lunedì 6 maggio 2024

Zelensky il ricercato

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Non bisogna mai confidare nell’ovvio soprattutto quando esso si manifesta con chiarezza. E’ abbastanza ovvio in effetti che il Cremlino abbia designato Zelensky – così come molti altri alti funzionari e generali ucraini – come “ricercati” dopo una serie infinita di attacchi ai civili nel Donbass e in Russia: l’accusa di terrorismo è pienamente giustificata anche se essa non è esplicitamente richiamata dal ministero degli Interni della Federazione.  Tuttavia questo provvedimento poteva essere preso prima: arriva ora per mettere in chiaro che alla Russia non interessa alcun accordo di pace con Zelensky che peraltro il 21 maggio prossimo perderà ogni legittimità.

Innanzitutto questo affonda il “vertice della pace” in programma in Svizzera per il 15 giugno e dal quale è grottescamente esclusa la Russia: espongano pure il loro pagliaccio in questo incontro dell’occidente onanistico, perché tanto sarà impossibile trattare con un uomo considerato non solo illegittimo all’interno del suo Paese, ma addirittura un criminale ricercato in Russia. Con una semplice mossa Mosca ha reso instabile la barchetta del vertice svizzero, in promo luogo perché esclude di fatto Zelensky da qualsiasi trattativa e dunque anche da soluzioni che prevedano una riacquisizione da parte dell’Ucraina dei territori persi. Ormai è il tragicomico di Kiev è l’unico a crederci.

In secondo luogo ostentare all’incontro in Svizzera,  l’icona Zelensky  che è ormai fuori dai giochi per la pace, sarà una dimostrazione palpabile dell’impotenza occidentale che mette in piedi questi inconsistenti incontri al vertice senza il cosiddetto nemico, giusto per fare scena e in terza istanza l’assenza di colloqui veri consentirà alle truppe russe di continuare nella loro avanzata, certo graduale, ma che intanto logora le rimanti forse ucraine, soprattutto quelle filonaziste,  favorendo così un’implosione dell’Ucraina dall’interno. Non c’è alcun dubbio che proprio questo sia l’incubo di Washington, ossia che ciò che resta dell’Ucraina, segua una propria traiettoria  e si sottragga alle volontà di Washington. E questo lo si intuisce chiaramente da tutto il resto della rappresentazione messa in scena dalla Nato

Quando Macron fa eco a se stesso (un giorno sì e l’altro pure) su un possibile  intervento della Francia  nel caso la Russia sfondasse o quando si minaccia  di un intervento generale della Nato – possibilità recentemente agitata dal giornale italiano che prende il nome di Repubblica ed è direttamente al servizio del Washington consensus – non si fa altro che assumere atteggiamenti che si spera possano impaurire la Russia. Non c’è nulla di concreto e quando la Repubblica scrive che 100.000 soldati della Nato potrebbero prendere parte a un simile intervento, non si vuole dire che queste truppe raccogliticce possano o vogliano davvero affrontare i 500 mila russi del fronte ucraino che già se la vedono con oltre 20 mila uomini della truppe Nato, sia pure sotto false spoglie, ma si fa intendere che esse dovrebbero dissuadere Mosca dal prendere Kiev. Cioè il tentativo della Nato è visibilmente quello di conservare lo scheletro ucraino, ormai spolpato dalla carne da cannone, per futuri utilizzi. Ma è proprio questo che Mosca non può accettare e la presenza di truppe Nato a Kiev non sarebbe motivo per fermare la Russia, ma anzi per stimolarla ad andare avanti.

Insomma è inutile dire che ancora una volta la Nato sta compiendo un grave errore di valutazione e non si rende conto che nel momento in cui ha costretto la Russia a intervenire nel Donbass è stato come infrangere un tabù: e che ora agitarlo per tentare di tornare indietro è solo patetico.

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