Ben diverse sono state le reazioni di fronte alla rivelazione che i servizi segreti militari statunitensi monitoravano le conversazioni telefoniche e le email della Merkel e dei politici italiani: molte dure quelle della Merkel e molto soft quelle dei nostri governanti.
Alcuni saranno portati a giustificare questa differenza considerando il diverso peso che hanno le due nazioni.
La Germania, la locomotiva d'Europa, con un premier reduce da elezioni politiche vinte alla grande, è uno dei pochi Paesi occidentali in crescita comePil ed esportazioni: uno Stato solido e con i conti in ordine.
L'Italia è il fanalino di coda dell'Europa: un Pil in continuo e forte calo, un debito pubblico disastroso, un premier ostaggio di una maggioranza appesa alle vicende giudiziarie di Berlusconi, condannato per frode fiscale e rinviato a giudizio per corruzione di parlamentari. Il senso dell'indipendenza e la dignità nazionale variano molto a seconda che tu sia un Paese fortissimo o un Paese debolissimo.
D'altra parte, perché intercettare sistematicamente Berlusconi, o Monti, o Letta? In fondo l'Italia è impegnata al fianco degli USA in Afghanistan, ma anche in Iraq, dove abbiamo istruttori di polizia. E spendiamo un miliardo di euro all'anno in missioni militari.Se siamo stati intercettati poco, è perché oltre a essere deboli siamo fedeli: siamo il migliore o quasi alleato degli Usa, pronto a scimmiottarne anche i sistemi politici, dal maggioritario al presidenzialismo.
Le intercettazioni ci sono state, perfino quelle inglesi e certamente quelle cinesi, per copiare i nostri segreti industriai (qualcuno ne abbiamo ancora), ma non ci inquietano più di tanto. E' innanzitutto una questione culturale.
Nessun commento:
Posta un commento