lunedì 2 dicembre 2019

Film/Doc. "Mi chiamo Altan e faccio vignette". Un documentario racconta il leggendario disegnatore.


Il titolo, “Mi chiamo Altan e faccio vignette”, è particolarmente evocativo e richiede una piccola digressione.
“Mi chiamo John Ford, faccio western” fu l’incipit della storica replica - in sede di assemblea della Directors Guild - che arginò l’attacco sferrato da Cecil B. De Mille al presidente in carica Joseph L. Mankiewicz, accusato di simpatie comuniste. Serafico, il grande vecchio irlandese, già titolare di quattro Oscar (nessuno dei quali per un western), liquidò l’offensiva e mandò tutti a dormire.
Low profile e buon senso, non c’è niente di meglio.
Mi chiamo Altan e faccioLow profile e buon senso che guidano saldamente anche Altan verso segni e battute folgoranti. “Mi vengono in mente opinioni che non condivido”. E a due: “Poteva andare anche peggio.” / “No.” Oppure: “Gli italiani sono troppo individualisti, Gaetà!” / “E chi se ne frega, cazzi loro”.
Le sue fonti di ispirazione politica ? “Quelle di tutti : radio, tv, giornali, magari il bar e il panettiere, ma niente gole profonde dal Palazzo e dintorni”. Lo dice nel film, me lo conferma a voce. “Questo mi dà la sicurezza che tutti sappiano di cosa sto parlando: abbiamo le stesse informazioni”.
Mi chiamo Altan e faccioCerte sortite epocali di Cipputi e soci le ho viste ingiallire sul muro, nei ritagli attaccati con le puntine dietro la scrivania (è un classico), senza invecchiare. I primi bambini cresciuti con la Pimpa, il cane a pallini, viaggiano verso i 40. C’è una discreta fetta di umanità pronta a godersi questa esplorazione del Pianeta Altan, con i suoi come e perché. Come la matrice terzomondista, germogliata nel Nordeste brasiliano, “che è stata fondamentale per la mia visione del mondo”.
Consiglio ha interrogato amici e compagni di strada (Michele Serra, Stefano Benni, Paolo Rumiz, Ezio Mauro tra gli altri) e nel dar corpo e voce alle molte vignette ‘animate’ Stefania Sandrelli, Paolo Rossi e Angela Finocchiaro sono praticamente perfetti. Piccolo appunto - scherzoso - di Altan: “Paolo Rossi non è abbastanza grasso : i miei sono corpulenti”.
L’egemonia della classe operaia appartiene alla memoria remota. Esiste ancora Cipputi? “Lui di sicuro. I suoi compagni sono un po’distratti da altre sirene”. “Figlio di un antropologo e spietato come un entomologo”- per dirla con Benni- o “avventuriero restando a casa”- come lo definisce la sua compagna di tutta una vita - Altan contempla il mondo dalla periferia di Aquileia con un distacco non rassegnato.
Se c’è un ricordo però che lo (e ci) emoziona di più, è l’intuizione di Vittorio Foa sul personaggio Cipputi. “Per lui era il simbolo ‘di chi lavora bene’. È vero, ma prima non ci avevo pensato. È quel valore-guida che ho sempre associato al Primo Levi de “La chiave a stella”, quello di chi ama fare quello che sa fare bene”.

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