Era
l’11 agosto del 2017 quando scrivevamo di Arafat e del parco negato su
questa testata e su Articolo21. Infatti allora la sindaca Raggi, dopo le
accanite proteste della Comunità ebraica romana, aveva ritirato la
delibera con la quale si stabiliva l’intestazione di un parco al
presidente della Palestina, morto presumibilmente per avvelenamento
dopo il lungo assedio israeliano voluto dall’ex terrorista ebreo
dell’Hagana, successivamente autore – tra l’altro – dell’orrenda
strage di Qibya, poi premier israeliano, Ariel Sharon, tristemente
famoso anche per la partecipazione ad altri crimini.
Dopo due anni dalle invettive della signora Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana, la sindaca Raggi oggi ha
deliberato l’intestazione di un parco a Yasser Arafat, due settimane
dopo che al rabbino Elio Toaff è stata dedicata una via di fronte a
quella che era stata la sua abitazione.
Sicuramente
questa decisione non piacerà a chi ha sputato veleno su Arafat e
seguita a sputarne sui palestinesi e su chi li sostiene. Ci aspettiamo
bordate provenienti da giornali che brillano per odio e razzismo e che
faranno eco alla destra ebraica aggiungendo ingiurie a ingiurie,
completamente dimentichi non solo dei crimini attuali dello Stato di
Israele ma anche di quelli degli ebrei pre-israeliani dell’Hagana,
dell’Irgun, della banda Stern che hanno preparato la nascita di Israele.
Prendiamo
nuovamente a prestito un proverbio arabo, come già facemmo nel 2017
quando le signore Dureghello e Pontecorvo sembravano ignorare la storia
falsificandola senza pudore e ripetiamo che “se non hai pudore, puoi
dire e fare tutto quello che vuoi”.
Se
qualcuno volesse fare un veloce ripasso di qualche crimine ebreo
pre-israeliano a proposito dell’argomento che stiamo trattando, può
leggere il nostro articolo di due anni fa. Ma al di là dei crimini sottaciuti perché, lo ripetiamo, chi è privo di pudore può dire o non dire qualsiasi cosa, ci piace ricordare che due anni fa ci si chiedeva se per caso fosse il timore di essere tacciati dell’ignobile epiteto di “antisemiti” a far sospendere alla sindaca Raggi l’intestazione del parco e ci chiedevamo anche se, dopo essersi adeguatamente informati, i componenti della Giunta capitolina, sindaca compresa, avrebbero comunque fatto il servile inchino alla prepotenza sionista o avrebbero rifiutato il diktat della Comunità ebraica romana.
La risposta è arrivata oggi. In questa Roma degradata, mal amministrata e, oggettivamente, sempre più difficile da gestire, oggi possiamo registrare almeno una buona notizia: nasce il parco Yasser Arafat.
* da L’Antidiplomatico
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