lunedì 17 gennaio 2022

ECCO COME IN CINA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SI SOSTITUISCE AI GIORNALISTI

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ECCO COME CINA L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE SI SOSTITUISCE AI GIORNALISTI

Buona sera, sono la versione artificiale del giornalista Edoardo Gagliardi di Byoblu. Ho realizzato servizi e condotto il telegiornale per un mese ormai”.

No, tranquilli, sono sempre io in versione umana. Ma immaginate come sarebbe la reazione del pubblico a sapere che il conduttore del telegiornale non è un essere umano in carne ed ossa, ma una perfetta copia realizzata attraverso l’intelligenza artificiale.

Quello che potrebbe sembrare solo un progetto futuristico è già una realtà in Cina, il Paese dove la tecnologia corre ad una velocità mai vista in altri luoghi della terra.

Il 20 dicembre 2021 il conduttore N Xiaohei ha rivelato al pubblico la verità: quello che hanno visto ed ascoltato per 1700 ore di trasmissione in diretta non era un giornalista come gli altri, ma il frutto degli ultimi ritrovati dell’intelligenza artificiale.

A poche ore dall’annunciuo fatto da Xiaohei, la compagnia media National Business Daily, controllata dal governo cinese, e l’azienda del settore intelligenza artificiale Xiaoice, comunicavano  l’avvio della loro collaborazione per il lancio del primo telegiornale in diretta interamente condotto e gestito dall’intelligenza artificiale.

Il programma televisivo si chiamerà “AI Business Daily” e trasmetterà notizie finanziarie 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana e a gestirlo saranno due conduttori AI, N Xiaohei e N Xiaobai, supportati tecnicamente da Xiaoice.

I due telegiornalisti sono la replica artificiale di due conduttori umani, opportunamente realizzati lavorando sui tratti facciali e corporei dei due giornalisti in carne ed ossa.

Non è la prima volta che in Cina si prova a realizzare questo tipo di esperimenti, ma il conduttore robotico si poteva sempre ben distinguere da quello umano. Quello che ha invece sorpreso i telespettatori e forse anche i progettisti è che in questo caso da casa nessuno si è accorto che stava guardando un falso giornalista.

La prova di questo è nel fatto che il profilo social Douyin (il Tik Tok cinese) del giornalista N Xiaohei, quello umano, è cresciuto di 3 milioni di followers, nonostante non sia apparso in TV per 70 giorni. Questo dimostrerebbe la capacità della Xiaoice di produrre modelli di intelligenza artificiali quasi totalmente indistinguibili dagli esseri umani.

Ma non è tutto, perché l’intelligenza artificiale avrebbe la capacità non solo di sostituire i giornalisti e conduttori, ma anche i tecnici audio/video. Insomma, secondo i dirigenti della Xiaoice si starebbe aprendo l’era della televisione che per funzionare non avrà bisogno degli esseri umani, dalla produzione alla trasmissione.

Secondo un rapporto del National Business Daily, i conduttori di notizie AI sono modellati utilizzando la tecnologia della rete neurale di deep learning, che consente loro di trasmettere in mandarino, inglese e altre lingue.

L’intelligenza artificiale non ha bisogno di mangiare, dormire e, soprattutto, non ha bisogno di un salario. Una manna per gli imprenditori della comunicazione in cerca di profitti e bassi costi di gestione e mantenimento del personale. Tuttavia, l’intelligenza artificiale pone non pochi problemi a livello etico e morale.

Che cosa potrebbe accadere se la tecnologia finisse nelle mani sbagliate? I robot sono talmente avanzati che in molti casi possono sorpassare le capacità fisiche e psichiche degli esseri umani. Che cosa impedirebbe loro di rivolgersi contro quelli che li hanno creati? Molti interrogativi che contribuiscono a spegnere i facili entusiasmi intorno all’intelligenza artificiale.

Questa vicenda stimola però anche un’altra riflessione, ovvero sullo stato attuale del giornalismo. Viene da chiedersi se oggi molti di quelli che si fregiano del titolo di giornalista, in particolare in televisione, non siano in effetti dei robot, pure meglio ammaestrati di quelli cinesi.

Sempre pronti a genuflettersi ai potenti di turno, con scarsissime capacità intellettive e di uso del senso critico, molti giornalisti di oggi fanno quasi apprezzare l’ipotesi che al posto loro ci possa essere l’intelligenza artificiale.

Tra un androide ben ammaestrato e un umano della stessa fattura, il robot, se non altro, sarebbe quello più scusabile.

Prima di mettere in evidenza, giustamente, i possibili pericoli e le derive amorali dell’intelligenza artificiale, sarebbe quindi opportuno che il giornalismo si facesse un esame di coscienza e cercasse di capire come mai si è arrivati al punto in cui di questa classe di professionisti la gente si fida sempre meno.

Oppure, come mai persone come Julian Assange sono in carcere per aver fatto quello che fondamentalmente un giornalista dovrebbe fare, informare; mentre i reggimicrofono del potere sono sempre in sella e magari premiati con posizioni di rilievo nella stampa o nella televisione.

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