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di Cesare Sacchetti
Se questa storia avesse avuto come protagonisti i leader della Russia o di qualche altro Paese appartenente al blocco dei BRICS, a quest’ora i lettori l’avrebbero già vista su tutte le prime pagine dei quotidiani Occidentali per giorni e giorni.
Quando però scandali di questo tipo, reali e di enorme portata, riguardano gli amici delle corrotte democrazie liberali Occidentali, allora tali casi non esistono.
E’ quanto visto, ad esempio, in un altro scandalo già trattato in precedenza su questo blog riguardo alla enorme commissione ricevuta dal marito di Ursula Von der Leyen, Heiko, nell’ambito del contratto dei vaccini Pfizer firmato dall’UE.
La Von der Leyen avrebbe ricevuto indirettamente da tale affare con la Pfizer la enorme somma di 760 milioni di dollari ma, ad oggi, ancora nessun media europeo ha scritto di tale storia e tantomeno nessuno si è nemmeno mai sognato di chiedere le dimissione del presidente della Commissione europea.
Questa storia ha probabilmente delle dimensioni di malaffare e corruzione forse persino superiori a quella del contratto dei vaccini firmato dalla Von der Leyen con la Pfizer.
I narcotrafficanti parlano di consegnare droga a Zelensky
Il protagonista è Volodymyr Zelensky, corrotto presidente dell’Ucraina, che ha preso il potere nel Paese soltanto dopo che Washington e il suo apparato eversivo costituito da una interminabile rete di ONG sorosiane avevano rovesciato il precedente e legittimo presidente Yanukovich attraverso il famigerato golpe dell’Euromaidan del 2014.
Due narcotrafficanti argentini sono stati intercettati dall’Interpol, organizzazione di certo non “amica” della Russia, mentre parlavano della consegna di una grossa partita di droga, almeno 300 kg di cocaina, che avrebbe avuto luogo all’aeroporto di Buenos Aires, il giorno in cui è arrivato in Argentina Zelensky e la sua delegazione per assistere alla inaugurazione del presidente Milei.
I due parlano con estrema naturalezza della consegna di cocaina proprio alla delegazione di Zelensky e non si mostrano minimamente preoccupati in quanto lo scambio, droga in cambio di denaro, sarebbe stato autorizzato dalle stesse autorità argentine alle quali presumibilmente sarebbe andata una fetta della torta del grosso affare.
Appare difficile pensare, considerato l’enorme quantitativo importato dagli ucraini, che la droga fosse soltanto per uso personale anche se più di qualcuno ha notato in più di un’occasione come il presidente ucraino manifesti tutti i sintomi della dipendenza da cocaina.
La conversazione dei due narcotrafficanti su Zelensky
Volodymyr Zelensky in questa conversazione viene comunque raffigurato semplicemente per quello che in realtà è.
Non un capo di Stato, ma soltanto un fantoccio nelle mani della criminalità organizzata che si serve della sua figura politica per perpetrare i peggiori traffici.
Era già emerso in passato come il presidente ucraino fosse soltanto un prestanome degli oligarchi askenaziti ucraini quando era stato rivelato che Zelensky aveva a suo nome un conto presso la Dresdner Bank in Costa Rica sul quale era depositata la enorme somma di 1,2 miliardi di dollari.
Il denaro però non era suo ma di tre oligarchi quali Rinat Akhmetov, Viktor Pinchuk, e Igor Kolomoisky.
I tre si sono serviti di Zelensky per riciclare un fiume di denaro sporco che proviene quasi certamente dalle peggiori attività illecite che hanno luogo in Ucraina.
L’Ucraina sotto i nazisti di Azov e con la benedizione delle varie istituzioni liberali europee, quali l’UE e la sua Commissione europea, è diventata il luogo prediletto per mettere in atto i più ripugnanti e disumani traffici mai visti al mondo.
E’ in Ucraina che ricchi signori Occidentali si recano per comprasi gli organi dei quali hanno bisogno per i loro trapianti, ed è sempre in Ucraina che questi signori vanno per soddisfare le loro perversioni sessuali con bambini, non di rado anche ben al di sotto dei 14 anni.
