A distanza di 50 anni lo Statuto dei lavoratori – dall’indiscusso valore garantista in favore dei lavoratori – è divenuto un problema di cui disfarsi: cosa che in parte è già avvenuta con una serie di riforme attuate a suon di modernità e di più Europa.
Sfortuna loro, i lavoratori italiani hanno quindi avuto modo di sperimentare sulla propria pelle in cosa consiste questa modernità del lavoro. La chiamano flessibilità, ma è precarietà. La chiamano produttività, ma è gioco al ribasso del costo del lavoro, ovvero dei salari. Si potrebbe continuare a lungo nel descrivere in cosa consista la modernità di stampo neoliberista tanto cara alla ex-sinistra.

Le conseguenze sono purtroppo ovvie: l’aumento generalizzato dei lavoratori precari, potendo ormai serenamente includere in questa categoria anche i cosiddetti lavori stabili, che con l’abolizione del cuore dell’articolo 18 sono adesso tutt’altro che stabili. Ma dire questa verità è troppo scomodo perché significherebbe privare i politici della possibilità di poter vendere agli elettori l’obiettivo, ormai inattuabile, dell’aumento dell’occupazione stabile.
Così sotto al tappeto finiscono i numerosi contenziosi attualmente in corso di quei tanti lavoratori che, coinvolti in svariate vicende societarie, tentano di salvare i vecchi contratti di lavoro ancora coperti dall’articolo 18 nella sua versione originaria. Tante cose sono cambiate in peggio negli ultimi 50 anni e oggi l’autunno è così gelido da congelare gli animi di chiunque abbia compreso cosa stia realmente accadendo.
Certo, ogni tanto qualcuno prova coraggiosamente ad accendere un fuocherello, come i lavoratori della Whirlpool di Napoli, quelli del Mercatone Uno o quelli di Almaviva, e prima di loro tanti altri. Ma allo stato attuale – vuoi per l’atomizzazione delle proteste, vuoi per l’assenza di una forza politica in grado di affrontare la deriva del benessere dei lavoratori – non vi è alcuna possibilità (almeno nel breve periodo) che l’Italia possa sperimentare una stagione di proteste in grado di risollevare le sorti di milioni di lavoratori.