mercoledì 3 luglio 2024

Niente attacco al Libano: “l’esercito è esausto”

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Probabilmente non ci sarà l’attacco al Libano del Sud perché i generali israeliani sono renitenti: a Tel Aviv si sta aprendo una profonda frattura tra la condotta politica e quella militare del conflitto contro i palestinesi e per la Grande Israele che è l’obiettivo finale del sionismo. Non sono bastate le stragi per sottomettere Hamas e così i responsabili delle forze armate chiedono una lunga tregua: ufficialmente la richiesta è arrivata per far sì che vengano liberati i 120 ostaggi ancora prigionieri, ma in realtà, secondo le interviste fatte dal New York Times agli alti gradi, l’esercito israeliano appare fiaccato dalla guerra più lunga che abbia combattuto  e ha bisogno di una pausa per riorganizzarsi.

Insomma finché si tratta di buttare bombe (americane) sui civili allora tutto va bene, ma quando invece occorre combattere davvero  le cose cambiano radicalmente e improvvisamente mezzo milione di soldati armati fino ai denti, contro poche migliaia di uomini dotati di armi leggere, paiono non essere sufficienti. Che il racconto biblico di Davide contro Golia fosse un balla?

Ovviamente se l’esercito è “sotto equipaggiato”  ed esausto di certo è difficile che voglia subito impegnarsi in una campagna contro una forza militare ben armata  e riposata come Hezbollah. Secondo Israele finora sarebbero stati uccisi 14 mila uomini di Hamas, cifra probabilmente gonfiata per ridurre quella delle vittime civili e sulla quale in ogni caso non è possibile fare alcun controllo, ma nel Libano meridionale le truppe di Tel Aviv si troverebbero di fronte a 100 mila uomini, molto meglio armati di quelli di Hamas. Questa è la dimensione stimata dell’esercito di Hezbollah che è ben protetto in bunker pesantemente fortificati in attesa dell’offensiva promessa da Israele. Dal momento che il governo Netanyahu non è stato in grado di sconfiggere e distruggere i guerriglieri di Hamas dopo otto mesi di brutali combattimenti, come potrebbe sconfiggere una vera forza militare  composta da veterani di guerra che hanno trascorso un decennio a combattere l’ISIS in Siria, nonostante quest’ultima fosse pesantemente appoggiata dagli americani?

Forse è per questo che gli alti ufficiali israeliani affermano: ” Coloro che pensano che potremmo far sparire Hamas si sbagliano ” come ha detto il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce capo dell’esercito, in un’intervista televisiva il 19 giugno. “Hamas è un’idea. Hamas è un partito politico. È radicato nel cuore delle persone“. Sostenere il contrario, ha detto l’ammiraglio Hagari in una non tanto velata critica a Netanyahu, significa “gettare sabbia negli occhi dell’opinione pubblica. Quello che possiamo fare è qualcosa che lo sostituirà, qualcosa che farà sapere alla popolazione che qualcun altro sta distribuendo cibo, qualcun altro sta fornendo servizi pubblici. Chi è quel qualcuno, cos’è quella cosa: questo spetta ai decisori“.

L’inchiesta del NYT  mostra anche la fragilità dell’esercito israeliano che fa largo affidamento sui riservisti, alcuni dei quali sono al loro terzo turno di servizio da ottobre e fanno fatica a conciliare i combattimenti con gli impegni professionali e familiari. Così molti di loro non si presentano più anche per evitare il rischio di essere uccisi o feriti mentre gli ufficiali sono sempre più diffidenti nei confronti dei loro comandanti, in mezzo a una crisi di fiducia nella leadership militare alimentata in parte dal fallimento nel prevenire l’attacco guidato da Hamas in ottobre. In ogni caso la deterrenza israeliana è andata in pezzi.

In mezzo a tutto questo è arrivata la doccia fredda di Erdogan il quale si è detto pronto ad abbandonare il progetto USA/Regno Unito per estromettere il leader siriano, Bashir Assad: il sultano di Ankara sa che la guerra in Ucraina è stata persa e scommette che gli Usa non entreranno direttamente in guerra a fianco di Israele con il rischio di trascinare l’Iran dentro il conflitto. Per loro sarebbe un disastro planetario di immagine e anche se non si sa bene chi comanda e comanderà davvero a Washington, qualcosa dovrebbero aver imparato in questi anni.

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