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Andare in giro per il web dà sempre un senso di straniamento, ma in questi giorni il senso di irrealtà e di finzione raggiunge davvero l’apice con tutti quegli stamponi che invitano a votare per questo o per quello, mentre l’Europa si prepara a entrare in guerra, senza che nessuno di questi inviti alle urne sembri tenerne conto. Questo è possibile grazie a un sistema di governo di non eletti che viene in qualche modo coperto da elezioni farsa, da rappresentanti che in realtà non rappresentano nulla. E’ patetico vedere gli appelli al voto asseverati da ragionamenti sul fatto che chi non partecipa fa decidere agli altri: una semplificazione ammissibile qualora si vada alle urne per formare assemblee che – almeno sulla carta – possono deliberare qualcosa. Ma mettere la propria scheda nell’urna per eleggere gente che non conta nulla è solo partecipare a un gioco a proprio danno: comunque si voti si voterà per il medesimo potere che non ha paura di opposizioni impotenti, anche nel caso divenissero maggioranza, ma che ha paura invece della diserzione dalle urne perché questo finalmente significherebbe che la gente ha mangiato la foglia. Che ha voglia di un Parlamento continentale che detenga il potere legislativo e non sia una mera assemblea della “clasa discutidora” che finge un dibattito su ciò che la commissione ha già deciso. E di cui ahimè fanno parte anche parecchi di quelli che si presentano come antagonisti dello status quo.
Chiediamoci quale sia stato il ruolo del parlamento di Strasburgo durante la tempesta pandemica nel frenare il tentativo di profilazione autoritaria messo in campo col pretesto del Covid, quello di censura per chi non aderisse alla vertà ufficiale che era poi un’integrale bugia o anche nel cercare la verità nella compravendita privata di vaccini attuata dalla papessa del commissione europea, la von der Leyen ormai famigerata in tutto il mondo ed espressione diretta delle élite di Washington. Zero. E chiediamoci cosa faccia questo parlamento giocattolo ora che stiamo per essere gettati in una guerra che probabilmente sarà ben presto nucleare: chi si oppone, chi lancia l’allarme, chi tenta di convincere a un passo indietro, chi non vuole la guerra? Nessuno: questo è un Parlamento del silenzio dove ognuno coltiva il suo fortunato orticello di prebende. E se anche qualche singolo avesse qualcosa da dire n merito viene assorbito dalla cortina fonoassorbente dei suoi colleghi.
In realtà è evidentissimo che proprio l’esistenza di questa assemblea vuota è il maggiore ostacolo verso una democrazia continentale dal momento che simula funzioni che non ha, è solo un modellino a scala intera, ma privo delle funzioni reali: le luci si accendono, è possibile aprire gli sportelli, ma non esiste un vero motore, un vero cambio, veri freni. Inutile dire che è stato concepito in questo modo proprio perché non fosse di ostacolo alle oligarchie del potere: un concetto espresso chiaramente più volte da presidenti della commissione europea e da intellettuali con onorario a piè di lista. Ciò è intrinseco allo stesso progetto che voleva tarpare le ali alle democrazie nazionali, anche perché esse rappresentavano un pericolo per l’impero e i suoi assetti. Non può quindi sorprendere se una serie di personaggi a cominciare dalla solita Ursula, passando per Borrell per finire a Stoltenberg che guida la Nato ed è dunque la parte posteriore della stessa Ue, il suo contro trama, per così dire, possono portarci a intensificare una guerra già persa, tanto per perderla anche noi e salvare la faccia e anche l’economia degli Usa. In tutto questo le istituzioni europee e il suo sfrenato lobbismo non sembrano contare nulla ( a parte quello dell’industria degli armamenti) e men che meno un Parlamento che procede imperterrito e distratto nei suoi riti come l’orchestra del Titanic che continuava a suonare mentre la nave si inabissava nelle acque nere dell’Atlantico.
Andare alle urne in questo caso non è molto diverso dal fumare oppio: attenua il dolore per la democrazia perduta, ma di certo non contribuisce a riacquisirla, anzi la allontana e ne fa un ninnolo di Capodimonte da esporre in vetrina.
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