare a “ liberare “ le case, a surfare intorno al dramma degli sfratti.
Ma il surfista Lupi rischia d’infrangersi contro l’onda dei movimenti.
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