giovedì 14 gennaio 2021

Cacciari contro tutti.

«Aprire la crisi a pandemia in corso è folle. Peggio, è irresponsabile. Ma non penso che torneremo a votare perché Mattarella non lo permetterà. E non penso neppure che avremo un premier diverso da Conte».


(Andrea Malaguti – La Stampa) 

Al professor Massimo Cacciari l’ opera più triste che buffa andata in scena sulle spalle della collettività nei sacri palazzi romani non è piaciuta per nulla. Non gli è piaciuto Renzi («quell’ uomo è come Salvini, è uno da o la va o la spacca»), non gli è piaciuto Conte («un signor nessuno abbarbicato al potere»), non gli è piaciuto il Pd («un partito che non esiste») e tanto meno gli piacciono i responsabili («sarà uno schifo vederli al governo»).

Non è facilissimo spiegare che cosa ha fatto cadere il Conte Bis, ma, al di là delle mille analisi politiche, si potrebbe riassumere così: il premier per mesi ha fatto finta che tra lui e Renzi fossero solo schermaglie, poi ha provato a ricucire, quindi si è irrigidito e offeso e quando ha realizzato che il disastro era dietro l’angolo ha teso la mano timidamente e con fastidio.

Atteggiamento suicida con un uomo come Renzi che non smette un secondo di dare prova di intolleranza per tutto quello che è altro da sé. Morale: crisi di governo e Paese nei guai nel suo momento peggiore. Un capolavoro.

Professor Cacciari, lei ha capito che cosa è successo?

«Che Renzi ha ritirato i suoi ministri e ha sfiduciato Conte. A questo punto le conseguenze possono essere le più varie, perché Renzi ha come obiettivo quello di fare fuori Conte, ma Conte non ha nessuna intenzione di lasciarglielo fare».

La crisi, mentre è in corso una pandemia che fa 500 morti al giorno, è una specialità tutta italiana.

«Su questo neanche vale la pena di soffermarsi. È irresponsabilità totale. Il Paese annaspa e milioni di persone faticano ad arrivare alla fine del mese, come si usa dire. Assistere a questa sceneggiata politicistica è semplicemente inaccettabile. E questa è la premessa per qualunque risposta da qui in avanti».

Che giudizio dà di Renzi?

«È un carattere così, lo sappiamo. Si è già fatto male in passato, stra-male, direi.

Troppe volte questa sua velleità di voler afferrare tutto è stata pessima consigliera.

Si è comportato come Salvini nell’ estate del Papeete. Sono persone che agiscono in modalità o la va o la spacca».

Qui rischiamo di spaccarci noi.

«Sicuro. E già detto. Ma Renzi spacca nuovamente anche sé stesso».

Fuor di metafora?

«Che scenari ha davanti? Che cosa può ottenere? Conte adesso recupera un po’ di responsabili a destra e a manca e dopo avere aperto la crisi la ricompone assieme a Pd e Cinque Stelle. Renzi a quel punto pensa di guadagnare consensi stando all’ opposizione?».

Non sarebbe meglio il voto?

«Forse. Ma non ci sarà».

Sicuro?

«Magari sarò smentito, ma dubito che nel be mezzo della pandemia il presidente Mattarella voglia mandare il Paese alle urne. E dubito tanto più che Conte voglia farsi da parte».

Renzi non si è limitato ad attaccare il premier politicamente, lo ha demolito personalmente. Sintetizzo: sei un antidemocratico filo trumpiano manovrato da Casalino.

«Ha un grande astio, fa parte del carattere dell’ uomo. Non riesce a darsi una misura come ha dimostrato tante volte in passato. Mi vengono in mente lo scontro con i sindacati e molte altre occasioni».

In questo disastro Conte non ha colpe?

«Al contrario, i problemi ci sono eccome. Il Recovery prodotto da lui e dai suoi consiglieri faceva schifo. Adesso è decente. Ma senza il casino fatto da Renzi qualcuno lo avrebbe modificato?».

Domanda retorica.

«Che rivolgo anche al Pd. Perché Renzi sarà stato pure capriccioso, ma tu Pd – e tu Gualtieri – dove eri finito? Per altro la gestione della pandemia, con il prolungamento dello stato di emergenza fino al 31 luglio pone delle questioni molto importanti».

Mani libere al governo?

«Mani legate a noi. Avrei capito se ci avessero detto stato di emergenza fino a metà febbraio, ma fino ad agosto che senso ha? E se poi ci dicono un anno? Che facciamo? Se Renzi fosse stato caratterialmente e intellettualmente moderato avrebbe incassato un Recovery ancora migliore e una gestione più ragionevole dell’ emergenza. Bisogna fare molta attenzione, perché ci aspettano mesi difficili. L’economia è a pezzi e il conflitto sociale può diventare tremendo».

Un governo con i responsabili può affrontare questo tipo di scenario?

«Un governo con i responsabili è una schifezza. Ma nessuno vuole andare a casa e se Renzi – che ha già detto di volere votare il Recovery, i ristori e lo scostamento di bilancio – non impallinerà il governo nei momenti più delicati magari riusciranno pure ad andare avanti».

Il premier non farebbe meglio a dimettersi?

«E poi che fa?».

L’avvocato, per esempio. O magari un suo partito.

«Ma si figuri. Prima di diventare Presidente del Consiglio non era nulla. Mica era Draghi o un premio Nobel. Non lo conosceva nessuno. Resterà abbarbicato al suo nuovo potere il più possibile. Per altro non mi pare che ci siano alternative a Conte».

Cartabia, Cottarelli, Di Maio, Franceschini, in rigoroso ordine alfabetico. Il totopremier impazza.

«Ah va bene, ma questo sarebbe lo scenario che vuole Renzi. Lei ce li vede il Pd e i Cinque Stelle che si mettono d’ accordo per farlo felice? E poi perché Conte dovrebbe accettarlo? ».

Non accettarlo, subirlo. Ancora non ha un partito suo.

«Si figuri se Pd e 5 Stelle vogliono dare la vittoria Renzi».

Qual è stato il ruolo del Pd in questa crisi?

«Il Pd non esiste. Assiste. Tiene in piedi la baracca. Magari è un merito».

Professore, che figura stiamo facendo in Europa?

«Oscena. Tremenda. Imbarazzante. Aspettano da noi un piano per darci miliardi di fondi e noi perdiamo tempo in questo teatrino. Ma se io fossi Conte saprei cosa fare».

Cosa?

«Andrei a vedere il bluff di Renzi. Gli direi: bene votiamo».

E a quel punto lui dovrebbe dire: no, dai, scherzavo, torniamo indietro?

«Non lo direbbe, certo. E non sarebbe necessario, perché ci sarebbe un tale coro di no dei parlamentari e un riconoscimento così largo del ruolo salvifico del premier, che la sua poltrona sarebbe definitivamente e per sempre blindata».

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