giovedì 2 maggio 2024

L’ingiustizia al potere, ovvero un cretino a Pechino

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Persino qualche giornale americano riconosce l’umiliazione subita dal segretario di stato Antony Blinken durante il suo recentissimo viaggio in Cina, dove è stato accolto e poi scortato alla partenza solo da personale di terza fila. Ma d’altra parte Blinken è forse il peggior diplomatico di questo livello che si sia mai visto negli ultimi due secoli: tanto per fare un esempio quando è volato in Israele per cercare di trovare una soluzione al conflitto scatenato da Hamas  si è presentato come ebreo e non come americano. Un vero capolavoro che comunque offre un quadro realistico della situazione del potere Usa. D’altronde il viaggio del segretario di stato  nell’ex celeste impero non aveva nessunissimo senso visto che portava proposte irricevibili come per esempio la richiesta che la Cina troncasse i suoli legami con la Russia o che non osasse sfidare gli Usa sull’intelligenza artificiale, ma soprattutto che facesse cadere il suo sostegno ai palestinesi e alla creazione dello stato di Palestina sulla la cui esistenza persino soltanto teorica gli Usa hanno messo il veto.

Il viaggio è stato una mera scusa per poter  mostrare la chiusura della Cina alle “offerte” dell’America e per poter costruire un clima in cui Pechino e Mosca sono determinate a condizionare gli Usa e le prossime elezioni. La paranoia del governo di Washington è alimentata dal suo isolamento globale rispetto alla guerra israelo-palestinese, insieme alla crescente disapprovazione interna. All’Onu, gli Stati Uniti hanno usato il loro veto per impedire il cessate il fuoco e persino il riconoscimento simbolico di uno Stato palestinese, nonostante il resto del mondo fosse virtualmente favorevole a questo atto di giustizia. Il sostegno incondizionato di Washington al sionismo evidentemente non è negoziabile, sebbene impopolare e controverso. Due terzi degli americani vogliono che il governo costringa Israele ad accettare un cessate il fuoco, ma questo sentimento viene ignorato.

Lo dimostra la rivolta nelle Università dove gli studenti chiedono la fine delle stragi che si cerca di sedare con la forza bruta, ma soprattutto utilizzando le draconiane leggi antiterrorismo  per incastrare coloro che esprimono indignazione per il ruolo del governo americano nello sfrenato omicidio di massa di donne e bambini: chi protesta è considerato come un terrorista sponsorizzato dall’estero come se non si trattasse dell’opinione di americani, ma di menti catturate dall’ingerenza di potenze straniere, (Russia Cina e Iran, ovviamente)  negli affari interni. I giovani e gli ingenui spinti a credere sia nella dottrina dei diritti umani di Obama sia nella bontà fondamentale dell’impero americano, ora si rendono conto di essere stati ingannati. La perdita delle élite di domani con arresti di massa della polizia sostenuta da formazioni bipartisan a Yale, Columbia, New York University e in altre istituzioni della Ivy League dove viene formata la classe dirigente del sistema ha gettato i semi per una futura crisi per il regime e per l’ambiguo sistema che lo regge.

Oggi negli Usa è possibile leggere incredibili accuse sul fatto che i governi stranieri si permettono di diffondere l’idea che le stragi nella striscia di Gaza siano qualcosa di moralmente repellente. Ed escono allo scoperto personaggi come il senatore Ricketts – percettore di quasi 160 mila dollari dalla lobby ebraica – il quale va gridando che bisogna tenere sotto controllo Tik Tok, il social cinese, perché è il luogo in cui si diffondono diffonde queste abiette concezioni di pace e di tregua. In realtà – come è stato ingenuamente affermato – ci sarebbe già un piano per fare in maniera che le lucrose attività di Tik Tok in  America siano assorbite da un pool di miliardari ebrei, con la scusa dell’ingerenza straniera. Ecco perché la Cina ha umiliato Blinken e nello stesso giorno del suo arrivo, ha ricevuto una delegazione di Hamas. Stanno finendo i tempi dei diktat mentre una nuova America sta nascendo o almeno lo si spera dalle ceneri della sua stessa ingiustizia

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