mercoledì 23 giugno 2021

VON DER LEYEN CONSEGNA LA PAGELLA ALL’ITALIA: IL VINCOLO ESTERNO SARÀ ANCORA PIÙ RIGIDO FINO AL 2036

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VON DER LEYEN CONSEGNA LA PAGELLA ALL'ITALIA: IL VINCOLO ESTERNO SARÀ ANCORA PIÙ RIGIDO FINO AL 2036

Si è svolta la visita della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Roma che ha sancito l’approvazione ufficiale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, parte del più ampio Next Generation EU.

Una presentazione scenografica

Il luogo scelto per la conferenza stampa congiunta tra Von der Leyen e il Primo Ministro italiano Draghi è stato Cinecittà, la capitale del cinema italiano. E in effetti la cerimonia di approvazione del piano italiano sembra essere stata innanzitutto una grande opera di rappresentazione cinematografica.

Toni trionfali sull’eccezionalità delle risorse messe a disposizione dall’Europa, grande retorica sul senso di responsabilità italiano rispetto ad una grande sfida, il tutto condito con la scenografica consegna della pagella della Commissione europea all’Italia.

E forse è proprio questa l’immagine che può rappresentare meglio l’Italia da qui al 2036: uno scolaretto senza nessun tipo di autonomia politica ed economica, che può muoversi solo in base all’approvazione ricevuta dall’alto, in questo caso da Bruxelles.

Massima velocità e riforme: le priorità dell’UE

Perché al netto della retorica, anche negli stessi discorsi pronunciati da Von der Leyen e da Draghi si lascia intuire come il nostro Paese avrà per i prossimi anni il fiato sul collo dell’Europa.

“Dobbiamo procedere alla massima velocità” è infatti uno dei leitmotiv della conferenza stampa. D’altronde il Next Generation EU parla chiaro, se non vengono rispettati i tempi imposti a Bruxelles, i fondi previsti per l’Italia saranno immediatamente congelati.

L’Italia quindi dovrà correre per “fare le riforme”, anche se quelle proposte da Bruxelles non sembrano essere in linea con i reali bisogni del nostro Paese. Si prevede per esempio un ampio ridimensionamento dell’amministrazione pubblica in nome della lotta alla burocrazia.

L’Italia avrebbe bisogno di nuovi dipendenti pubblici

I dati ci dicono però che l’Italia è in Europa il penultimo Paese per numero di dipendenti pubblici, davanti solo alla Romania, e che negli ultimi dieci anni ha operato il più brutale taglio di personale nell’amministrazione pubblica tra i principali Paesi del mondo occidentale.

Meno burocrazia può quindi significare in questo caso meno servizi per i cittadini. Nella conferenza stampa si è poi citata la necessità di rendere sempre più competitive le aziende italiane attraverso l’attuazione dell’agenda verde e digitale del piano.

La bilancia commerciale peggiorerà

Un obiettivo che però stona con i risultati previsti dallo stesso Piano, che prevede un sostanziale cambiamento della bilancia commerciale italiana. Fino ad oggi infatti le imprese italiane hanno esportato all’estero molto di più di quanto si è importato, registrando nello specifico nel 2020 un surplus di circa 10 miliardi di euro.

Con l’attuazione del PNRR si prevede invece una crescita costante delle importazioni fino ad arrivare ad un 4% annuo, mentre le esportazioni saranno decisamente ridimensionate. Maggiore dipendenza dall’estero equivale quindi ad una riduzione della competitività delle nostre aziende.

Sono gli italiani a pagare i fondi europei

Infine l’equivoco più grande e che riguarda la provenienza dei soldi del Next Generation EU. Secondo Draghi infatti sarebbero i contribuenti degli altri Stati europei a sovvenzionare i fondi destinati all’Italia. La realtà è però diversa rispetto a quanto dice Draghi, perché non saranno tedeschi, austriaci, olandesi o francesi a pagare il nostro piano, ma saranno solo i contribuenti italiani.

Perché esclusa la quota di prestiti che andrà restituita con gli interessi, i cosiddetti contributi a fondo perduto sono una semplice partita di giro sul bilancio pluriennale europeo. In pratica l’Italia verserà a bilancio una cifra maggiore rispetto al solito e che sarà usata come garanzia per raccogliere i soldi sul mercato.

E alla fine di tutto, il saldo tra quanto l’Italia versa e quanto riceve potrebbe essere prossimo allo zero, se non negativo. Senza contare che fino ad oggi l’Italia è stata contribuente netto dell’Unione europea e quindi sono stati gli altri Paesi ad aver vissuto grazie alle tasse dei cittadini italiani.

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