L’Ucraina è il paradiso degli orchi di tutto il mondo, e Zelensky, ucraino di origini ebraiche, ha preso il suo popolo e i suoi bambini per darli in pasto ai predatori.
Stavolta emerge un altro traffico nel quale sarebbe coinvolto sempre il presidente ucraino, ed è quello di droga del quale parlavano i due narcotrafficanti al telefono.
L’Argentina al centro del traffico di droga
Questo non deve destare alcuna sorpresa al riguardo perché la pratica di importare ed esportare cocaina ed eroina attraverso le valigie diplomatiche è alquanto consolidata.
Alcuni anni addietro proprio l’Argentina finì nuovamente al centro di un vasto traffico di droga internazionale nel quale alcuni membri di una banda di narcotrafficanti avevano provato a spedire grossi quantitativi di cocaina attraverso l’ambasciata russa a Buenos Aires.
L’ambasciatore russo dell’epoca, Viktor Koronelli, informò rapidamente il servizio di intelligence russo, l’FSB, e il tentativo di esportare la droga fallì per il tempestivo intervento delle autorità russe che a differenza dei loro “partner” Occidentali quando si tratta di intervenire per contrastare il narcotraffico lo fanno davvero.
L’Argentina sembra essere una delle rotto privilegiate del narcotraffico come fa notare il giornalista e geopolitico messicano, Marcio Forte, che è stato tra i primi a raccontare di questo enorme scandalo del tutto ignorato, non sorprendentemente, dai media Occidentali.
Le caratteristiche politiche e monetarie dell’Argentina fanno del Paese uno dei luoghi eletti dai trafficanti di droga in quanto purtroppo l’Argentina ha una lunga storia di presidenti al soldo dell’anglosfera che hanno indebitato il Paese con istituzioni quali l’FMI, una delle architravi del sistema finanziario anglosionista, attraverso il quale sono stati contratti debiti pari a 57 miliardi di dollari, una cifra, come ha spiegato la corte dei Conti argentina, la auditoria general, che è ben al di sopra della capacità di indebitamento argentina.
All’Argentina nel corso degli anni sono stati stretti dei cappi da parte del mondo finanziario internazionale attraverso dei presidenti che risultano essere tutti posti sotto il controllo dell’anglosfera.
Anche l’attuale presidente Javier Milei non sembra purtroppo fare eccezione a questa regola considerata la sua completa devozione al mondo del neoliberismo del quale è completamente intriso tanto da avere già attuato dei massici tagli alla spesa pubblica in omaggio proprio a questa scuola di pensiero economica che mette falsamente lo Stato sullo stesso piano di una piccola impresa.
Milei è noto anche per essere devotissimo alla famigerata lobby ebraica dei Chabad Lubavitch e si è recato di recente nella loro sede di New York, laddove sono stati scoperti da poco dei passaggi sotterranei nei quali sono stati trovati persino dei seggioloni da bambino.
Le immagini che sono venute alla mente in quel momento sono raccapriccianti, e purtroppo sono perfettamente in linea con la storia pedofilia di questa setta che in più di un’occasione attraverso i suoi rabbini ha esplicitamente difeso tale pratica, definendola poi un non così grave peccato.
Viene difficile pensare di conseguenza che se c’è stata una consegna di 300 kg di cocaina alla delegazione presidenziale di Zelensky, il presidente argentino non lo sapesse a meno che la situazione in Argentina non sia talmente compromessa che il suo capo di Stato non sa nemmeno cosa succederebbe in uno degli aeroporti più grande del suo Paese, dove soltanto con il consenso delle autorità locali tale consegna sarebbe potuta avvenire.
E se c’è stata questa consegna, è presumibile pensare che ci sia stata ovviamente una contropartita di denaro offerta da Zelensky e i suoi che poi si sarebbero incaricati di smerciare la cocaina non solo in Ucraina ma su tutte le piazze più importanti dell’Europa Occidentale e Orientale.
