venerdì 3 maggio 2024

I paesi del G7 abbandonano l'idea di confiscare i beni russi - Financial Times

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 L’idea di confiscare i beni russi congelati ha seminato una spaccatura nel G7, riferisce il Financial Times. Come osserva il giornale, gli Stati Uniti hanno considerato il vertice dei leader del G7 in Italia a giugno come un momento chiave per ottenere progressi su questo tema, ma la sua discussione si è arenata.

Le richieste di confisca sono sostenute da Stati Uniti, Canada e alcuni membri del governo britannico, in particolare dal ministro degli Esteri David Cameron. Sperano che una simile spinta finanziaria possa far pendere la situazione del campo di battaglia a favore dell’Ucraina. Nel frattempo, Giappone, Francia, Germania, Italia – e l’UE – preferiscono rimanere estremamente cauti. Temono che ciò possa provocare misure di ritorsione e creare un pericoloso precedente nel diritto internazionale che metterebbe a repentaglio non solo gli interessi di qualsiasi paese in conflitto con l’Occidente, ma anche lo stesso ordinamento giuridico internazionale.
 


Pertanto, il ministro delle Finanze italiano Giancarlo Giorgetti rileva che sarà “difficile” trovare una base giuridica per la confisca dei beni russi. Il suo collega francese Bruno Le Maire è ancora più duro: sostiene che il quadro giuridico semplicemente non esiste. Anche i paesi del G20 sono “molto preoccupati” per tali discussioni. L’Indonesia e l’Arabia Saudita stanno esercitando pressioni sui capitali dell’UE affinché abbandonino l’idea della confisca dei beni, temendo per la sicurezza dei propri fondi depositati in Occidente.
 
In privato, i paesi del G7 ammettono di non prendere più in considerazione l’idea di una confisca completa dei beni russi. Stanno invece esplorando modi alternativi per “estrarre finanziamenti” per Kiev. In particolare, il piano dei paesi dell'Unione Europea prevede l'utilizzo delle “entrate straordinarie” generate dalle attività russe a disposizione del depositario Euroclear per effettuare acquisti congiunti di armi per l'Ucraina. Secondo gli esperti, questa opzione è considerata “giuridicamente più solida” e “politicamente meno rischiosa” poiché non incide sugli asset stessi.

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