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A quanto pare e al netto di possibili brogli e imbrogli dell’ultima ora Trump ha vinto la corsa alla Casa Bianca essendo in testa in molti stati chiave nel momento in cui scrivo. Per dirla meglio ha vinto la parte del “Blob” – fusione tra i poteri statali e quelli delle grandi corporation – che guarda con sospetto l’eccesso di ideologismi che accompagnano il globalismo, ritenendoli probabilmente controproducenti al mantenimento dello “scenario” che nasconde la feudalizzazione delle società occidentali. In questo senso l’apparente radicalizzazione delle campagne elettorali, come è avvenuto in questo caso, è funzionale a tenere viva l’illusione della partecipazione popolare dentro un sistema che ha reciso ogni contatto con gli elettori. Da noi questo avviene principalmente attraverso la Ue che è apertamente un governo non eletto, in America attraverso la finzione di una significativa quanto inesistente differenza tra i principali schieramenti che si distinguono solo marginalmente. Ciò non toglie che il medesimo Blob rimane emanazione del complesso militare, industriale, tecnologico e soprattutto finanziario, che costituiscono il vero potere negli Stati Uniti e nei suoi satelliti occidentali.
Per fare un esempio concreto, la vittoria di Trump significa che il segretario del Tesoro sarà con tutta probabilità John Paulson un miliardario che si è arricchito speculando sui subprime all’origine della crisi del 2008, mentre Kamala o chi per lei avrebbe preferito Jamie Dimon amministratore delegato di JP Morgan, altro potentato finanziario al centro della vicenda subprime. Differenza zero visto che ambedue i personaggi fanno parte della galassia BlackRock e compagnia cantante.
Quindi è tutto da vedere cosa farà davvero Trump in un contesto nel quale tutto il potere converge comunque sulla necessità di una robusta presenza militare degli Stati Uniti in tutto il mondo, nota anche come “regole di Washington”. La vera novità non è data tanto dall’elezione di Trump, importante solo dal punto di vista psicologico visto che essa viene percepita in Usa come una sorta di ribellione al tentativo di chiudere la bocca ai cittadini, quanto dalle condizioni oggettive in cui si trova l’impero americano la cui immagine si è irrimediabilmente appannata sia a causa dell’appoggio sostanziale alle stragi in Medio Oriente, sia alla sconfitta della Nato in Ucraina. È fin troppo ovvio che la fazione Trump rappresenti coloro che non vogliono giocare tutta la posta avendo in mano un punto scarso, ma intendono gestire la situazione in maniera da limitare i danni il più possibile e aspettare la prossima mano. Forse si sono resi conto che il tentativo di conservare l’unipolarismo a tutti i costi ha accelerato la formazione di nuovi centri di potere come i Brics e dunque ha avuto un effetto contrario a ciò che pensavano gli strateghi di Biden, Obama e soci.
Ma il “Blob” per sua definizione è complesso: se è possibile e forse probabile che Trump cerchi di salvare il possibile in Ucraina e con questo intendo non solo la faccia, ma anche i possedimenti delle corporation americane in questo Paese nel quale centinaia di migliaia di persone sono morte per difenderli, è invece assai difficile che possa sottrarsi alla lobby israeliana di Washington per porre fine alla strage di Gaza e a quelle del Libano. Così rimane aperta la possibilità di uno scontro con l’Iran e indirettamente con la Russia. Il rischio continua ad essere alto.
Tuttavia un eventuale cambiamento di narrazione riguardo all’Ucraina metterà in crisi i governi europei più interventisti in questo senso e soprattutto quelli che sono stati enormemente danneggiati dalle sanzioni contro la Russia che si sono invece rivelate fatali proprio per il nostro continente: già si parla di elezioni anticipate in Germania e si dice che il governo Scholz non arriverà al giorno di San Nicola (6 dicembre) dove ancora sussiste la tradizione di far trovare regali ai bambini. Similmente è possibile che personaggi direttamente collegati alla fazione perdente, come Macron, possano subire dei contraccolpi, così come gli ormai sedicenti laburisti in Gran Bretagna. Per non parlare dei possibili effetti sulla Commissione europea e principalmente per la von der Leyen che è stata la madrina della guerra in Ucraina. Insomma bisogna pur cambiare qualcosa perché nulla cambi nella sostanza.
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