Servizi e alta finanza: i veri signori della droga
La politica e la diplomazia si rivelano in questo caso e molti altri come i perfetti canali per trafficare droga e costruire delle strade privilegiate dello spaccio di droga internazionale.
L’immagine che viene offerta in continuazione dai media mainstream e dalla filmografia italiana e hollywoodiana sul traffico di droga è una quasi folkloristica.
Il grande pubblico è stato sommerso di narrazioni nelle quali gangster di basso livello e mafie locali vengono raffigurati come i principali signori del narcotraffico, quando la vera storia del narcotraffico è narrata, ad esempio, in un rapporto ufficiale redatto dal deputato americano John Conyers intitolato “Una rete intrecciata: storia della complicità della CIA nel traffico internazionale di droga”.
In questa relazione si racconta la vera storia del narcotraffico che è iniziata già nei lontani anni 40 quando il precursore della CIA, l’OSS, stipulava degli accordi con la mafia siciliana per sbarcare in Sicilia a dimostrazione, ancora una volta, di come la Repubblica costituzionale dell’anglosfera nata in quegli anni sia stata battezzata sin dai primi anni di vita con l’acqua sporca della corruzione e del malaffare.
L’OSS in quegli anni poi intratteneva rapporti molto stretti con i mafiosi italo-americani che erano stati allontanati dal fascismo e da Mussolini e con Meyer Lanksy, altro gangster di origine ebraica.
Negli anni del dopoguerra i rapporti tra l’intelligence americana e i narcotrafficanti si sono fatti ancora più stretti attraverso accordi con le mafie cinese e giapponesi che dominano il traffico di oppio e metamfetamine in tutto il Sud-Est asiatico.
Anche in America Latina gli Stati Uniti sono i principali coordinatori del traffico attraverso i loro stretti rapporti con il dittatore di Panama, Manuel Noriega, che negli anni 70 allestirà un massiccio traffico di droga e al quale George H. Bush, allora direttore della CIA, elargì la somma di 110mila dollari.
Le droghe viaggiano e si spostano in ogni angolo del pianeta perché gli uomini del mondo dell’intelligence dei Paesi Occidentali sono i primi a dirigere il traffico di droga e l’immenso fiume di denaro da esso generato giunge poi al piano superiore dell’alta finanza internazionale e nelle sue banche.
Gli autori del celebre libro Dope, Inc. spiegano come siano le banche della famiglia Rothschild a beneficiare di questo traffico e ancora oggi veniamo investiti da una grottesca rappresentazione della storia del narcotraffico fatta di fiction spazzatura dalle quali falsi eroi antimafia costruiti dall’establishment ricevono poi ingenti profitti.
Quanto accaduto in Argentina con il presidente Zelensky sarebbe soltanto un nuovo capitolo di questa storia.
Un capitolo nel quale ancora una volta vediamo che i veri trafficanti di droga sono i cosiddetti rispettabili, gli uomini in doppiopetto che entrano nei vari consessi internazionali e che parlano della necessità di combattere il narcotraffico quando essi sono i primi che gestiscono e lucrano dallo spaccio internazionale.
E’ una storia che non è stata raccontata dai media poiché i loro proprietari non hanno alcun interesse a rivelare al pubblico chi sono i veri signori della droga in quanto i loro interessi spesso coincidono con quelli di questi ultimi.
Così come nulla è stato detto su questa conversazione intercettata dall’Interpol poiché il pubblico italiano ed europeo non deve sapere che personaggi come Giorgia Meloni e gli altri capi di governo e Stato europei non solo si abbracciano calorosamente ad un presidente filo-nazista e già coinvolto in sporchi affari di riciclaggio e di esperimenti umani sui bambini, ma anche parte attiva del traffico di droga internazionale.
La morale delle democrazie liberali alla fine è questa. Questi sistemi politici non fanno altro che dettare lezioni di etica alla Russia, quando essi sono i primi ad essere coinvolti nei peggiori traffici.
Le liberal-democrazie sono davvero l’apogeo della corruzione.
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