sabato 21 novembre 2020

Comitato tecnico scientifico, Alberto Villani ha sostenuto che “l’obbligo di indossare la mascherina è un richiamo, non importa se scientificamente ha senso oppure no”.

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 Siate pecore felici

 

L’altro giorno stavo guardando in tv un mappamondo che girava incessante quando ho capito che c’era qualcosa di sbagliato, che l’inclinazione dell’asse terrestre è stata corretta durante gli ultimi mesi e oggi è solo un’illusione astronomica: infatti gli illustri virologi hanno sentenziato pur non conoscendo praticamente nulla del coronavirus, che i contagi sarebbero diminuiti durante la tarda primavera e l’estate (guarda caso proprio come l’influenza), però la cosiddetta seconda ondata è arrivata in contemporanea dappertutto dove si era in autunno e dove in primavera, nelle zone tropicali  e in quelle artiche . Si vede che adesso le stagioni sono scomparse, anche quelle intere non solo le mezze o forse la terra ideale dei virologi non è rotonda e sono proprio loro i terrapiattisti. Basterebbe questa semplice notazione a margine del chiasso per comprendere come la gestione della pandemia, non sia per nulla sanitaria, ma eminentemente politica e che il vero problema è individuarne la sorgente, risalire il fiume andando oltre le zone stagnanti dei ceti politici che fanno da paratia verso le regioni del potere reale. La fatica di far comprendere che parlare di gestione di un virus non significa tout court negarlo, come avviene nel pensiero primitivo dove le cose stesse sovrastano l’uomo e in qualche modo ne sono l’anima, rende anche difficile mostrare i mille esempi che ci sono di questo controllo socio politico della pandemia: per esempio il fatto che Davide Baruffi sottosegretario alla presidenza della regione Emilia Romagna, si sia lasciato sfuggire: “abbiamo proibito l’attività fisica non perché sia la situazione più a rischio ma perché volevamo dare il senso di un regime molto stringente”. Oppure che uno dei membri del Comitato tecnico scientifico, Alberto Villani  abbia sostenuto che  “l’obbligo di indossare la mascherina è un richiamo, non importa se scientificamente ha senso oppure no”. O ancora l’immunologa Antonella Viola la quale pari pari ha detto: “Il coprifuoco non ha una ragione scientifica, ma serve a ricordarci che noi dobbiamo fare delle rinunce, che il superfluo va tagliato e che la nostra vita dovrà limitarsi all’essenziale”.

Non si capisce bene a quale titolo dei medici dicano che le misure da loro caldeggiate sono inutili, ma che servono a trasformare la società, chi mai abbia investito costoro della responsabilità di mentire in nome di un fine politico che si mostra fin troppo bene dai mezzi usati e che comunque rappresenta un vantaggio economico per gli ubbidienti.  Ma ci sono esempi ancora più chiari ed espliciti della eterogenesi pandemica, cose che mai avremmo volute leggere, per esempio uno prodotto da tale Luca Bottura, uno dei mostri creati in laboratorio dal neoliberismo per i quali la realtà corrisponde al loro cazzeggio, cosa che magari a vent’anni è comprensibile e forse apprezzabile, ma quando si va verso i sessanta diventa  patetico e idiota come cavalcare la moto con gli stivaletti di pelle di serpente.  Insomma siamo di fronte a una specie di manuale vivente di come rimanere ignoranti come capre e vivere felici.  Ora costui sul Correre dei Piccoli, anzi no, della Sera, ma la differenza non è poi molta, ha vergato una lettera a un ipotetico non Vax che chiama col suo stesso nome a testimonianza di nodi freudiani irrisolti che pure possono agitarsi in una piccola anima, nella quale, dopo aver dimostrato di non aver capito una minchia della questione vaccini o meglio ancora di non volerne capire nulla perché ciòo comporterebbe un taglio ai suoi redditi, dice esplicitamente al personaggio di fantasia cui si rivolge che dopo essere stato vaccinato: “sarai ovino di un gregge felice, quello degli immuni a questa bestiaccia che ci sta devastando la vita e la zona del corpo immediatamente sottostante”. Come si vede c’è anche il lato piccante della crisi di mezza età, quel tanto di Peter Pan avanzato che non guasta, ma soprattutto c’è quella felicità nell’essere pecore in gregge che davvero lascia senza fiato e che immediatamente rappresenta il progetto politico intorno alla costruzione della “bestiaccia”. Naturalmente la massima aspirazione di costui e dei suoi compari di merende vaccinali non è essere tra gli allevatori che sono ben distanti, ma tra i pulciosi cani da pastore che si affannano a radunare il gregge con la cagnara scritta. Pronti ad azzannare o a guaire per i resti della mensa.

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