martedì 3 settembre 2024

Draghi: “Più fondi europei per la Difesa”.

L’ex premier: “L’Ue tenga il passo” – Anti-Putin. Nel documento anticipato da “Politico” il già capo della Bce consiglia: “Pieno accesso al denaro per l’industria bellica” (che già guadagna).

 

(Salvatore Cannavò – ilfattoquotidiano.it)

Il Mario Draghi che si aggira, come uno spettro, per l’Europa, con un rapporto sulla competitività presentato dai suoi adepti italiani come la Bibbia di Ursula von der Leyen, è un Draghi che scommette sull’industria militare. Forse al tempo in cui sedeva a Palazzo Chigi invece di contrapporre “pace e condizionatori” avrebbe dovuto chiedere: “Volete burro o cannoni?”. Spiegando che la risposta giusta era “cannoni”. Perché è questi che punta nel suo documento rivelato ieri da Politico.eu. “La base industriale della difesa dell’Ue sta affrontando sfide strutturali in termini di capacità, know-how e vantaggio tecnologico. Di conseguenza, l’Ue non sta tenendo il passo con i suoi concorrenti globali”, scrive infatti Draghi nella sua bozza.

Di fronte all’offensiva russa, alla sua pericolosità per la sicurezza europea, le aziende di difesa del continente dovrebbero avere “pieno accesso al denaro dell’Ue”, mentre le fusioni non dovrebbero essere bloccate dalla concorrenza. “Con il ritorno della guerra nelle immediate vicinanze dell’Ue, l’emergere di nuovi tipi di minacce ibride e un possibile spostamento dell’attenzione geografica e delle esigenze di difesa degli Stati Uniti, l’Ue dovrà assumersi una crescente responsabilità per la propria difesa e sicurezza”. Nella bozza si sottolinea l’insufficiente spesa pubblica e il fatto che la Ue spenda circa un terzo di quanto spendono gli Usa per la difesa. Soprattutto, spiega Draghi, occorre facilitare il coordinamento Ue negli approvvigionamenti e limitare la dipendenza dalla fornitura internazionale che per l’80% è appannaggio degli Stati Uniti.

Le raccomandazioni includono l’introduzione di un “principio di preferenza europea” per incentivare le soluzioni di difesa europee rispetto ai concorrenti; la definizione di un modello di governance tra la Commissione, il Servizio europeo per l’azione esterna e l’Agenzia europea per la difesa; e infine la creazione di un’“Autorità per l’industria della difesa” centralizzata per gli appalti per conto dei paesi dell’Ue. “L’autorità sarebbe gestita dalla Commissione europea e co-presieduta dal capo dell’Agenzia europea per la difesa e dalla Commissione”. “Sarebbe consigliata da gruppi settoriali specifici composti da rappresentanti dell’industria e degli Stati membri dell’Ue”.

Un piano di sviluppo che consegna carta bianca alla lobby militar-industriale e che sarà certamente recepito dalla nuova Commissione Von der Leyen, che ha già annunciato l’istituzione di un apposito Commissario alla Difesa. L’Europa si candiderebbe così a divenire parte attiva della guerra, spingendo la propria industria bellica a incrementare i margini di profitti. E attingendo a fondi pubblici, cioè a soldi versati da quei cittadini che pagano le tasse. Un modo per trarre lezione da quanto avvenuto in Russia dove, nonostante tutte le fosche previsioni, l’economia nazionale ha potuto trarre grandi vantaggi dall’accresciuta spesa militare. Ma anche un modo per avere un’economia più militarizzata, in grado magari, grazie a maggiori fondi pubblici, di imporre il controllo dei ritmi di lavoro per garantire una produzione più adeguata. Non è stato forse il ministro Guido Crosetto a denunciare le ferie degli operai dell’industria bellica in agosto come causa principale delle mancate forniture all’Ucraina?

Draghi, rivela ancora Politico.eu, discuterà il rapporto in una riunione a porte chiuse nel Parlamento europeo mercoledì 4 settembre mentre il documento dovrebbe essere divulgato la settimana prossima. Un tripudio democratico. La notizia, paradossalmente, coincide con il crollo ieri in Borsa dei titoli del settore della Difesa che hanno visto l’italiana Leonardo cedere il 7% con scambi triplicati rispetto alla media mensile. Calo comune ad altre imprese europee come la Rheinmetal, scesa del 3,5% o la Saab in calo del 5,4%. Ma il paradosso è solo apparente perché per gli osservatori si tratta di rettifiche di aumenti più che considerevoli realizzatisi negli ultimi due anni e mezzi, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Dati che vengono evidenziati dallo studio della società di consulenza Accuracy secondo cui il valore di mercato delle principali aziende militari in Usa e in Europa è schizzato verso l’alto proprio dal febbraio 2022.

Analizzando l’evoluzione delle sette principali società del settore negli Stati Uniti e nel Vecchio continente, Accuracy rivela come la loro capitalizzazione in Borsa sia aumentata del 59,7% dal 24 febbraio 2022, con un rialzo molto superiore a quelli dei due indici borsisti di riferimento per gli Usa ( S&P 500) ed Europa (Eurostoxx 50 ), cresciuti rispettivamente del 13% e del 7%. Le società statunitensi analizzate sono Honeywell International, RTX Corporation, Lockheed Martin, Northrop Grumman, General Dynamics, L3Harris e Huntington Ingalls. In Europa, invece, le società sono le francesi Safran, Dassault Aviation e Thales ; la britannica BAE Systems; la tedesca Rheinmetall; l’italiana Leonardo e la norvegese Kongsberg Gruppen.

L’aumento maggiore si è verificato tra il terzo trimestre del 2023 e il primo trimestre del 2024 in corrispondenza dell’offensiva israeliana a Gaza. “Nella settimana successiva all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre – si legge – il valore medio delle azioni delle società campione è aumentato di circa il 9%, mentre il mercato azionario è rimasto stabile”.

Il rialzo del valore azionario non ha coinciso immediatamente con la redditività delle diverse imprese. Allo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, il valore delle patrimonializzazioni si è disgiunto da quello dei fatturati rimasti inizialmente stabili, segno di una scommessa di più lungo periodo. La redditività più elevata, in ogni caso, è stata ottenuta dall’americana Honeywell, con una media del periodo del 24,2%. La società tedesca Rheinmetall, invece, è stata quella che si è apprezzata di più con le azioni passate da 96,7 euro di febbraio 2022 a 334 di gennaio di quest’anno, il 245% in più. Il prezzo delle azioni Leonardo è aumentato del 139%, quindi la flessione di ieri è davvero poca cosa. La crescita del valore di Borsa delle società americane è stata un po’ più modesta: Huntington Ingalls, 40%;Lockheed Martin, 29%; Dinamica generale, 25%; e Northrop Grumman, 22%. 

Il rapporto Draghi fa pensare che anche nel caso, augurabile, che le guerre a Gaza e in Ucraina finiscano, l’industria militare continuerà a marciare tranquilla, forte anche di programmi come l’aumento delle spese militari al 2% del Pil per i paesi Nato. Cannoni, non burro.

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