domenica 6 ottobre 2013

La strage di Lampedusa, polemica sui soccorsi Indagati i migranti nel giorno della commozione.


(Ansa)

Prima le polemiche sui soccorsi. Quindi le lacrime e la commozione per le vittime. Infine il dibattito sulle indagini, che porteranno inevitabilmente, all’iscrizione sul registro degli indagati dei 155 migranti salvati dalle onde. Per la legge Bossi-Fini, dovranno tutti rispondere di immigrazione clandestina.


corriere.it Tra rabbia e commozione è così trascorsa un’altra giornata a Lampedusa dopo il naufragio di giovedì. Ma prima di ogni altra cosa, un’aggiornamento sul bilancio dei caduti e dei sopravvissuti. Le vittime accertate sono 111, 252 i dispersi, 155 i superstiti. LA COMMEMORAZIONE - Alla cerimonia di commemorazione tenuta nell’hangar adiacente l’aeroporto hanno preso parte anche alcune decine di sopravvissuti. Sono giunti a bordo di un pullman e si sono raccolti in silenzio davanti alle 111 bare. Si tratta dei parenti che avevano manifestato il desiderio di riconoscere e pregare per i loro cari. Un riconoscimento, ha spiegato il sindaco Giusi Nicolini, compiuto non direttamente ma attraverso i pochi effetti personali trovati addosso ai corpi. La cerimonia religiosa è stata presieduta da don Antonio Nastasi, il parroco dell’isola. Hanno voluto partecipare anche una trentina di migranti ospitati nel Cpa e sbarcati precedentemente. Sono giunti a piedi sino al cancello dell’hangar. Presente la presidente della Camera Laura Boldrini che ha chiuso in questo modo la sua intensa visita a Lampedusa, assieme a una delegazione di parlamentari.

LE POLEMICHE SUI SOCCORSI - Per tutta la giornata, insieme al dolore, ha tenuto banco la polemica sui soccorsi. A innescare la miccia sono le dichiarazioni di alcuni dei soccorritori dei naufraghi. Primo fra tutti Vito Fiorino, proprietario della barca Gamar, che la notte del naufragio dormiva in rada. È stato lui il primo a sentire le grida dei profughi che sono finiti in acqua. «Noi cercavamo con tutte le nostre forze di tirare su quanta gente possibile - racconta ai giornalisti - Invece sulla motovedetta della Capitaneria di porto c’era chi pensava a fare fotografie e video. Era difficile riuscire a farli salire a bordo perché ci scivolavano dalle mani». Poi ribadisce quanto gia’ denunciato nei giorni scorsi dal turista Marcello Nizza, tra i soccorritori di quella notte: «Noi portavmo su i profughi quattro alla volta, poi quando la mia barca era troppo piena e rischiava di affondare abbiamo chiesto alla Capitaneria di farli trasbordare e continuare con il salvataggio. Invece ci hanno risposto che non potevano perché dovevano aspettare il protocollo. Incredibile». Fiorini punta l’indice anche sui ritardi nei soccorsi: «Erano le 6.30, forse 6.40 quando ho dato l’ordine di chiamare la Guardia costiera, ma loro sono arrivati alle 7.30. LA RISPOSTA - Quarantotto ore dopo la strage di Lampedusa, la Guardia costiera si affida ai numeri per respingere le accuse di chi ha parlato di ritardi o parziali «omissioni» dei soccorsi: «Dopo aver ricevuto la segnalazione di allarme via radio uhf alle 7, siamo immediatamente intervenuti con le nostre unità navali arrivate sul posto del naufragio prima delle 7,20: grazie anche alla cooperazione di soggetti privati, abbiamo salvato tutti quelli che erano sparsi in acqua e strappato al mare 155 vite. Dal primo gennaio a oggi sono stati oltre 28mila i migranti tratti in salvo, 8mila dei quali solo a settembre: tra questi ultimi 1.400 bambini».
PROCURA - I superstiti del naufragio di Lampedusa, dopo essere identificati, saranno indagati per immigrazione clandestina dalla Procura di Agrigento. La contestazione non sarà mossa ai minorenni. Nessuna iscrizione è ancora materialmente avvenuta, ma ci sarà, perché è un atto dovuto, spiegano i magistrati, legato all’ex decreto legislativo 286 del 1998, poi diventata nel 2002 legge Bossi-Fini. Per il presidente del Senato Piero Grasso «è un atto inumano, ma inevitabile». Il procedimento di iscrizione nel registro degli indagati degli extracomunitari che entrano in Italia senza permesso è, infatti, automatico. Lo prevede una modifica introdotta nel 2009 alla Bossi-Fini, con la norma 10/bis che ha istituito il reato di clandestinità, punibile con una multa di 5.000 euro. Dalla Procura di Agrigento spiegano che «è un atto dovuto» e che, quindi, «non si poteva fare altrimenti». Nessun indagine, è stata istruita fino a questo momento sui soccorsi prestati in mare ai migranti che erano sul barcone naufragato.
DENUNCIA - Una denuncia, secondo quanto scrive il quotidiano La Sicilia, sarà presentata, invece, alla procura militare di Napoli da un generale dell’aeronautica militare in congedo, Vittorio Scarpa, che ha annunciato l’iniziativa per fare chiarezza su chi e perché non avrebbe avvertito la guardia di finanza del naufragio. Secondo la ricostruzione del giornale, infatti, due motovedette delle Fiamme gialle sarebbero rimaste attraccate al molo nelle ore immediatamente successive al naufragio.
Invece i profughi superstiti del naufragio di Lampedusa, sono indagati quasi tutti per immigrazione clandestina. Fatta eccezione per i minori, tutti gli altri immigrati, piu’ di cento, sono infatti stati iscritti, come prevede la legge Bossi-Fini, nel registro degli indagati per immigrazione clandestina. A darne conferma e’ sempre il procuratore capo di Agrigento Renato Di Natale. «E’ un atto dovuto -spiega- non potevamo fare altrimenti».

BOLDRINI - Sul versante politico intanto, mentre il premier francese, Jean-Marc Ayrault, chiede una riunione urgente dei paesi europei sull’immigrazione dopo la tragedia, in Italia non si placa la discussione che vede al centro la legge Bossi-Fini sull’immigrazione: «Con le misure repressive non risolveremo il problema: è impensabile che chi non ha nulla da perdere e fugge da guerre, miseria e morte si fermi davanti a un’ipotesi di reato» ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini.

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