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L’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Ginevra (GIPRI) ha presentato la settimana scorsa una comunicazione alla Corte penale internazionale, sollecitandola a mettere sotto indagine Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, per complicità in crimini di guerra in Palestina. Secondo il GIPRI, che ha prodotto la memoria insieme al Collectif de Juristes pour le Respect des Engagements Internationaux de la France (CJRF) e a una coalizione di cittadini internazionali, sussistono infatti ragionevoli motivi per ritenere che “il sostegno incondizionato del presidente della Commissione europea a Israele, militare, economico, diplomatico e politico” abbia contribuito ai “crimini contro l’umanità” e al “genocidio” commessi dalle forze armate israeliane nei territori occupati e tuttora in corso. L’Istituto ha evidenziato come von der Leyen abbia “aiutato, spalleggiato e altrimenti assistito nella commissione o tentata commissione di tali crimini”, fornendo anche i mezzi per commetterli, ai sensi dell’articolo 25(3)(c) dello Statuto di Roma della CPI.
Secondo il GIPRI, la presidente della Commissione europea – che, ai sensi dell’articolo 27 dello Statuto di Roma, non gode dell’immunità funzionale davanti alla Corte penale internazionale – si sarebbe resa complice di violazioni degli articoli 6, 7 e 8 del medesimo Statuto mediante atti positivi e condotte omissive. Ricordando che “nel periodo 2019-23, Israele è stato il terzo principale destinatario di armi fornite da uno Stato membro dell’UE, la Germania, a sua volta quinto esportatore di armi importanti al mondo”, il GIPRI afferma che Ursula von der Leyen sarebbe responsabile del sostegno militare allo Stato Ebraico, poiché “è stata determinante nell’assicurare la fornitura di mezzi” all’IDF. Si imputa poi a von der Leyen di aver sostenuto Israele a livello “economico e finanziario”, sia “rifiutando di fare qualsiasi passo verso la sospensione dell’Accordo di Associazione UE-Israele” sia promuovendo “nel corso dell’attuale assalto israeliano a Gaza nuovi strumenti di cooperazione UE-Israele”. Il GIPRI accusa anche la presidente della Commissione per il “sostegno diplomatico” offerto al governo israeliano, che pare costituire una risposta alla richiesta formulata alla comunità internazionale il 7 ottobre 2023 dal Primo Ministro israeliano Netanyahu di “garantire libertà d’azione a Israele nel proseguimento della campagna”, nonché del “sostegno politico” incondizionato dato allo Stato Ebraico con “varie dichiarazioni ufficiali”, che sarebbe valso come un supporto morale ai membri dell’IDF. Secondo la memoria, inoltre, von der Leyen non sarebbe intervenuta tempestivamente per conto della Commissione Europea al fine di prevenire il genocidio come previsto dal mandato dalla Convenzione sul genocidio del 1948.
Il GIPRI afferma che la Presidente della Commissione Europea sia stata consapevole di partecipare, per favoreggiamento, all’attuazione dei suddetti crimini, dal momento che è stata ampia la pubblicità quotidianamente data alle violazioni del diritto internazionale umanitario perpetrate dall’IDF nella Striscia di Gaza e fossero molti i rapporti e i documenti ufficiali delle Nazioni Unite disponibili sul punto. In particolare, secondo i redattori della memoria, un passaggio cardine fu la comunicazione indirizzata il 14 febbraio a Ursula von der Leyen dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e dall’allora primo ministro irlandese Leo Varadkar, in cui si sottolineavano forti preoccupazioni per le presunte violazioni del diritto internazionale a Gaza e si evidenziava l’urgenza di agire.
[di Stefano Baudino]
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