martedì 12 novembre 2019

no Tav: in cella a 73 anni per aver partecipato a una protesta del movimento

Condannata a un anno per un blocco autostradale del 2012, la prof in pensione Nicoletta Dosio sceglie di non chiedere misure alternative: “Sarebbe come scusarsi”.


infosannio.wordpress.com (di ANDREA GIAMBARTOLOMEI – il Fatto Quotidiano)

Aveva partecipato a una protesta del movimento No Tav nel 2012, come molte altre volte. Stava dietro a uno striscione con su scritto “Oggi paga Monti” mentre altri militanti, dopo aver oscurato le telecamere, obbligavano i casellanti ad alzare le sbarre del casello autostradale di Avigliana, sulla Torino-Bardonecchia, permettendo agli automobilisti di passare.
La società autostradale Sitaf aveva lamentato un danno di 777 euro. 
Ora Nicoletta Dosio, 73 anni, professoressa di Latino in pensione, si prepara a entrare in carcere per scontare la condanna a un anno di reclusione per violenza privata (sugli automobilisti) e interruzione di pubblico servizio.

Ieri scadevano i termini per chiedere di scontare la pena con misure alternative (ad esempio i domiciliari o l’affidamento in prova al servizio sociale), ma la pasionaria di Bussoleno ha chiesto ai suoi avvocati, Valentina Colletta ed Emanuele D’Amico, di non ricorrere al Tribunale di Sorveglianza. “Ho scelto liberamente – ha spiegato ieri mattina davanti al Palazzo di giustizia –. Sono anziana e posso permettermelo, ma da parte mia chiedere le misure alternative vuole dire chiedere scusa e adeguarsi al verdetto”.
Altri 11 condannati dei circa 300 manifestanti hanno chiesto misure alternative perché la sentenza non prevede la sospensione condizionale nonostante molti siano incensurati.
“IO CREDO CHE NOI, io e gli altri undici condannati, abbiamo fatto il nostro preciso dovere, che rivendico fino in fondo”, ha aggiunto Dosio.
Le sue parole e il suo pensiero sembrano un discorso di altri tempi.
“Il carcere non è un luogo di riscatto, ma un luogo di pena e quindi ho timore, ma più forte del timore sono la rabbia e l’indignazione per l’ingiustizia. Proprio per questo ho deciso di mettere a disposizione la mia vita – ha detto ai presenti –, ma ho deciso di portare avanti la mia lotta con serenità. Questa è una resistenza”. 
Non si sente una martire: “Noi siamo antieroi per eccellenza”.

Non è la prima volta che si mette contro la giustizia.
Nell’estate 2015 Dosio, in passato candidata con Rifondazione Comunista e Potere al Popolo, aveva protestato contro alcune misure cautelari imposte in seguito alla partecipazione a un’altra protesta:
le era stato imposto l’obbligo di firma, ma l’ha violato non presentandosi mai ai carabinieri, ragione per cui poi le fu dato un obbligo di dimora, altro ordine violato che portò a un inasprimento, i domiciliari mai rispettati, motivo per il quale era poi stata condannata in primo grado a otto mesi con la condizionale.
Neanche adesso vuole interrompere la sua protesta radicale. “Anche in prigione troverò la solidarietà tra detenuti. Come scrisse Rosa Luxemburg: ‘Mi sento a casa mia in tutto il mondo, ovunque ci siano nubi, e uccelli, e lacrime umane’”. Questa serie di condanne definitive sono il preludio di una situazione che si aggraverà nel 2020, quando arriveranno davanti alla Cassazione molti altri processi nel corso dei quali i militanti No Tav sono stati condannati.

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