Il gip non ha convalidato il fermo per i sei antagonisti. I pm avevano contestato ai dimostranti il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Un presidio di attivisti fuori da Regina Coeli aveva chiesto la liberazione dei detenuti.
Sono tutti liberi i manifestanti fermati per gli scontri durante il corteo di sabato a Roma. Ma la procura di Roma sta valutando se impugnare il provvedimento del gip Riccardo Amoroso, che non ha convalidato il fermo per i sei dimostranti. Il pm Luca Palamara aveva contestato loro il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. La decisione del giudice per le indagini preliminari è arrivata dopo una lunga camera di consiglio e gli interrogatori di garanzia dei sei manifestanti. “Non c’erano prove sufficienti per convalidare gli arresti”, ha spiegato l’avvocato Francesco Romeo, legale di due dei fermati. “Abbiamo presentato dei filmati al giudice che ha deciso di non emettere alcuna misura – ha aggiunto il collega Flavio Rossi Albertini, che assiste altri due dimostranti -. Non sono state riscontrate le versioni dei verbali di arresto”.
“C’è giustizia in questo Paese”, è il commento a caldo di una delle detenute. “Lo sapevo che mia figlia era innocente e se ne sono resi conto anche i giudici”. Intanto, davanti al carcere di Regina Coeli, dove erano detenuti quattro dei sei fermati, era stato organizzato un presidio in solidarietà ai manifestanti. Centinaia di attivisti erano scesi in piazza per chiedere la liberazione dei propri compagni, tanto che le forze dell’ordine avevano bloccato al traffico il tratto di via della Lungara di fronte alla struttura. L’accesso era rimasto riservato alle numerose telecamere, ad avvocati e parenti dei detenuti.
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