venerdì 15 gennaio 2021

NUOVO CINEMA PALAZZO: il PM chiede 6 mesi.

 .facebook/ nuovo cinema palazzo

Sei mesi di reclusione e un milione e mezzo di euro di risarcimento.
Queste le rispettive richieste del PM e della parte civile (la CAMENE SPA, la società che nel 2011 era in procinto di aprire un casinò nel cuore di San Lorenzo) al procedimento penale che vede imputate 12 persone per l’occupazione del Cinema Palazzo.
Dodici persone cui viene addossata l’intera responsabilità di un processo sociale che ha visto coinvolte migliaia di soggetti, da semplici cittadini a esponenti della politica locale e nazionale, passando per figure di spicco dell’arte e della cultura, premi Nobel, editori, cineasti, compagnie teatrali.
Da non trascurare il “dettaglio”, ampiamente documentato, che la CAMENE SPA non aveva le autorizzazioni per aprire quel genere di attività, espressamente vietata dalla normativa cittadina in quel quadrante urbano.
La colpa dei dodici capri espiatori?
Sostanzialmente viene imputato loro il concorso morale, il non aver condannato esplicitamente l’occupazione del Cinema Palazzo, il non aver cambiato marciapiede per attraversare Piazza dei Sanniti. Tra loro figurano rappresentanti di partiti e istituzioni locali, intellettuali, giornalisti, artisti, attivisti dei movimenti sociali romani che per “diritto naturale” sono stati investiti della responsabilità dell’occupazione del Cinema.
Le motivazioni per cui viene richiesta la condanna sono inconsistenti e a tratti singolari. In un passaggio della requisitoria del PM, riporta La Repubblica di oggi, si può leggere che l’occupazione del Cinema Palazzo “non fu un'attività volta a un fine criminale, perché si voleva destinare il bene a un uso sociale 'culturale' e non vi fu violenza. Si tratta probabilmente quindi della commissione di un reato nell'ambito di un'attività 'positiva' ma questo non toglie nulla alla sussistenza del reato". In altre parole, si chiede di condannare il giusto e di premiare l’ingiusto, il tutto in nome della giustizia.
Vi appare confuso? Non solo a voi.
Il tutto accade in un momento storico in cui - dopo lo scomposto sgombero del 25 novembre 2020 e la mobilitazione popolare che ne è seguita - Comune di Roma e Regione Lazio hanno espresso apprezzamento per l’esperienza di gestione di questi dieci anni e si stanno attivamente producendo per acquisire lo spazio dal privato che ne detiene la proprietà e per restituirlo all’uso sociale.
Il parallelo è sconcertante: da un lato le più alte cariche delle amministrazioni locali si mettono in gioco per salvaguardare un’esperienza sociale che grandi porzioni della città di Roma sentono come propria e fondante del proprio vivere la città, dall’altro dodici soggetti pescati a caso rischiano di vedersi comminare una condanna penale e il relativo, ingentissimo, risarcimento.
Se condanna ci deve essere, non sono i dodici contro cui il PM punta il dito a doverla subire, ma tutte le persone che in questi dieci anni hanno assistito a una conferenza, presentato una pubblicazione, montato uno spettacolo teatrale, passato un pomeriggio in uno spazio protetto e aperto a tutte le generazioni.
La lista dei nomi sarebbe pressoché infinita, ma senza dubbio vi troverebbero posto Dario Fo e Franca Valeri, Paolo Maddalena e Stefano Rodotà, Luigi De Magistris e la stessa Virginia Raggi, che in campagna elettorale partecipò a un dibattito all’interno del Cinema Palazzo e che, come già detto, ha dato mandato ai propri collaboratori di ripristinare l’uso sociale della struttura, interrotto dallo sgombero.
Alcuni dei nomi citati appartengono a persone che, purtroppo, son passate a miglior vita, ma nell’assurdo cui stiamo assistendo ci sembra il minore dei problemi.
L'immagine può contenere: una o più persone, persone che ballano e folla, il seguente testo "SI CINEMA PALAZZO alla Cultura No al casino -"
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