lunedì 1 luglio 2024

Amleto abita in Francia

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In altri tempi avrei esultato per i risultati delle elezioni legislative francesi e non tanto per la vittoria della Le Pen che umilia Macron, quanto per il successo del Nuovo fronte popolare formato sostanzialmente dai socialisti e da France Insoumise di Melenchon. arrivato alle spalle dei conservatori con il 28 per cento  dei voti. Purtroppo non funziona così: nei sistemi maggioritari – e in quello a doppio turno francese in particolare – tutto è costruito attorno al mantenimento del potere e non all’espressione della volontà popolare. Si tratta di democrazie assistite, per così dire, che non permettono grandi cambiamenti e possono premiare le opposizioni solo nella misura in cui esse fanno proprio l’assetto del sistema. Così se il lepenismo si è via via andato configurando come forza conservatrice che dice sì alla Ue e dunque ai suoi predicati neoliberisti, con qualche differenza sull’immigrazione, la sinistra è diventata  la colonna portante del globalismo equivocandolo – molto spesso ipocritamente – come internazionalismo. Così in realtà essa fa il gioco del suo avversario di un tempo e nel caso particolare di Macron.

Jean-Luc Melenchon  che all’inizio della sua traiettoria – parlo ormai di una decina d’anni fa – era parso voler spezzare il sortilegio di una sinistra che va contro se stessa, ha già annunciato che nel caso ci fossero ballottaggi a tre (questo accade quando c’è un candidato arrivato terzo, ma che abbia preso il 12,5 per cento degli aventi diritto al voto) il fronte popolare ritirerà il suo candidato. Non c’è ovviamente bisogno di una dichiarazione esplicita per comprendere che quei voti andranno all’Ensemble macronista. E dal momento che saranno tantissimi gli scontri a tre nei collegi elettorali è probabilissimo che alla fine il perdente Macron sarà il vincitore, Non lui come persona che è solo un burattino, ma l’idea di un’Europa antisociale, neoliberista e guerrafondaia: la Francia si salverà dal fascismo lepenista che tra l’altro vuole abbassare le spese militari, per ribadire il proprio appoggio al fascismo finanziario globale e alla sua scia di sangue. Amleto abita in Francia, altro che in Danimarca

Non è finita qui, la sconcertante evocazione da parte del presidente di una guerra civile, qualora egli non risulti vittorioso –  cosa questa che colloca la Francia in Centroamerica – fa pensare che si potrebbe ricorrere a tumulti di piazza per convincere i renitenti: dipenderà dai sondaggi che vengono attivamente condotti giorno per giorno. Si tratterà di una sorta di messa in scena di rivoluzione colorata domestica in cui i servizi dello stato hanno ampia esperienza fatta altrove e possono tranquillamente applicarla a casa. Tuttavia senza arrivare a questo è già in atto il ricatto finanziario per ora utilizzato in modo morbido, ma che domani potrebbe essere brandeggiato come una clava.

Se poi dovesse accadere che i francesi ne abbiano davvero le scatole piene del macronismo, delle sue mosse da impiegato di Rothschild  e dei suoi ricatti, che il numero record di ballottaggi a tre non sia propiziatorio per la vittoria sostanziale del fronte dell’Eliseo, la Le Pen, anzi  il presidente del partito, Jordan Bardella, potrà godere di una modesta maggioranza parlamentare  che alla luce della costituzione gollista non sarà in grado di ostacolare il presidente. Un solo sondaggio per ora, quello di Elabe, accredita il raggruppamento lepenista di 288 seggi ovvero della maggioranza assoluta. Ma per puro amore di ipotesi mettiamo che accada proprio questo: lo scontro con la presidenza della repubblica, le operazioni di acquisto in stock che noi abbiamo già vissuto al tempo dei Cinque Stelle, la situazione del bilancio dello stato, il terrore dello spread ( anche questo fa parte della nostra esperienza), impediranno che il nuovo Parlamento possa introdurre significativi cambiamenti e questo non logorerà certo Macron, ma i suoi avversari che perderanno l’aura di cambiamento che li ha portati al potere.

Nondimeno non si può nemmeno pensare che non sia successo nulla: lo spostamento politico o meglio prepolitico a cui assistiamo può essere eluso, contenuto, sgambettato dalle oligarchie di comando, ma rischia comunque di sommergerle. Assistiamo a una disperata corsa contro il tempo nell’introdurre nuove ingegnerie sociali che rendano sempre più difficile cambiare la logica delle cose. Basterebbe che gli altri smettessero di tentare di fare un passo indietro e vadano invece avanti sbilanciando l’avversario. Nuova utopia cercasi perché è solo puntando all’impossibile che si cambia il possibile.

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