lunedì 27 maggio 2024

Quanto vale la falsa scienza?

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La cattiva scienza è diventata una attività lucrosa che mentre butta fumo negli occhi di un pubblico ingenuo o ignaro che si fida ciecamente e produce cose oscene. E’ dei giorni scorsi la notizia che l’editore scientifico Wiley con  217 anni di attività sulle spalle ha confessato che 11 mila ricerche sottoposte a peer review, sono in pratica carta straccia e che 19 delle sue riviste così compromesse da dover essere chiuse. Purtroppo tutto il sistema di produzione della scienza sta sprofondando in una palude dalla quale sarà difficile uscire se la forza del denaro non verrà contenuta: si pensi che le sole riviste scientifiche sono un affare da 30 miliardi di dollari l’anno e sono una catena essenziale per le carriere. Ma il solito sistema delle porte girevoli, tra università, pubblicazioni. società e centri di ricerca soffre di evidenti e deleteri cortocircuiti. Avremmo bisogno non di documenti  “peer reviewed”, ma di veri e propri dibattiti dal vivo e faccia a faccia. Solo quando il meglio di entrambe le parti dovrà rispondere alle domande portando i dati reali otterremo la vera scienza.

Ma naturalmente quella cattiva miete molte vittime: parecchi tra gli articoli della vergogna delle riviste pubblicate da Wiley pretendevano di essere studi medici seri, compresi esami sulla resistenza ai farmaci nei neonati con polmonite e il valore delle scansioni MRI nella diagnosi di malattie epatiche precoci. Le riviste coinvolte includevano Disease Markers, BioMed Research International e Computational Intelligence and Neuroscience. E il problema sta diventando sempre più grave perché le possibilità offerte dalla cosiddetta intelligenza artificiale alzano ulteriormente la posta in gioco. Un ricercatore dell’University College di Londra ha recentemente scoperto che più dell’1% di tutti gli articoli scientifici pubblicati lo scorso anno, circa 60.000 articoli, sono stati probabilmente scritti da un computer. In alcuni settori è peggio: quasi un articolo di informatica su cinque pubblicato negli ultimi quattro anni potrebbe non essere stato scritto da esseri umani.

Del resto è un po’ di tempo che va calando la fiducia nelle istituzioni accademiche che sono sempre più viste come imprese piuttosto che come istituzioni educative e tale percezione diventa sempre più netta con il moltiplicarsi degli episodi in cui le università, spinte da incentivi finanziari, trascurano le frodi accademiche e in qualche caso le avallano pure. Il nucleo della comunità scientifica è corroso, esacerbato da entità mediatiche, molto presenti nel mondo anglosassone della cosiddetta divulgazione che invece di tenersi lontane da ricerche dubbie, spesso le proteggono e agiscono per così in base a criteri politici, gettando benzina sull’incendio. Del resto nel dicembre dell’anno scorso  la stessa rivista Nature rivelò che nel solo 2023  1o mila documenti sono stati ritirati perché falsi, inconsistenti, copiati o insensati. Magari non prima di avere avuto una loro funzione economica e propagandistica. E ci sono quelli che con una sicumera senza fine ” credono nella scienza” senza nemmeno sapere di cosa stanno parlando, senza avere il minimo sentore della complessità della ricerca e delle situazioni che si vanno creando sempre più spesso e proprio questi adepti sono coloro che le stanno scavando la fossa trasformando un sistema di conoscenza in una fede ideologica.

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