mercoledì 8 maggio 2024

Lo scandalo della carne: finché c’è brucella c’è business.


  “Finché c’è brucella c’è business. Di quale business parliamo? Interessi speculativi di privati, fra questi l’industria della carne e l’industria del latte”.
Gianni Fabbris, presidente onorario di Altragricoltura e portavoce del coordinamento unitario degli allevatori bufalini, ha cominciato uno sciopero della fame il 17 aprile. 
L’obiettivo degli allevatori, spiega, “è ottenere dal governo il rispetto di un impegno che la politica ha assunto, la nomina del commissario nazionale per le “zoonosi” (epidemie) di brucellosi e tbc nelle quattro regioni meridionali che vergognosamente ancora ne sono coinvolte”
Nell’ordine in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia questo virus causato da batteri che vivono nell’ambiente “continua a colpire i sistemi di allevamento”
“In tutto il resto d’Italia e d’Europa le zoonosi si sono risolte, in queste quattro regioni no”, dice Fabbris. Sono colpite bufale, ovini, caprini. “È uno scandalo perché le norme che hanno risolto il problema in altre regioni qui per come vengono applicate non risolvono il problema”
Cremonini “re della speculazione” Secondo Fabbris lo scandalo ha un nome e un cognome, Luigi Cremonini, “il re della carne e il re della speculazione”. “Cremonini ha concentrato gli investimenti in un macello a Fiumeri, in provincia di Avellino, che si è avvalso di un grande vantaggio in questi decenni”, afferma Fabbris . “Gli animali abbattuti per motivi sanitari deprezzano il proprio valore e Cremonini si è potuto giovare di materia prima a basso costo” proveniente anche da altre regioni, perfino dalla Sicilia, mentre i capi ammalati “dovrebbero essere portati al macello all’interno della provincia”.  
“La vicenda delle bufale è illuminante. Le carni delle bufale abbattute per motivi sanitari non sono buone per fare le mozzarelle e il latte, ma finiscono sulla tavola dei consumatori come alimenti. Questo è ammesso dalla legge. L’industriale compra un animale per 300-400-500 euro, più o meno 3 quintali 3 anni. L’animale entra nel macello come bufala ed esce come bovino. E’ il regalo di un governo. Se invece l’industriale dovesse comprare un bovino, come una scottona, prealpina, podolica, una vacca insomma, l’avrebbe pagata 2.500-3.000 euro. Fate voi la differenza”.  
Fabbris ha terminato lo sciopero della fame lunedì sera, quando il Consiglio dei ministri ha annunciato la nomina del commissario chiesto dagli allevatori. “Dal 17 aprile ho perso 13 chili e sono stato ricoverato due volte in ospedale”, dice Fabbris. “Questo non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza di una nuova battaglia che gli allevatori continueranno a fare”.

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