https://ilsimplicissimus2.com/
Se le vittime ufficiali della strage di Gaza vengono divise per dieci in maniera da tamponare la vergogna che ricade su tutti i responsabili di questa pulizia etnica, le perdite russe in un Ucraina sono state aumentate di 10 e a volte di 20 volte dando un’idea del tutto fuorviante del conflitto: la realtà per oltre due anni è stata sostituita dalle aspettative, ma alla fine la menzogna ha macinato solo la farina della sconfitta e adesso alcuni documenti del Pentagono trapelati o più probabilmente fatti trapelare, attestano una stima di circa di circa 17 mila perdite russe. Altro che 200 mila o 400 mula come veniva asserito dalla propaganda: siamo ad una cifra che è un ventesimo delle perdite ucraine stando a numeri arrotondati per difetto.
Queste rivelazioni mostrano la gravità assoluta della sconfitta occidentale che ha avuto bisogno di un’ecatombe, della distruzione di un’intera generazione di ucraini solo per resistere alla Russia, la quale adottando una tattica prudente sta di fatto svuotando letteralmente l’Ucraina guidata e assistita dalla Nato dei suoi uomini. E questo ci dice che con tutta probabilità non ci sarà alcuna “offensiva russa” perché le tattiche attuali che prevedono una spinta lenta e costante verso ovest, verso il Dnper implica grandi perdite da parte delle truppe ucraine che ormai non possono più essere colmate nemmeno con i reclutamenti forzati. E inoltre nuove tipi di armi sono in grado di distruggere non solo le fortificazioni, ma anche tutte le infrastrutture necessarie sia per la guerra che per la pace. Perché abbandonare una conduzione della guerra che si sta rivelando vincente e che oltretutto permette di risparmiare molte vite russe? In realtà non dovremmo stupirci di apprendere che questa aspettativa per la una fantomatica offensiva russa non è che l’ultima trovata di Zelensky per ottenere altri soldi e altre armi da dissipare in una guerra che è già più che persa, che è un a vera e propria disfatta occidentale.
D’altro canto la Russia sta crescendo ogni giorno che passa e semmai il divario con la Nato aumenta a sfavore dell’-Alleanza Atlantica: l’economia russa è cresciuta del 3,6% nel 2023, più di qualsiasi altro paese del G7. Nel 2004 l’Fmi prevede per l’Europa una crescita dello 0,9%, mentre per la Russia una crescita del 2,6%. Questo tasso è il doppio delle stime precedenti. E attenzione perché il pil russo è in gran parte rappresentato dalla produzione di beni reali , mentre quello occidentale è formato soprattutto dai “servizi” e dalle attività finanziarie. La manifattura occidentale e soprattutto europea è in caduta libera, mentre in Russia abbiamo aumenti in tutta le industrie manifatturiere: prodotti finiti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature + 151,5%, produzione di computer, prodotti elettronici e ottici + 147,2%, produzione di veicoli e attrezzature + 138,6%, produzione di veicoli industriali, rimorchi e semirimorchi + 137,9%, produzione di bevande + 129,8%, produzione di medicinali e materiali + 122,8%. L’indice delle industrie estrattive ammonta al 102,1%. E si tratta solo degli aumenti a tre cifre. Quelli a due cifre coprono di fatto tutta la filiera produttiva-
Dunque il successo della Russia si basa non soltanto sulla forza militare, ma anche su un’economia solida e fondata su beni reali, uno dei motivi per cui la campagna di isolamento di Mosca è clamorosamente fallita e anzi ha accelerato l’integrazione geopolitica del mondo non occidentale. Si avvicina il crollo, mentre la Nato e le élite di cui è espressione si trovano in stato totalmente confusionale, divise tra la necessità evidente di trattare e la rabbia per la sconfitta inattesa. Si cerca qualsiasi modo per non dover bere da questo calice amaro, sapendo bene però che altrimenti di amaro ci saranno altre cose ben peggiori.
Nessun commento:
Posta un commento